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Bonus 3000 euro dipendenti: si può ancora chiedere

di Noemi Ricci

Pubblicato 13 Ottobre 2023
Aggiornato 16 Ottobre 2023 22:18

Per i dipendenti con figli a carico la quota 2023 di fringe benefit (prestazioni di welfare aziendale esentasse) può arrivare a 3mila euro: ecco quando.

Il Bonus 3000 euro mira a ridurre le tasse dei lavoratori e si applica per il solo anno fiscale 2023, mentre nel 2024 diventa strutturale ma scende a 2mila euro. Nel frattempo è ancora possibile farselo riconoscere dal proprio datore di lavoro.

Vediamo come funziona e a quali tipologie di welfare aziendale si applica.

Cos’è il Bonus 3000 euro dipendenti per i figli

La novità è contenuta nell’articolo 40 del decreto legge 48/2023. Questo riguarda solo i dipendenti con figli, inclusi quelli nati fuori dal matrimonio, riconosciuti, adottati o affidati. Per questa categoria di dipendenti, la quota annuale di fringe benefit, ovvero di prestazioni di welfare aziendale esentasse, può arrivare fino a 3.000 euro invece dei 258,3 euro previsti normalmente per gli altri dipendenti.

Ricordiamo che i fringe benefit, quindi i beni o servizi compresi nel Bonus 3.000 euro, sono quelli che l’azienda fornisce ai dipendenti in base ai piani di welfare aziendale.

Alcuni dei più comuni benefit si computano al di fuori del tetto massimo dei 258,3 euro (o dei 3.000 euro del Bonus per il 2023 per i dipendenti con figli a carico). Ad esempio i buoni benzina hanno un limite autonomo di 200 euro, mentre i buoni pasto sono esentasse fino a 4 euro al giorno (se cartacei) o fino a 8 euro al giorno (se digitali).

Gli altri beni o servizi messi a disposizione del dipendente solitamente rientrano nei benefit e quindi nei limiti del welfare ordinario o del Bonus 3.000 euro per dipendenti con figli. Rientrano, ad esempio, nel campo d’azione del Bonus 3000 euro anche le somme eventualmente erogate o rimborsate dai datori di lavoro per le bollette come luce, gas e servizio idrico integrato.

Chi ha diritto al Bonus di 3000 euro

La condizione per fruire del Bonus 3000 euro dipendenti è non solo che questi abbiano dei figli, ma anche che questi risultino a carico (con un reddito massimo di 2.840,51 euro o 4.000 euro se hanno meno di 24 anni, al lordo degli oneri deducibili).

Entrambi i genitori hanno diritto all’agevolazione, anche se decidono di assegnare l’intera detrazione per figli a carico al genitore con il reddito più alto tra i due.

Per i lavoratori che non rientrano nella categoria dei dipendenti con figli a carico, valgono le normali regole sui fringe benefit esentasse fino a 258,3 euro. Il riferimento normativo è il comma 3 dell’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

Come funziona il Bonus 3000 euro dipendenti

Il Bonus 3000 euro dipendenti si applica solo per il periodo d’imposta 2023. La norma sul Bonus 3000 euro prevede che tale tetto di detassazione si applichi per l’intero anno, compresi i pagamenti delle utenze domestiche effettuati dal datore di lavoro, a condizione che non siano già stati rimborsati o pagati dal datore di lavoro nel 2022.

Nel Bonus 3000 euro sono considerati anche i fringe benefit ricevuti in sostituzione dei premi di risultato e delle forme di partecipazione agli utili, ma solo se previsti dai contratti aziendali o territoriali.

È importante notare che l’esenzione vale solo fino a quando il valore dei benefit non supera il tetto massimo (258,3 euro o 3.000 euro). Se il valore supera questi limiti, l’intera somma corrispondente al benefit diventa soggetta a tassazione. le regole sui fringe benefit sono definite dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi – TUIR.

