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Riforma Pensioni 2024: APE Donna e cumulo previdenza integrativa

di Barbara Weisz

Pubblicato 20 Settembre 2023
Aggiornato 14 Ottobre 2023 19:56

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APE Donna con pensione anticipata senza tagli e cumulo con la previdenza complementare per giovani nel contributivo puro: nuove ipotesi in Manovra 2024.

Nuove ipotesi di Governo per il capitolo pensioni da inserire necessariamente nella Legge di Bilancio 2024: una forma di APE Sociale per le lavoratrici (APE Donna) per ritirarsi a 62 anni e una Pensione Giovani dedicata Millenials con ricalcolo contributivo, che consente il cumulo con i versamenti alla previdenza complementare per raggiungere l’importo di pensione maturata necessaria per poter lasciare il lavoro.

In entrambi casi, lo sottolineiamo, si tratta di proposte ancora in fase di valutazione. Vediamo con precisione di cosa si tratta e in quale contesto si inseriscono.

Le misure sulle pensioni in Legge di Bilancio

La Manovra 2024, compatibilmente con i vincoli di bilancio (quest’anno particolarmente stretti vista la situazione economica contingente) – deve prorogare le forme di flessibilità in uscita in attesa della Riforma Pensioni vera e propria, se mai arriverà davvero a realizzarsi.

Al momento sembrano certe la proroga della Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi, senza penalizzazioni sull’assegno) e dell’APE Sociale (63 anni di età e 30 anni di contributi per caregiver, disoccupati di lunga durata e persone con disabilità almeno al 74%; 63 anni di età e 36 di contributi per addetti a mansioni gravose).

In bilico l’Opzione Donna (60 anni di età e 35 anni contributi e appartenenza a una delle tre categorie ammesse, ovvero caregiver, invalide ameno al 74% e disoccupate o dipendenti di azienda con tavoli di crisi aperti), su cui si valuta – non si sa ancora se in sostituzione o in aggiunta alle nuove proposte allo studio per le lavoratrici –  la riduzione per tutte a 58 anni del requisito anagrafico.

Ipotesi APE Donna

Qui si inserisce la nuova ipotesi di APE Donna. Sarebbe una forma di accompagnamento alla pensione a 62-63 anni di età più gli altri requisiti già previsti per l’APE Sociale (appartenenza a una delle categorie sopra descritte con la relativa anzianità contributiva). Resterebbe anche l’attuale vincolo che prevede un assegno massimo di 1500 euro fino alla maturazione della pensione vera e propria.

Sono requisiti simili a quelli dell’Opzione Donna con la grossa differenza che non c’è il ricalcolo contributivo della pensione.

Cumulo pensione integrativa per Millennials

Per i contributivi puri (che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1996), ossia la generazione dei cosiddetti Millennials – nati prima degli anni duemila e destinati ad andare in pensione dopo i 70 anni – , il meccanismo che si sta valutando prevede una sorta di valorizzazione delle somme versate alle diverse orme di previdenza complementare ai soli fini della misura pensionistica.

In pratica, chi matura un diritto a pensione avendo l’età prevista e gli anni necessari di contribuzione ordinaria ma con un assegno inferiore a quello previsto per l’accesso alla pensione di vecchiaia (1,5 volte il minimo) o alla pensione anticipata (2,8 volte il minimo) potrebbe utilizzare i versamenti alla pensione complementare sfruttando la rendita dei fondi pensione.

Esempio: se un lavoratore raggiunge l’età per la pensione anticipata contributiva (oggi pari a 64 anni di età e 20 anni di contributi) ma non ha maturato un assegno minimo per poter uscire (oggi circa 775 euro per la pensione di vecchiaia e 1400 euro per quella anticipata), se raggiunge questa somma con una pensione integrativa, può andare in pensione sommando le due entrate.

La strada sarebbe quella della pensione anticipata contributiva che oggi richiede 64 anni di età, 20 anni di versamenti ed un assegno minimo maturato pari a 2,8 volte il trattamento minimo. oppure di ridurre l’importo minimo oggi richiesto per lasciare il lavoro.

In tutti i casi, si tratta alla fine di un modo per incentivare i giovani a costruirsi una pensione integrativa, considerato che quella pubblica – per chi comincia tardi a lavorare o ha una carriera discontinua, con stipendi non particolarmente ricchi – finisce per non riuscire a maturare i requisiti per la pensione prima dei 74-75 anni.

Ad oggi, è anche possibile uscire a 71 anni con 5 anni di contributi. Ma con gli scatti di adeguamento alle aspettative di vita il traguardo si allontanerà nei prossimi anni.