In Italia il medico di base (di medicina generale) – come i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta – non è un dipendente del Servizio Sanitario Nazionale ma un libero professionista convenzionato con il SSN. L’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri (ENPAM) è pertanto il punto di riferimento per il calcolo della pensione dei medici di base.
L’ENPAM è una Fondazione di diritto privato con regole proprie, con adesione e versamento dei contributi obbligatori per tutti i medici e odontoiatri iscritti all’Ordine di categoria, compresi quelli che esercitano la libera professione..
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L’ENPAM assume quindi il ruolo di un fondamentale pilastro nell’ambito della gestione delle pensioni dei medici. Vediamo di seguito come funziona il calcolo della pensione per i medici di base, quando vanno in pensione i medici di famiglia e pediatri di libera scelta e quanti contributi pagano.
Quanti contributi pagano i medici di base?
I medici di base, i pediatri di libera scelta e gli addetti ai servizi di continuità assistenziale e all’emergenza territoriale versano contributi previdenziali versano contributi previdenziali a diverse gestioni dell’ENPAM. I contributi previdenziali per l’attività in convenzione con il Servizio Sanitario nazionale vengono versati all’ENPAM direttamente dalle ASL.
Come tutti gli iscritti all’Albo, anche i medici di base versano contributi alla Quota A del Fondo di previdenza generale, parametrati in base all’età.
Nel 2023, le quote per gli importi annuali sono le seguenti:
- 257,73€ per i membri fino al compimento dei 30 anni;
- 500,26€ per coloro che hanno un’età compresa tra i 30 e i 35 anni;
- 938,75€ per gli iscritti tra i 35 e i 40 anni;
- 1.733,72€ per gli iscritti sopra i 40 anni.
Gli studenti universitari che scelgono di iscriversi all’ENPAM possono usufruire di una quota agevolata di 128,87€.
Per quanto riguarda la medicina generale, nel 2023 è stabilita una percentuale del 25%: il 10,375% è a carico dell’ASL e il 14,625% è a carico del medico.
Nel caso dei medici dell’assistenza primaria, la percentuale si attesta al 24%, suddividendosi in un 9,375% a carico dell’ASL e un 14,625% a carico del medico. A
nalogamente, per i pediatri di libera scelta, la percentuale del 24% si divide in un 9,375% a carico dell’ASL e un 14,625% a carico del medico.
I medici che esercitano anche la libera professione, versano contributi alla Quota B del Fondo di previdenza generale, sempre con un’aliquota applicata al reddito professionale. La Quota B deve essere pagata sulla parte eccedente rispetto alla copertura della Quota A. Tali aliquote contributive variano in base alle categorie di iscritti: i liberi professionisti contribuiscono con il 19,5%, mentre i convenzionati, gli specializzandi e i pensionati versano il 9,75%. Gli iscritti al corso di medicina generale, invece, sono soggetti a un’aliquota contributiva del 2%.
La dichiarazione del reddito professionale deve essere fatta ogni anno a luglio tramite il Modello D, con la possibilità di rateizzare i versamenti tramite domiciliazione bancaria.
È possibile dedurre interamente i contributi previdenziali dal reddito.
Medici di base e non: il puzzle dei contributi
Il mondo della previdenza per i medici italiani è un intricato labirinto di regimi, contributi e fondi previdenziali. Con l’obiettivo di garantire sicurezza economica nella fase di pensionamento, i medici si trovano ad affrontare un insieme complesso di opzioni, ciascuna con le sue peculiarità. La varietà di percorsi e strategie che è possibile intraprendere, tra cumuli e ricongiunzioni, possono modellare in modo completamente differente il futuro finanziario dei professionisti sanitari.
Dal momento in cui iniziano il percorso di studio per diventare medici, e ancor prima, durante gli ultimi anni dell’università, i futuri sanitari sono immersi nell’ambiente della previdenza. L’obbligo di iscrizione all’Ordine professionale si estende automaticamente all’ENPAM, la Fondazione che governa il Fondo generale, coinvolgendo tutti i circa 400.000 medici italiani.
Le somme vengono versate a questo fondo come Quota A, che oltre alla pensione offre un supporto attraverso agevolazioni che spaziano dalla pensione di inabilità e di reversibilità per i familiari, agli aiuti in caso di disagi, malattie, interventi chirurgici o cure non coperte dal sistema sanitario nazionale.
I medici che scelgono di diventare medici di medicina generale, così come i medici specialisti dei presidi ambulatoriali e per la specialistica convenzionata esterna, versano i loro contributi allo specifico Fondo.
