La novità di quest’anno in tema di riforma pensioni è la proposta organica del CNEL per riorganizzare il sistema previdenziale. Al Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro, presieduto da Renato Brunetta, è stato infatti assegnato tale compito dal Governo.
Riforma Pensioni su proposta CNEL
Il documento elaborato dal CNEL è atteso fra settembre e ottobre. E dovrebbe confluire in una vera e propria proposta di legge. Intanto, nel mese di luglio dovrebbero essere predisposti quattro documenti tecnici su previdenza obbligatoria, contribuzione, casse dei liberi professionisti e previdenza complementare.
Il gruppo di lavoro al CNEL assegnato alla riforma pensioni è coordinato da Domenico Garofalo ed è formato da Antonietta Mundo, Guido Canavesi, Giuliano Cazzola, Silvia Ciucciovino, Maria Cristina Degoli, Mauro Franzolini, Mauro Marè, Valeria Picchio e Michele Raitano.
Ipotesi di riforma previdenziale allo studio
In base alle anticipazioni di stampa, l’idea sembra quella di abbandonare il sistema delle Quote, a favore di una nuova griglia di uscite anticipate dal mondo del lavoro rispetto ai requisiti ordinari, per ritirarsi dai 64 ai 72 anni.
Flessibilità in uscita: più contributi necessari
Le misure da rivedere sono l’APE Sociale, Quota 103 e Opzione Donna. Tutte consentono di ritirarsi prima dei 64 anni, rispettivamente a partire da 63, 61 e 62. Troppo presto secondo le misure allo studio, che per savalguardare la tenuta del sistema previdenziale mirano ad un inasprimento delle formule eccessivamente “anticipatarie”.
Sembra allontanarsi anche la prospettiva della Quota 41 per tutti, tradizionalmente cara alla Lega e i sindacati ma con il grosso svantaggio di essere molto costosa, anche nella versione interamente contributiva.
L’unica certezza è che le nuove soluzioni di flessibilità in uscita tenderanno comunque a privilegiare il più possibile il sistema contributivo.
In pensione con 25 anni di versamenti o a 67 anni
Per quanto riguarda le proposte di riforma vera e propria, le anticipazioni indicano un innalzamento del requisito contributivo per la pensione di vecchiaia, che passerebbe dagli attuali 20 a 25 anni, ma diventerebbe alternativo rispetto alla possibiità di ritirarsi, sempre a 67 anni, avendo maturato una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale.
Queste le prime ipotesi, che al momento sono e restano tali.
Non è chiaro quale sia invece l’orientamento del CNEL per la pensione anticipata, che attualmente richiede 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne. In tutti i casi, resterebbe il meccanismo degli scatti legati alle aspettative di vita, che la Manovra 2024 ha sbloccato tanto per quanto riguarda il requisito anagrafico quanto quello contributivo.
In base alle stime ISTAT, lo ricordiamo, non sono ad ogni modo previsti nuovi incrementi alle speranze di vita prima del 2026.