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Riforma pensioni per il 2025: gli ultimi aggiornamenti

di Anna Fabi

Pubblicato 23 Maggio 2024
Aggiornato 24 Ottobre 2024 07:00

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Riforma pensioni 2025: nuove regole per la pensione anticipata, Quota 41 per tutti, e incentivi per prolungare la carriera lavorativa nel settore pubblico e privato.

La riforma delle pensioni attesa per il 2025 è un tema centrale nel dibattito politico italiano del 2024. Il Governo, insieme agli esperti e ai rappresentanti sindacali, sta lavorando intensamente per trovare soluzioni che garantiscano sia la sostenibilità del sistema pensionistico sia la protezione dei diritti dei lavoratori.

Vediamo le ultime novità sul dibattito, a partire dalle regole attuali.

Come funziona oggi il sistema pensionistico

Attualmente, il sistema pensionistico italiano include:

  1. Pensione di Vecchiaia: a 67 anni con almeno 20 anni di contributi.
  2. Pensione Anticipata: con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
  3. Quota 100: per in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi (terminata nel 2021).
  4. Quota 102: per il pensionamento a 64 anni con 38 anni di contributi.
  5. Quota 103: per andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi.
  6. Opzione Donna: riservata alle lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e un’età minima di 60 anni, con possibilità di uscita anticipata a 58-59 anni solo per alcune categorie specifiche come caregiver o lavoratrici in difficoltà, con un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.

Le attuali formule pensionistiche

Forma di pensione Requisiti e condizioni
Pensione di Vecchiaia – Età Minima: 67 anni
– Anni di Contributi Minimi: 20
– Pensione standard, basata sui sistemi retributivo e contributivo.
Pensione Anticipata – Età Minima: non richiesta
– Anni di Contributi Minimi Uomini: 42 anni e 10 mesi
– Anni di Contributi Minimi Donne: 41 anni e 10 mesi
– Pensione anticipata con anni di contributi sostanziali.
Quota 100 – Età Minima: 62 anni
– Anni di Contributi Minimi: 38
– Terminata nel 2021.
Quota 102 – Età Minima: 64 anni
– Anni di Contributi Minimi: 38
– Introdotta come evoluzione di Quota 100.
Quota 103 – Età Minima: 62 anni
– Anni di Contributi Minimi: 41
– Introdotta nel 2023 e confermata, dovrebbe essere riproposta nel 2025.
Opzione Donna – Età Minima: 60 anni
– Anni di Contributi Minimi: 35
– Solo specifiche categorie possono andare in pensione a 58-59 anni con calcolo contributivo.
Quota 41 – Età Minima: N/A
– Anni di Contributi Minimi: 41
– Riservata a determinate categorie di lavoratori svantaggiati.

Quota 41 e Quota 41 per tutti

Quota 41 è una delle opzioni pensionistiche attualmente in vigore che permette ai lavoratori di andare in pensione anticipata dopo aver versato 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica. Questa misura è particolarmente rilevante per i lavoratori precoci, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età. Tuttavia, l’accesso a Quota 41 è riservato a determinate categorie di lavoratori svantaggiati, come disoccupati, caregiver, invalidi e addetti a lavori usuranti.

La proposta di Quota 41 per tutti è una delle ipotesi di riforma più discusse e sostenute dai sindacati. Questa proposta prevede di estendere la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a tutti i lavoratori, senza le attuali limitazioni di categoria. L’idea alla base di questa riforma è di garantire una maggiore equità nel sistema pensionistico, riconoscendo il diritto alla pensione a chiunque abbia versato una lunga carriera contributiva, indipendentemente dall’età e dalla categoria di appartenenza.

I sostenitori di Quota 41 per tutti argomentano che questa misura risponda a un principio di giustizia sociale, premiando chi ha iniziato a lavorare presto e ha accumulato molti anni di contributi. Tuttavia, ci sono anche preoccupazioni riguardo alla sostenibilità finanziaria di una tale riforma.

L’allarme conti pubblici

L’INPS e vari esperti economici sottolineano però che l’implementazione di Quota 41 per tutti potrebbe comportare un aumento significativo della spesa pensionistica, mettendo a rischio l’equilibrio del sistema previdenziale.

Un allarme lanciato nei giorni scorsi anche dal FMI (Fondo Monetario Internazionale), che ha puntato il dito anche contro gli eccessivi costi per lo Stato dei bonus edilizi e delle pensioni anticipate flessibili. L’indicazione è quella di:

razionalizzare ulteriormente la spesa pensionistica innalzando l’età pensionabile effettiva ed evitando costosi regimi di pensionamento anticipato.

Da qui la scelta di compromesso su cui si sta orientando il Governo: il ricalcolo contributivo dell’assegno, che in estrema sintesi renderebbe la Quota 41 per tutti molto simile all’attuale Quota 103.

Le proposte di riforma pensioni 2025

Nel 2024, diverse proposte di riforma delle pensioni sono al vaglio del Governo, tenendo conto delle richieste delle aprti sociali e delle valutazioni degli organi di controllo per la tenuta dei conti pubblici. Ecco di seguito le principali:

  1. Flessibilità in uscita: proposta di un’età pensionabile flessibile tra 63 e 67 anni, con un adeguamento proporzionale dell’assegno pensionistico.
  2. Sistema contributivo puro: passaggio completo al sistema contributivo, abbandonando il sistema misto, per garantire la sostenibilità finanziaria.
  3. Pensione di garanzia: pensione minima garantita per i lavoratori con carriere discontinue o basse retribuzioni.
  4. Incentivi alla permanenza in attività: incentivi fiscali e contributivi per chi decide di continuare a lavorare oltre l’età minima di pensionamento.

La sintesi delle prime due ipotesi potrebbe essere un incrocio tra Quota 103 d Quota 41 senza limiti anagrafici ma con ricalcolo contributivo.

Ultimi sviluppi e reazioni

Nel corso del 2024, il dibattito si è intensificato.

I sindacati, come CGIL, CISL e UIL, chiedono che la riforma tuteli adeguatamente i diritti dei lavoratori, esprimendo preoccupazioni per l’eventuale innalzamento dell’età pensionabile e la transizione completa al sistema contributivo.

Il Governo ha invece evidenziato la necessità di una riforma che risponda alle sfide demografiche del Paese, come l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità.

In quest’ottica, le proposte mirano a trovare un equilibrio tra equità sociale e sostenibilità finanziaria.

Proposta Come funzionerebbe
Flessibilità in uscita Età pensionabile tra 63 e 67 anni, con adeguamento dell’assegno in base agli anni di contributi.
Sistema contributivo puro Transizione completa al sistema contributivo per garantire la sostenibilità finanziaria.
Pensione di garanzia Introduzione di una pensione minima garantita per carriere discontinue o basse retribuzioni.
Incentivi alla permanenza Incentivi fiscali e contributivi per chi continua a lavorare oltre l’età minima di pensionamento.