I medici ospedalieri e i medici dipendenti dalle case di cura sono iscritti all’INPS. I medici specializzandi versano i loro contributi nella Gestione Separata istituita nel 1995 per i cosiddetti Co.Co.Co. Inoltre, se i medici dipendenti dal SSN svolgono attività libero professionale all’interno dei loro presidi, versano i contributi relativi agli onorari all’ENPAM, Quota B, come tutti i medici per i ricavi della loro libera professione.
Restituzione dei Contributi Versati con ENPAM
L’ente di previdenza offre la possibilità di restituire i contributi pagati nel caso in cui gli iscritti non raggiungano i requisiti minimi per la pensione.
Le somme versate vengono restituite con un tasso di interesse del 4,5% annuo, al netto di una quota di solidarietà del 12%. Questa quota sostiene le pensioni di inabilità, coniugi superstiti e orfani.
Per il Fondo di previdenza generale (Quota A e Quota B), la restituzione dei contributi può essere richiesta dagli iscritti che, a 68 anni, abbiano meno di cinque anni di anzianità contributiva e non abbiano utilizzato questi anni per la ricongiunzione, totalizzazione o cumulo.
I medici che decidono di cambiare attività o sono radiati dall’Ordine possono richiedere la restituzione dei contributi se hanno un’anzianità contributiva inferiore a 15 anni. Al contrario, con un’anzianità maggiore, avranno diritto alla pensione.
Per il Fondo della medicina convenzionata e accreditata, la restituzione è possibile se l’iscritto non è più attivo nel fondo e ha un’anzianità contributiva inferiore a 15 anni. Anche i periodi contributivi sulla Quota B, anche se non coincidenti, valgono nel calcolo degli anni.
Infine, in caso di morte dell’iscritto in attività con un’anzianità contributiva inferiore a 5 anni, i familiari possono richiedere la restituzione dei contributi.
Quanto guadagna un medico di base?
Quando si parla di pensione e di pianificazione del proprio futuro finanziario, ci vengono automaticamente poste domande relative al compenso di un medico di base. Questo dipende dal numero di pazienti che segue. Ogni paziente contribuisce con 41,32€ all’anno, ma ci sono anche supplementi di 31,09€ per i pazienti sopra i 75 anni e di 18,95€ per quelli sotto i 14 anni. Questo sistema fa sì che i medici di medicina generale siano liberi professionisti convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale, non dipendenti pubblici. Quindi, se un medico segue 1500 pazienti, il suo guadagno annuo può superare i 60mila euro.
Quando vanno in pensione i medici di base?
Tra le princopali vie d’uscita per il pensionamento dei medici di base convenzionati ENPAM (medici di famiglia, pediatri di libera scelta) ci sono:
- la pensione anticipata;
- pensione di vecchiaia.
Requisiti per la Pensione
Fondo di previdenza generale (Quota A):
- Vecchiaia: Dal compimento dei 68 anni
- Anticipata: 65 anni di età (Solo per chi è ancora iscritto alla gestione e ha almeno 20 anni di contribuzione)
Quota B – liberi professionisti
- Vecchiaia: Dal compimento dei 68 anni
- Anticipata: 62 anni di età con almeno 35 anni di contribuzione effettiva, riscattata e/o ricongiunta (e 30 anni di anzianità laurea) oppure indipendentemente dall’età con 42 anni di contribuzione effettiva, riscattata e/o ricongiunta e 30 anni di anzianità di laurea
Gli stessi requisiti sono richiesti agli iscritti al Fondo della medicina convenzionata e accreditata:
- Medici di medicina generale
- Pediatri di libera scelta, addetti alla continuità assistenziale e all’emergenza territoriale
- Specialisti ambulatoriali
- Medici addetti alla medicina dei servizi
- Specialisti esterni – Accreditati con il SSN sia ad personam sia in forma associata o che svolgono attività per società accreditate con il SSN
- Medici ex convenzionati passati alla dipendenza – Cosiddetti “transitati” che hanno scelto di mantenere l’ENPAM invece che passare all’INPDAP.
=> Calcolo Pensione ENPAM: requisiti e simulazione con la Busta arancione
Pensione di inabilità ENPAM
La pensione di inabilità è rivolta agli iscritti che diventano incapaci di esercitare la loro professione a causa di malattia o infortunio prima dei 68 anni, età per la pensione di vecchiaia. L’invalidità deve essere accertata dalla commissione medica dell’Ordine provinciale in cui il medico è iscritto.
