Anzianità ai dipendenti pubblici: spettano 34 anni di arretrati

di Barbara Weisz

Pubblicato 21 Febbraio 2024
Aggiornato 20:33

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Sentenza della Corte Costituzionale dichiara illegittimo lo stop 1991-1993 degli aumenti per anzianità di servizio nella PA: spettano 34 anni di arretrati.

I dipendenti pubblici potrebbero ricevere 34 anni di arretrati di retribuzione individuale di anzianità di servizio. Ad aprire questa strada è una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 4/2024) che riguarda coloro che avrebbero (visto il sovrapporsi di normative), maturato il diritto alla Retribuzione Individuale di Anzianità fra il 1991 e il 1993.

Questa voce dello stipendio (RIA) spettava fino al 1990 ma era stata prorogata fino al 1993 dal decreto legge 384/1992. Successivamente, la legge 388/2000 aveva escluso da questi aumenti coloro che avevano maturato il diritto dopo il 1990.

Vediamo tutto.

Arretrati salariali per anzianità di servizio

Gli aumenti legati all’anzianità di servizio (RIA) erano scatti previsti dal vecchio contratto dei dipendenti pubblici, applicati fino al 1990 e legati agli anni di impiego nella Pubblica Amministrazione. Partivano dopo cinque anni di lavoro, con incrementi per chi aveva seniority più lunghe (10 e 20 anni).

L’ultimo stop di legge alla proroga, previsto tardivamente nel 2000, è stato ora dichiarato illegittimo dalla Consulta perché ha introduttiva di una modifica innovativa con efficacia retroattiva.

Fra l’altro, intervenendo su una materia che era già stato oggetto di contenzioso in molti casi, con giudizi pendenti in cui era parte la stessa PA, e in assenza di ragioni imperative di interesse generale.

Consulta: sì a ricalcolo stipendio e pensione

La Corte Costituzionale ha stabilito che gli aumenti di anzianità sono dovuti a chi aveva maturato il diritto fino al 1993. Questo dovrebbe comportare il riconteggio di retribuzioni e contributi anche degli anni successivi, con  diritto a una pensione più alta.

Ora però bisogna capire in che modo questa sentenza verrà concretamente recepita: non è chiaro se potrà riguardare solo coloro che avevano fatto ricorso, contestando la legittimità della norma ora definita incostituzionale dalla Consulta, oppure se si applicherà a tutti i dipendenti pubblici che avevano maturato il diritto a questi aumenti fra il 1991 e il 1993.

A chi spettano gli arretrati?

Hanno diritto al ricalcolo di stipendio e contributi i dipendenti delle funzioni centrali (Ministeri e Agenzie fiscali) che dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 1993 hanno maturato:

20 anni se assunti dal 1° gennaio 1971 al 31 dicembre 1973
10 anni se assunti dal 1° gennaio 1981 al 31 dicembre 1983
5 anni sei assunti dal 1° gennaio 1985 al 31 dicembre 1988

Come ottenere gli arretrati?

Al momento servirebbero indicazioni per capire se e quali procedure bisognerà eventualmente mettere in pratica per farsi riconoscere questi arretrati avendone diritto.

Si può comunque provare a inviare una diffida e messa in mora alla propria amministrazione, chiedendo il pagamento degli arretrati ed il ricalcolo della pensione con il sistema retributivo. Ma non è detto che sia sufficiente.

Esistono i margini per fare ricorso al giudice ordinario per chi non aveva mai aperto un contenzioso? La sentenza permette di riaprire i vecchi contenziosi, respinti a suo tempo? Non ci sono certezze neppure in questo senso.

Quando si pronuncia la Consulta sarebbero poi sempre necessario un intervento di legge che incameri e recepisca i pareri espressi. Ma ci sono casi analoghi (vedi il TFS dei dipendenti pubblici che sono rimasti in un limbo normativo anche dopo una sentenza della Corte Costituzionale),

Non essendo prevista la prescrizione, tra l’altro, gli effetti economici della sentenza sarebbero di portata notevole se accolti integralmente: potrebbero scattare ben 30 anni di arretrati. Con tutti i contributi del caso (collocati anche in un periodo più favorevole di oggi dal punto di vista previdenziale), con aumenti non solo per gli stipendi ma anche per le pensioni presenti e future.