Tra le misure di riforma pensioni da inserire in Legge di Bilancio 2024 – in vista della scadenza delle attuali formule di flessibilità in uscita – ci sarebbe anche l’Opzione Donna a 58 anni anche senza figli, pur mantenendo la platea limitata alle caregiver, alle invalide dal 74% o alle lavoratrici licenziate/dipendenti di aziende con tavoli di crisi aperti, e sempre con 35 anni di contributi maturati al 31 dicembre 2023.
Sarebbe questa l’ultima ipotesi allo studio del Governo in base alle anticipazioni del Sole 24 Ore, dopo che la scorsa settimana si è svolto il tavolo di confronto tra governo e sindacati.
Pensioni in Legge di Bilancio 2024
Il punto di partenza è il seguente: nella prossima Legge di Bilancio, il Governo dovrà inserire una serie di proroghe alle forme di flessibilità uscita attualmente in vigore, visto che non ci sarà ancora la Riforma Pensioni vera e proprio.
Bisogna infatti evitare che vengano meno le ipotesi che consentono di uscire dal lavoro prima dei 67 anni richiesti dalla Legge Fornero per la pensione di vecchiaia o dei 42 anni e dieci mesi di contributi (uno in meno per le donne) richiesti per la pensione anticipata.
Il calendario della Manovra 2024
Le certezze si avranno solo nelle prossime settimane con la presentazione della Legge di Bilancio 2024. Il calendario prevede che il Governo la approvi entro metà ottobre, ma prima c’è l’appuntamento di fine settembre con la NaDEF, nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza.
Già in questo documento potrebbero essere contenute le intenzioni sulle misure di flessibilità in uscita.
Le richieste su Opzione Donna
In Manovra 2024 sembrano probabili le proroghe della Quota 103 (41 anni di contributi e 62 anni di età) sia dell’APE Sociale, con la novità che anche Opzione Donna potrebbe essere riproposta e addirittura resa più appetibile rispetto a quanto deciso con la Manovra 2023: ai requisito di età e di contribuzione, quest’anno si sono infatti aggiunti i paletti relativi alle tre categorie di appartenenza.
Cgil, Cisl e Uil chiedono di abolirli, tornando alla “vecchia” Opzione Donna. In questa ipotesi, le lavoratrici potrebbero ritirarsi maturando 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età, rispettivamente per dipendenti e autonome, entro il 31 dicembre 2023. Sempre prevedendo il ricalcolo interamente contributivo della pensione.
Il problema è che le risorse per questa manovra economica sono limitate, e sembra difficile riuscire a raggiungere un accordo su questa proposta.
Ipotesi Opzione Donna a 58 anni senza figli
L’esecutivo però studia comunque misure per allargare l’attuale platea. E l’ultimo ipotesi, come detto, è quella di togliere il vantaggio anagrafico per le donne con figli.
Attualmente l’Opzione Donna è prevista con 60 anni di età e 35 anni di contributi e l’appartenenza a una delle tre categorie sopra riportata. Le lavoratrici madri hanno uno sconto di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. Significa che in presenza di almeno due figli l’età anagrafica del pensionamento con l’Opzione Donna scende a 58 anni.
La modifica allo studio porterebbe il requisito anagrafico a 58 anni per tutte le lavoratrici. Non sembra destinata a essere riproposta la differenziazione fra lavoratrici dipendenti e autonome.
Chi ha diritto a Opzione Donna con le vecchie regole
Concludiamo ricordando un aspetto importante: il requisito per ritirarsi con l’Opzione Donna si cristallizza. Nel senso che, una volta raggiunto, la lavoratrice può utilizzarlo per andare in pensione in qualsiasi momento.
Significa che le donne con 58 o 59 anni di età e 35 anni di contributi maturati entro la fine del 2021 (sono le nate nel 1963 e nel 1962), possono andare in pensione con le vecchie regole dell’Opzione Donna.
Per coloro che invece hanno maturato il requisto nel 2022, valgono le regole previste dalla manovra dello scorso anno (quindi, ci vuole l’appartenenza a una delle tre categorie sopra descritte).