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Taglio cuneo fiscale e Quota 100: impatto su busta paga e pensioni

di Barbara Weisz

13 Settembre 2023 15:58

Busta paga più ricca con il taglio del cuneo fiscale, pensioni in frenata nel post-Quota 100: le evidenze del Rapporto INPS 2023.

Funzionano bene gli incentivi in busta paga come il taglio del cuneo fiscale, si riducono invece le pensioni dopo lo stop di Quota 100: sono alcune delle evidenze emerse dal XXIII Rapporto INPS, presentato alla Camera il 13 settembre dalla Commissaria straordinaria, Micaela Gelera.

Il mercato del lavoro in Italia

La crescita economica nel 2022 (PIL +3,7%) ha «favorito un sensibile miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Il tasso di attività e quello di occupazione sono ai massimi storici, sebbene in leggera flessione secondo gli ultimi dati di luglio 2023», e c’è l’ulteriore buona notizia rappresentata dall’incremento dell’occupazione femminile, superiore al dato medio nazionale.

Al miglioramento quantitativo corrisponde anche quello qualitativo, legato alle tipologie contrattuali, che si traduce in un calo del precariato.

Il lavoro dipendente assorbe il 78% dell’occupazione totale (6 punti percentuali in più di quanto registrato nella prima parte degli anni Duemila) e la quota dei dipendenti a tempo indeterminato è in netta crescita.

L’aumento dell’occupazione dipendente non trova, infatti, spiegazione nell’incremento dei dipendenti con rapporti di lavoro a termine, il cui peso sul totale, pari al 16%, risulta leggermente inferiore rispetto a quello di inizio 2020. L’incidenza del part time si colloca attorno al 18%.

Il lavoro dipendente ha recuperato i livelli pre-pandemia, quello autonomo invece continua a soffrire, con «un continuo processo di ridimensionamento iniziato prima del 2008 ed accentuatosi con la crisi del 2020».

Persistono poi le differenze territoriali: in realtà è il Nord ad avere superato i livelli occupazionali prepandemici(e anche quelli precedenti al 2008), mentre Al Sud la situazione è più critica.

Il confronto con l’Eurozona

E resta il dato negativo rappresentato dal confronto con gli altri paesi dell’Eurozona: l’ItaLia continua ad avere un tasso di occupazione più basso.

Retribuzioni e taglio del cuneo fiscale

Il Rapporto INPS sottolinea l’impatto positivo di una serie di recenti normative. In generale, «l’aumento dei lavoratori dipendenti e il recupero dell’intensità di lavoro si riflettono sull’andamento delle retribuzioni», con lo stipendio medio pressoché stabile fra il 2019 e il 2022. «A sostenere il potere d’acquisto delle retribuzioni, soprattutto di quelle medio-basse, hanno contribuito i provvedimenti di decontribuzione a favore dei lavoratori».

Taglio cuneo fiscale da luglio

Il riferimento è al taglio del cuneo fiscale per chi guadagna fino a 35mila euro, previsto dalla Legge di Bilancio e potenziato dal decreto Lavoro. Nel secondo semestre del 2023, lo sgravio contributivo ha aumentato la retribuzione media di 100 euro al mese.

Pensioni INPS in attesa di riforma

Per quanto riguarda le pensioni, «alla fine del 2022, i pensionati in Italia erano 16,1 milioni, un numero di poco superiore a quello del 2021, di cui 7,8 milioni uomini e 8,3 milioni donne». Resta un notevole gap di genere: le donne, nonostante rappresentino il 52% dei pensionati, sono titolari di solo il 44% dell’importo totale.

Il 96% dei pensionati percepisce una pensione INPS con un reddito lordo mensile medio pari a 1.687 euro; quello degli uomini è pari a 1.969 euro, il 38% più alto di quello delle donne.

Questo deriva per la maggior parte dal minor numero di anni di contribuzione delle lavoratrici: «l’uscita dal mercato del lavoro delle donne avviene prevalentemente con la pensione di vecchiaia, mentre quella degli uomini con la pensione anticipata che, storicamente, registra un importo medio superiore, che nel 2022 è risultato pari a 2.043 euro per gli uomini a fronte dei 1.660 euro delle donne, mentre quella di vecchiaia è stata pari rispettivamente a 1.112 euro e 752 euro».

Infine, l’età media di pensionamento è cresciuta negli ultimi dieci anni sia per gli uomini (da 62 anni del 2012 a 64,2 nel 2022) sia per le donne (da 61,3 a 64,7).

Il superamento di quella degli uomini da parte di quella delle donne è legato alla diffusa discontinuità delle loro carriere che comporta ritardi nel raggiungimento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata.

Nel 2022 è sceso invece il numero delle pensioni liquidate: la flessione è del 3%, ed è dovuto in particolare a due fattori: il calo del 9% delle pensioni anticipate e la conclusione di Quota 100.