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Manovra 2025, pensioni: sale a 67 anni il limite ordinamentale nel pubblico impiego

di Barbara Weisz

Pubblicato 23 Ottobre 2024
Aggiornato 28 Ottobre 2024 15:13

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La Manovra 2025 armonizza i limiti ordinamentali dei dipendenti pubblici con i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia. Bonus Maroni anche sulle pensioni anticipate.

La Legge di Bilancio 2025 alza a 67 anni il requisito per il collocamento a riposo di tutti i dipendenti pubblici  perchè sparisce il limite ordinamentale a 65 anni, elevato fino alla soglia anagrafica del trattamento di vecchiaia. Torna la possibilità di trattenimento in servizio fino a 70 anni e il bonus Maroni viene esteso ai dipendenti che raggiungono il requisito per la pensione anticipata ma che scelgono di restare a lavoro.

Attenzione: bisogna aspettare l’inizio dei lavori alla Camera per avere certezze sui testi ufficiali. Ma, in base alle ultime bozze della Manovra 2025, queste sono le misure che tendono a stimolare la permanenza nel mondo del lavoro dei lavoratori anziani, sia nel pubblico sia nel privato.

Il Bonus Maroni, da al lavoratore la possibilità di scegliere se ritirarsi oppure restare in servizio. L’innalzamento del limite ordinamentale all’età per la pensione di vecchiaia per i dipendenti pubblici non obbliga più il al pensionamento d’ufficio il dipendente che a 65 anni ha raggiunto il diritto alla pensione anticipata.

Limiti ordinamentali e pensione di vecchiaia nella PA

Dal 1° gennaio 2025 anche i dipendenti pubblici potranno in ogni caso aspettare i 67 anni per andare in pensione.

Attualmente, c’è un limite ordinamentale diverso per ciascuna amministrazione, nella maggior parte dei casi è pari a 65 anni. Il dipendente pubblico che lo raggiunge, se ha anche già maturato i contributi necessari per la pensione anticipata, viene collocato a riposo. Con questa modifica, può invece decidere di restare al lavoro fino a 67 anni.

Decade anche il divieto di accettare la richiesta di trattenimento in servizio oltre i 67 anni. Il datore di lavoro, quindi la pubblica amministrazione, potrà concedere il trattenimento in servizio fino a 70 anni. Entro determinati paletti: sembra che ci sia un limite pari al 10% delle nuove assunzioni autorizzate.

Bonus Maroni anche sulla pensione anticipata

C’è poi un’altra norma che tende a stimolare la permanenza nel mondo del lavoro. Si tratta di un potenziamento del Bonus Maroni, che consente di non versare più la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore dipendente facendoli invece riconoscere in busta paga. Attualmente questa possibilità è prevista solo per chi matura il diritto alla Quota 103, dal 2025 è invece estesa anche a coloro che raggiungono il diritto alla pensione anticipata con i requisiti ordinari.

Quindi, dal 2025, sia i lavoratori che raggiungono 62 anni di età e 41 anni di contributi per la Quota 103, sia coloro che maturano 42 anni e dieci mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e dieci mesi (per le donne), possono chiedere al datore di lavoro di non versare più la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore. Questi importi, invece che all’istituto previdenziale, confluiranno nella busta paga del lavoratore, andando quindi ad aumentare lo stipendio.

La quota di contributi a carico del datore di lavoro continuerà invece ad essere riconosciuta. Il montante contributivo, in base al quale si calcola la pensione, continuerà perciò a crescere sebbene in misura inferiore.