Come richiederlo e quando arriva

In molti ci chiedono come richiedere il Bonus 3000 euro. In merito va precisato che in realtà non si tratta di un vero e proprio Bonus, ma di un fringe benefit, riconosciuto ai lavoratori in busta paga.

È il datore di lavoro che, a sua discrezione, può decidere di assegnare questo benefit, aumentando la retribuzione del dipendente senza fargli pagare sopra tasse o contributi aggiuntivi.

Tuttavia, per ottenere il Bonus 3000 euro, il lavoratore deve presentare una dichiarazione al datore di lavoro che attesti il possesso dei requisiti, con l’indicazione del codice fiscale dei figli. La norma non specifica la forma scritta per queste attestazioni da parte del dipendente, quindi si può presumere che le imprese possano attivare liberamente la procedura che ritengono opportuna.

Nelle aziende con rappresentanze sindacali è poi necessario un passaggio informativo con le stesse. Il datore di lavoro deve inoltre assicurarsi che le spese sostenute dal dipendente rientrino nei parametri stabiliti per ricevere questo beneficio.

Ricapitolando, per quanto riguarda l’applicazione aziendale legata al Bonus 3000 euro, vi sono dunque delle indicazioni procedurali per ottenerlo:

  • i datori di lavoro devono attuare la norma “previa informativa alle rappresentanze sindacali unitarie laddove presenti”;
  • il lavoratore deve dichiarare al datore di lavoro di avere diritto al beneficio, indicando il codice fiscale dei figli;
  • i datori di lavoro devono verificare che i giustificativi di spesa rientrino nei criteri di eleggibilità per il beneficio;
  • gli importi vanno erogati al dipendente tramite la busta paga.

NB: per applicare l’agevolazione, il datore di lavoro non ha necessità di verificare la presenza di figli né se sono a carico o meno (requisiti necessari per l’aumento dei fringe benefit a 3.000 euro).

A quali altri Bonus welfare hanno diritto i dipendenti

Il welfare è un modo che hanno le imprese per offrire ai propri dipendenti benefici supplementari sotto forma di beni, servizi e agevolazioni. Le iniziative di welfare che le aziende attuano possono essere di diverso tipo, ma l’obiettivo è sempre quello di migliorare il potere di acquisto e il benessere complessivo dei dipendenti e delle rispettive famiglie.

I benefit aziendali possono essere suddivisi in due categorie: i Flexible benefit e i Fringe benefit, che sono concessi a discrezione del datore di lavoro.

I Flexible benefit includono tutti i beni e servizi che l’azienda eroga in aggiunta alla retribuzione, con l’obiettivo di migliorare il work-life balance e il benessere personale e familiare. Questi benefit non vengono considerati reddito da lavoro dipendente e godono di un trattamento fiscale agevolato, essendo esenti da imposte e contributi. Alcuni esempi sono la concessione di borse di studio, i servizi di asilo nido o baby sitter per i figli minori, gli abbonamenti al trasporto pubblico.

I Fringe benefit, invece, sono rappresentati da compensi in natura, ovvero beni o servizi alternativi al corrispettivo monetario. Solitamente, queste agevolazioni sono disciplinate nel contratto individuale e possono essere concesse anche singolarmente a ciascun dipendente.

La gamma di fringe benefit è molto ampia e varia, spaziando dal settore sanitario a quello formativo, dal previdenziale al tempo libero.

Tra i possibili esempi, si possono citare l’auto aziendale, i dispositivi tecnologici come computer e smartphone aziendale, l’assistenza sanitaria, le polizze assicurative, le Stock option, gli alloggi messi a disposizione del dipendente e della famiglia, i versamenti al fondo di previdenza complementare aziendale e/o privato, le convenzioni con palestre e centri benessere, i finanziamenti agevolati, il rimborso degli interessi passivi relativi a mutui e finanziamenti, i buoni pasto e gli acquisti da utilizzare attraverso un’ampia rete di esercizi convenzionati.