Ad oggi, il 2,3% delle pensioni INPS è erogato a residenti all’estero, distribuiti in 160 paesi: 317mila trattamenti che, nella maggioranza dei casi, sono versati ad italiani che vivono oltre-confine. Una quota sostanziosa (24,1%) va a cittadini stranieri che hanno lavorato in Italia e poi sono tornati nel paese d’origine.
Anche gli italiani che si trasferisce all’estero, ai fini della pensione, possono sommare i contributi previdenziali versati nei diversi paesi grazie alla totalizzazione internazionale, e se si trasferisce dopo essersi già ritirato incasserà l’assegno nel paese in cui si trasferisce, secondo regole di calcolo che possono variare in base alle convenzioni siglate tra governi.
La fotografia è stata tracciata nel corso del recente convegno organizzato da INPS e Fondazione Migrantes, che attraverso le prestazioni presidenziali fornisce una visione d’insieme di quasi un secolo di migrazioni.
Pensionati italiani che risiedono all’estero
Rappresentano il 21,2% del totale degli emigrati italiani. I paesi con il numeri maggiori di italiani over 65 residenti sono Argentina e Brasile, mete dell’emigrazione degli anni del dopoguerra. Oggi, invece, chi si trasferisce sceglie destinazione europee, o nordamericane.
Gli emigrati di “ieri” provengono per lo più da Sicilia, Campania e Calabria. L’attuale mobilità coinvolge invece soprattutto Lombardia e Veneto.
Diminuisce progressivamente il numero dei trattamenti previdenziali esteri verso le antiche mete di emigrazione, come Sud America e Oceania (in entrambi i casi si tratta in grande maggioranza di pensioni di reversibilità), mentre tutte le altre aree vedono un trend in crescita: Europa +4,3%, America centrale, +38,9%, Asia, +34,9%, e Africa +30,3%.
Le pensioni pagate all’estero riguardano per lo più italiani che si sono trasferiti, ma c’è anche un ricco 24,1% di titolari stranieri. Quest’ultima percentuale sale parecchio in Asia, dove la percentuale di pensioni straniere è sopra il 68%.
Pensionati italiani all’estero: perché trasferirsi?
Per quanto riguarda gli italiani che si trasferiscono all’estero, il report ha cercato di evidenziare le motivazioni che si ritiene possano essere prevalenti, senza tuttavia riuscire ad ottenere dati statistici esaurienti.
Quel che è certo è che le mete più gettonate sono Svizzera, Germania, Spagna, Stati Uniti, Canada, Australia, Francia, Belgio e in parte la Gran Bretagna. E che la motivazione prevalente sembra essere in questo caso il fatto che si tratta di paesi che hanno accolto prima i giovani lavoratori italiani, nei quali poi si trasferiscono anche i genitori.
Mete di emigrazione
Infine, un dato relativo ai paesi in cui invece si sono trasferiti, nel corso dei decenni, il maggior numero di lavoratori italiani (le mete dell’emigrazione dal dopoguerra a oggi).
Più sono paesi vicini all’Italia e più è virtuoso l’interscambio previdenziale, nel senso che è alto il numero di pensioni estere pagate in Italia. Di fatto, coloro che si si sono trasferiti ad esempio in Europa, e magari hanno cambiato diversi lavori nel paese di destinazione, molto spesso dopo la pensione tornano in Italia.
Per le metà più lontane come Australia o Stati Uniti, invece, è maggiore il numero di pensioni INPS pagate all’estero perché è più raro il rientro in Italia dopo la pensione.