Negli ultimi anni, al posto di definire una vera e propria riforma pensioni il Governo si è limitato a proporre una serie di formule di flessibilità in uscita, seppur stringendo sempre di più le maglie per l’uscita anticipata.
Questa strategia garantisce ai lavoratori di lasciare il lavoro con requisiti simili di anno in anno, dall’altra aumenta però il numero dei pensionamenti abbassandone l’età media, sotto l’asticella della sostenibilità per il sistema previdenziale italian0.
Sono dati che emergono dalla lettura dell’undicesimo rapporto annuale di Itinerari Previdenziali. Vediamone i dettagli.
Pensione anticipata: troppo presto in Italia
Nel 2009 era iniziato un trend di allungamento dell’età lavorativa e di rinvio della fuoriuscita dal mondo del lavoro, come risultato degli sforzi del legislatore, culminati con la Legge Fornero in vigore dal 2012: tale Riforma Pensioni ha avuto impatto fino al 2018, anno in cui si è invertita la tendenza.
L’abbassamento progressivo dell’età media pensionabile è un effetto delle diverse forme di flessibilità in uscita che si sono succedute, compensando i requisiti pieni della pensione di vecchiaia e di quella anticipata ordinaria.
In base al rapporto di Itinerari Previdenziali, nel 2022 l’età media di uscita con pensione di vecchiaia era pari a 67,4 anni per gli uomini e 67,3 anni per le donne. Per quelle anticipate 61,5 anni, in diminuzione rispetto all’anno precedente. Un dato che ingloba anche pensioni flessibili come Quota 100 e Opzione Donna.
Senza tali formule, si sarebbe centrato il target di sostenibilità, pari a 64 anni.
Età media di pensionamento in calo
L’età media effettiva del pensionamento (considerando trattamenti di vecchiaia, anticipati, e prepensionamenti) nel 2022 era pari a 64,4 anni (per gli uomini 64,2 anni, per le donne 64,7 anni).
Comprendendo anche i trattamenti ai superstiti e quelli previdenziali, l’età media per la decorrenza della pensione è pari a 68 anni: 64,9 anni per gli uomini e 70,5 anni per le donne.
Per il presidente di Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, che «le età di pensionamento, attualmente tra le più basse d’Europa (circa 63 anni l’età effettiva di uscita dal lavoro in Italia nonostante un’aspettativa di vita tra le più elevate a livello mondiale), dovranno gradualmente aumentare evitando il ricorso a eccessive anticipazioni».
In generale, serve anche una separazione tra previdenza e assistenza. Diversamente, da qui a 10-15 anni il sistema previdenziale italiano non sarà più sostenibile.