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Annunci senza lo stipendio offerto: Italia maglia nera

di Teresa Barone

10 Settembre 2024 10:05

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Poca trasparenza retributiva negli annunci di lavoro, in attesa che se ne recepisca l'obbligo nell'ambito della Direttiva UE sulla parità salariale.

In Italia cinque aziende su sei non indicano l’importo dello stipendio proposto nelle offerte di lavoro pubblicata. Secondo la secietà Indeed, nel 2023 soltanto il 16% degli annunci italiani indicavano il salario previsto mentre in altri paesi il dato è di molto superiore. Ad esempio la Francia, dove si arriva al 53%.

Eppure esiste una precisa disposizione di legge in Europa che ne prevedrebbe l’indicazione.

In particolare, si tratta della Direttiva UE 2023/970 (EU Pay Transparency Directive), che una volta recepita nell’ordinamento nazionale (entro il 7 giugno 2026), dovrà essere rispettata sia nel settore privato sia in quello pubblico.

L’obiettivo è chiaro: non indicare le informazioni sulla fascia retributiva prevista da un determinato lavoro può limitare il potere contrattuale del candidato.

Proprio per questo, il 30 marzo 2023 l’Unione Europea ha approvato la nuova direttiva volta a garantire maggiore trasparenza retributiva, soprattutto nell’ottica di rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne.

La Direttiva UE, infatti, si propone di ridurre il gap di genere dal punto di vista salariale, anche spingendo i datori di lavoro a informare sulla retribuzione spettante già in fase di annuncio. Una pratica che in Italia viene seguita da una minoranza di aziende. Stando alla direttiva:

la garanzia della trasparenza dovrebbe consentire ai potenziali lavoratori di prendere una decisione informata in merito al salario previsto senza limitare in alcun modo il potere contrattuale del datore di lavoro o del lavoratore di negoziare una retribuzione anche al di fuori della fascia indicata.

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La trasparenza, inoltre, assicurerebbe una base esplicita e non discriminatoria sotto il profilo del genere per stabilire le retribuzioni, mettendo fine alla sottovalutazione delle retribuzioni rispetto alle competenze e all’esperienza.

I candidati a un impiego dovrebbero ricevere informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla relativa fascia in modo tale da garantire una trattativa informata e trasparente sulla retribuzione, ad esempio in un avviso di posto vacante pubblicato, prima del colloquio di lavoro o quantomeno prima dell’inizio del rapporto di lavoro.

La vera innovazione della Direttiva UE sulla trasparenza retributiva sta proprio nell’introduzione di regole anche in fase di pre-assunzione, imponendo maggiore chiarezza già in fase di annuncio di lavoro.