Non c’è un requisito minimo di anzianità contributiva. L’ENPAM completa l’anzianità contributiva dell’iscritto con gli anni mancanti per raggiungere l’età pensionabile, fino a un massimo di 10 anni. L’assegno minimo annuale è di circa 15.000 euro, ma l’Ente fornisce una differenza se altri assegni pensionistici obbligatori sommano meno. La richiesta può essere presentata tramite l’Ordine provinciale.
Pensione di reversibilità ENPAM
I familiari degli iscritti deceduti hanno diritto a una pensione dall’ENPAM. La rendita è una parte della pensione che il professionista percepiva al momento del decesso. Se il medico era ancora in attività al momento del decesso, l’assegno è una parte della pensione che avrebbe avuto diritto se fosse diventato inabile in modo assoluto e permanente all’esercizio della professione medica/odontoiatrica.
Non ci sono requisiti minimi di anzianità contributiva per la pensione indiretta. Anche in questo caso l’ENPAM completa l’anzianità contributiva del professionista deceduto con gli anni necessari per l’età pensionabile, fino a un massimo di 10 anni (20 anni in caso di decesso per Covid). I familiari possono contare su una pensione di circa 15.000 euro all’anno da suddividere tra i beneficiari.
Le percentuali comuni per i beneficiari sono:
- 70% per il coniuge, 80% per coniuge e un figlio;
- 100% per coniuge e due o più figli;
- 80% per un figlio;
- 90% per due figli;
- 100% per tre o più figli.
I beneficiari includono il coniuge, il coniuge separato, il coniuge divorziato senza nuovo matrimonio, i figli, i minori affidati, i nipoti a carico, i genitori e i fratelli/sorelle inabili a carico del medico al momento del decesso.
Come si calcola la pensione dei medici di base
La pensione dell’ENPAM si compone di diverse voci che riflettono l’attività professionale e i contributi versati da ciascun iscritto. La citata Quota A, una pensione di base, è assegnata a tutti i medici e gli odontoiatri iscritti all’Ordine. In aggiunta a questa quota, esiste una componente (Quota B) calcolata in base all’attività professionale svolta, che può includere medicina generale, libera professione, specializzazione ambulatoriale ed esterna. Ciò significa che la pensione finale tiene conto sia di una base uniforme che dei contributi specifici di ciascun iscritto.
La pensione del Fondo generale di Quota A dell’ENPAM è determinata in base ai contributi obbligatori versati dai medici e dentisti dall’iscrizione al proprio Ordine professionale. Quando si considera se conviene la pensione anticipata ENPAM, è fondamentale valutare la differenza tra andare in pensione a 65 anni o aspettare i 68 anni canonici per i medici iscritti. La riforma pensionistica del 2012 ha innalzato gradualmente l’età pensionabile e introdotto il metodo contributivo per la Quota A dal 1° gennaio 2013.
L’andare in pensione ENPAM a 68 anni comporta l’uso del metodo tradizionale ENPAM fino al 31 dicembre 2012. Per gli anni successivi, si applica il metodo usato dall’INPS. Tuttavia, per la Quota A, è possibile andare in pensione anticipata a 65 anni richiedendo l’applicazione retroattiva del metodo contributivo sin dall’iscrizione all’ENPAM.
=> Calcolo Pensione: INPS ed ENPAM a confronto
Il metodo tradizionale di calcolo ENPAM, chiamato Contributivo indiretto a valorizzazione immediata, è simile al metodo retributivo. La pensione viene calcolata moltiplicando gli anni di versamento per un coefficiente di rendimento (solitamente 1,25%) e poi per il reddito medio dell’iscritto. Il valore annuo viene suddiviso in 12 mensilità.
In generale, la pensione anticipata potrebbe non essere conveniente, dato che il metodo ENPAM spesso risulta più vantaggioso del contributivo pubblico. Tuttavia, l’importo varia in base all’età e ai contributi effettuati.
Le pensioni minime ENPAM sono integrate rispetto al trattamento minimo dell’INPS. L’integrazione è concessa quando altri redditi del pensionato sono inferiori a determinate soglie familiari, come indicate nella tabella. Queste soglie corrispondono a 3 o 6 volte il trattamento minimo dell’INPS.
Per richiedere la pensione ENPAM, è necessario compilare la domanda nell’area riservata dopo aver terminato l’attività o le dimissioni irrevocabili.
