Le misure di riforma pensioni per il 2024 contenute nella Legge di Bilancio sono così riassumibili: giro di vite sulla flessibilità in uscita ma niente tagli all’indicizzazione (almeno fino a quattro volte il minimo), con un ritocco ai requisiti per la pensione di vecchiaia pensato per le carriere discontinue dei giovani. Nel dettaglio:
- Quota 103 diventa Quota 104 alzando il solo paletto anagrafico (41 anni di contributi e 63 anni di età, con un taglio della quota retributiva), mentre APE Social e Opzione Donna confluiscono in una misura unica di flessibilità in uscita (con rimodulazione dei requisiti attuali);
- la rivalutazione delle pensioni è confermata, con l’indicizzazione 2024 degli assegni all’inflazione che replicherà più o meno lo schema di quest’anno e con l’aumento delle minime per over 75, anticipato dal conguaglio 2023 da sicembre;
- la terza novità ha infine un respiro più lungo, perché viene eliminato il requisito per la pensione di vecchiaia che imponeva la maturazione di un trattamento minimo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale.
Vediamo tutto nel dettaglio.
Anticipo conguaglio pensioni 2023
Per prima cosa, nel decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 1024 c’è intanto l’annunciato anticipo nel cedolino pensione di dicembre della mancata perequazione 2022 sulle pensioni pagate nel 2023: sarà accreditata una somma una tantum a titolo di unico arretrato sui primi dieci mesi dell’anno, con l’ultima mensilità riconosciuta a dicembre.
Si tratta di un recupero della differenza tra inflazione stimata ed effettiva, pari allo 0,8%. Per le pensioni fino a quattro volte il minimo sono 4,5 euro in più al mese con gli arretrati di tutto l’anno accreditati assieme al rateo mensile aggiornato.
Rivalutazione Pensioni 2024: come sarà
Dal primo gennaio 2024 scatta poi l’indicizzazione delle pensioni 2024 all’inflazione 2023. Questa è una delle voci più costose della Manovra, in considerazione dell’impennata dei prezzi al consumo (vale circa 14 miliardi di euro).
Non è chiaro se sarà pienamente confermato il meccanismo di perequazione nel 2023 ma sicuramente si rivalutano al 100% le pensioni fino a quattro volte il minimo. La premier, Giorgia Meloni, presentando la Legge di Bilancio, ha dichiarato che per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo la rivalutazione sarà del 90% dell’indice Istat (per il 2023 era invece pari all’85%), per poi discendere progressivamente.
Viene infine confermata la super rivalutazione delle pensioni minime per chi ha almeno 75 anni.
Flessibilità in uscita 2024: come cambiano Quota 103-104, APE Sociale e Opzione Donna
Quota 103 diventa in pratica Quota 104: resta a 41 anni il requisito contributivo ma sale a 63 anni quello anagrafico. Restano confermati sia gli incentivi in busta paga per chi preferisce restare al lavoro ma vengono introdotte finestre di decorrenza ed un nuovo taglio proporzionale all’età di uscita della quota retributiva maturata.
L’Opzione Donna sparisce, inglobata nell’ex APE Sociale riveduta e corretta: entrambe le formule confluiscono in un nuovo strumento di flessibilità in uscita: potranno uscire a 63 anni e 5 mesi di età con 36 anni di contributi (che si riducono a 35 anni per le donne) i caregiver, i disoccupati, i disabili dal 74% e gli addetti a mansioni gravose, con una riduzione.
La nota stampa di Palazzo Chigi sintetizza così le novità in arrivo.
Alcune revisioni riguarderanno l’APE: l’innalzamento a 36 anni del requisito contributivo per gli uomini; requisiti diversi per le donne e quota 104 con alcune specifiche che tengono conto della necessità di valorizzare chi vuole rimanere al lavoro.
Se queste anticipazioni saranno confermate dai testi dei provvedimenti, significa che si restringono sia la platea dell’APE Sociale sia quella dell’Opzione Donna.
- Ad essere penalizzati sarebbero soprattutto le prime tre categorie (disabili, disoccupati e caregiver) dei beneficiari dell’APE Sociale, per i quali si applicheranno gli stessi requisiti previsti per addetti a mansioni gravose: fino ad oggi potevano uscire con 30 anni di contributi.
- Per le aspiranti all’Opzione Donna, invece, si aumenta ancora il requisito anagrafico (61 anni) mentre si rimodula la platea delle potenziali beneficiarie, annettendovi tutte le disoccupate.
L’Opzione Donna oggi prevede un requisito di età più basso (60 anni, con sconti fino a due anni per le donne con figli), 35 anni di contributi, e l’appartenenza a tre categorie (caregiver, persone con disabilità, e disoccupate o occupate in aziende con tavoli di crisi aperti).
Pensione dei giovani: meni vincoli per carriere discontinue
La misura dedicata ai giovani di questo assaggio di riforma pensioni è la revisione dei requisiti Fornero per il trattamento di vecchiaia, a vantaggio di coloro che sono interamente nel sistema contributivo, essenzialmente i giovani.
Sparisce il paletto in base al quale, per andare in pensione, il trattamento maturato deve essere pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale: fino ad oggi, in questi casi bisognava aspettare i 70 anni. Con la nuova misura, chi ha il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia o quello contributivo per quella anticipata, può andare in pensione indipendentemente dal minimo che ha maturato.