Poter contare su competenze digitali avanzate in ottica 4.0 si rivela indispensabile per portare avanti la transizione digitale delle imprese italiane, frenate proprio dalla carenza di profili professionali caratterizzati da una formazione adeguata.
Stando a quanto si evince da una rilevazione di Confartigianato, infatti, sono 699mila i lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0 ricercati dalle aziende, che riescono a trovarne appena la metà (51,8%).
Le opportunità di lavoro, quindi, non mancano per 362mila lavoratori in grado di gestire tecnologie come Intelligenza Artificiale, Cloud Computing, Industrial Internet of Things (IoT), Data Analytics, Big Data, realtà virtuale e aumentata, Blockchain.
Le nostre aziende – afferma il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – devono poter contare su lavoratori in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. Serve un’adeguata politica formativa e un dialogo sempre più stretto tra la scuola, il sistema dell’istruzione professionale e le imprese.
A livello regionale, inoltre, la carenza maggiore di professionisti in ambito tech e in possesso di e-skills si riscontra in Trentino-Alto Adige, dove il 65,8% dei posti di lavoro rimane vacante. A seguire il Friuli-Venezia Giulia (7.350 figure professionali introvabili), l’Umbria (3.750), le Marche (9.030), il Veneto (31.720) e l’Emilia-Romagna (29.760).
Tra le province, invece, è Bolzano a guidare la classifica con il più alto mismatch tra domanda e offerta di manodopera qualificata, seguita da Trieste, Terni, Udine e Cuneo (4.030, pari al 66%).
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Secondo il report di Confartigianato, tuttavia, le imprese stanno mettendo in atto strategie ad hoc per reagire alla carenza di personale, al fine di attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori che vantano esperienza e skills elevate: aumenti salariali (32,6%), flessibilità degli orari di lavoro (28,5%), collaborazione con le scuole (24,9%).