=> ENPAM: domanda online per le pensioni di Quota B
Simulazione pensione ENPAM
Per capire quanto si riceverà una volta raggiunta l’età pensionabile, l’ENPAM offre strumenti di calcolo e simulazione accessibili dall’area riservata del sito ENPAM. Qui è possibile effettuare simulazioni per la pensione di vecchiaia e anticipata, specificamente per le attività svolte come medici di medicina generale e pediatri. Anche per la “Quota A”, è possibile conoscere l’importo della pensione di vecchiaia e quella del pensionamento anticipato a 65 anni.
L’ENPAM ha sviluppato un simulatore che offre una visione chiara anche delle diverse ipotesi per la “Quota B” e il Fondo della medicina convenzionata e accreditata. Gli iscritti possono valutare tre scenari:
- il primo basato sulla media dei redditi percepiti fino a oggi;
- il secondo sulla media contributiva degli ultimi tre o cinque anni;
- il terzo ipotizzando il mantenimento del reddito dell’ultimo anno fino all’età pensionabile.
Inoltre, per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, è possibile visualizzare le potenziali pensioni in caso di “trattamento misto”, ovvero una combinazione di pagamento in capitale e rendita pensionistica.
Come incrementare l’importo della pensione
Per coloro che sono iscritti a un sistema previdenziale dei medici di base, ci sono diverse opzioni disponibili per migliorare la propria posizione previdenziale e aumentare l’importo dell’assegno di pensione. Queste soluzioni sono flessibili e possono essere personalizzate in base agli obiettivi individuali e alla situazione finanziaria attuale. Inoltre, i costi associati a queste strategie sono completamente deducibili dalle tasse, offrendo un ulteriore vantaggio fiscale. Vediamone una panoramica.
Contributi Volontari
Questa opzione permette di effettuare versamenti volontari per potenziare la propria posizione previdenziale. I versamenti volontari offrono numerosi vantaggi, tra cui l’aumento dell’anzianità contributiva e dell’assegno di pensione.
Riscatto
Il riscatto è uno strumento utile per coprire periodi in cui non sono stati versati contributi previdenziali, ad eccezione della Quota A. Tra i periodi riscattabili vi sono corsi di laurea, servizio militare/civile, corsi di specializzazione frequentati entro il 2006 e formazione in medicina generale frequentata entro il 4 novembre 2010. I costi del riscatto variano in base agli anni da coprire e al reddito dell’iscritto, calcolato tramite un coefficiente di capitalizzazione che tiene conto di sesso, età e anzianità contributiva.
Allineamento
Questa strategia permette di adeguare i contributi già versati a una contribuzione più alta corrisposta nei periodi in cui il reddito è stato maggiore. Il costo è calcolato in base all’incremento pensionistico ottenuto dal riscatto, moltiplicato per un coefficiente di capitalizzazione dipendente da sesso, età e anzianità contributiva effettiva.
Aliquota Modulare
Per la gestione della medicina generale, è possibile volontariamente aumentare la percentuale di contribuzione personale fino a 5 punti percentuali, esclusa la quota a carico dell’ASL. Questo incremento comporta un aumento dell’assegno di pensione.
Contributo Volontario per Genitorialità
Questo strumento copre i periodi in cui non sono stati versati contributi a causa di eventi legati alla genitorialità, come gravidanza, adozione e affidamento. Si applica alla gestione Quota B della libera professione e i contributi volontari aumentano sia l’anzianità contributiva che l’importo dell’assegno di pensione.
Totalizzazione e Ricongiunzione
Abbiamo visto che la molteplicità dei fondi previdenziali a cui i medici sono destinati, in base alla loro specializzazione e alla tipologia di lavoro, crea un puzzle di contributi spesso difficile da unificare. Attraverso le pratiche di ricongiunzione e totalizzazione, si cerca di costruire un quadro previdenziale più omogeneo. La ricongiunzione, nonostante sia stata codificata attraverso leggi specifiche, può rivelarsi costosa e complessa da applicare, mentre la totalizzazione permette di aggregare periodi assicurativi diversi in un’unica pensione, ma comporta un calcolo basato sul metodo contributivo, meno favorevole per molti.
=> Pensione in cumulo INPS ed ENPAM: si può lavorare con libera professione?
Cumulo
La luce in fondo al tunnel arriva attraverso il concetto di “cumulo“. Grazie agli sforzi delle organizzazioni sindacali, come la Cosmed per i medici, il cumulo è emerso come un metodo economicamente accessibile e strategico per ottenere una pensione soddisfacente senza dover necessariamente adottare il sistema contributivo. Dal 2017, i lavoratori possono esplorare l’opzione del cumulo, che consente di aggregare contributi da diverse casse previdenziali, senza spostarsi al sistema contributivo e rispettando le regole di calcolo di ciascun fondo coinvolto.