In Italia ci sono cinque Forze Armate e Militari: l’Esercito (con 102.995 militari), la Marina Militare (con 30.923 marinai) e l’Aeronautica Militare (con 43.000 aviatori), l’Arma dei Carabinieri (Forza Armata e Militare di Polizia sotto il Ministero della Difesa, con oltre 140mila carabinieri in Italia e all’estero), la Guardia di Finanza (parte integrante delle Forze Armate italiane, ma contemporaneamente anche delle quattro Forze di Polizia italiane).
=> Calcolo della pensione online
Le pensioni per il personale del comparto della Difesa sono gestite dall’INPS e si conseguono al raggiungimento dell’età anagrafica massima prevista dai singoli ordinamenti, a seconda della propria qualifica o grado, insieme al requisito contributivo di 20 anni, richiesto per tutti i lavoratori. Tuttavia, dal 1° gennaio 2013, questi requisiti sono soggetti ad adeguamenti in base ai dati ISTAT annuali relativi all’incremento della speranza di vita. Vediamo di seguito i dettagli di come funziona il sistema previdenziale del comparto della Difesa e come si calcola la pensione netta per le Forze Armate e Militari.
Quando vanno in pensione le Forze Armate e Militari
Le modalità di collocamento a riposo d’ufficio per il personale delle Forze Armate e Militari, a partire dal 1° gennaio 2013, continua ad avvenire quando si raggiunge l’età massima per la permanenza in servizio, come stabilito dai singoli ordinamenti.
I militari e i membri delle Forze Armate possono accedere alla pensione quando raggiungono l’età ordinaria. Questa età è di solito di 60 anni con almeno 20 anni di contributi per la maggior parte dei lavoratori.
Tuttavia, il limite ordinario varia in base al grado del militare e può arrivare a superare 65 anni per i gradi più alti come i generali e i dirigenti di polizia. Non è previsto alcun adeguamento alla speranza di vita per questi lavoratori, anche se il legislatore ha cercato di intervenire in passato.
La riforma delle pensioni in discussione al Ministero del Lavoro non dovrebbe modificare i requisiti consolidati per il pensionamento dei militari e dei corpi di polizia, ma potrebbe invece concentrarsi sulle uscite anticipate.
A partire dal 1° gennaio 2023, il personale militare ha la possibilità di lasciare in anticipo il servizio permanente e ricevere il trattamento pensionistico (pensione anticipata), a patto di soddisfare, in alternativa, uno dei seguenti requisiti:
- anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 58 anni. La finestra mobile è di 12 mesi;
- anzianità contributiva pari a 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica. Il diritto alla corresponsione del relativo trattamento pensionistico si acquisisce con il decorso della c.d. “finestra mobile” pari a 12 mesi e con l’ulteriore posticipo di 3 mesi, per un totale di 15 mesi;
- massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80% conseguita entro il 31 dicembre 2011, con un’età anagrafica di almeno 54 anni e con il decorso della “finestra mobile” pari a 12 mesi.
Fino al 2024 non verranno applicati adeguamenti alla speranza di vita.
Come si calcola la pensione netta delle Forze Armate e dei Militari
Per calcolare la pensione netta, occorre sottrarre le tasse – l’imposta sul reddito delle persone fisiche, IRPEF, che viene calcolata in base allo scaglione di reddito, addizionali comunali e regionali – dal lordo e poi aggiungere le detrazioni a cui si ha diritto. Il procedimento è del tutto simile a quello utilizzato per calcolare lo stipendio netto e bisogna applicare la seguente formula:
pensione netta = pensione lorda – [(IRPEF dovuta + addizionali) – detrazioni IRPEF spettanti].
=> Dichiarazione dei redditi: tutte le detrazioni fiscali 2023
Come stimare la pensione futura di Militari e Forze Armate
Per stimare la propria pensione futura, bisogna conoscere il montante contributivo, l’età della pensione e i coefficienti di trasformazione applicati al montante individuale in base all’età in cui si va in pensione.
I coefficienti di trasformazione aggiornati al 2023 per il calcolo dell’importo pensionistico di chi si ritira quest’anno sono i seguenti.
Il tasso di sostituzione è il rapporto fra prima pensione e ultimo stipendio prima della pensione. Va sottolineato che questo si è ridotto negli ultimi decenni per tutte le categorie di lavoratori, a fronte delle intervenute riforme delle pensioni Dini e Fornero, penalizzando le nuove generazioni.
Le pensioni calcolate con il sistema contributivo possono arrivare al massimo al 70% dell’ultima retribuzione e solo accumulando molti più anni di contributi. In media, nel contributivo puro, con 40 anni di contributi si prende il 60% dell’ultimo stipendio mentre con 30 anni di contributi l’assegno sarà pari al 48% della busta paga.
Calcolo del montante contributivo per le Forze Armate e Militari
L’associazione Sindacale USAMI AERONAUTICA ha creato uno strumento chiamato “Calcolo della Pensione” per aiutare tutti coloro che sono entrati nel sistema pensionistico contributivo dal 1996 in poi a calcolare il valore dei loro montanti contributivi. Inoltre, il tool è utilizzabile anche per coloro che appartengono al sistema misto, per definire la quota C della loro pensione. Per utilizzare lo strumento, basta inserire i dati presenti nel proprio estratto conto contributivo prelevabile dal sito INPS, area riservata. Il tool è disponibile per tutti gli appartenenti alle Forze Armate e Forze di Polizia a cui si applica il sistema contributivo.
Il nodo dell’aliquota retributiva per le Forze Armate e Militari
Negli anni scorsi è stata sollevata una problematica legata all’aliquota da applicare per il calcolo della quota di pensione retributiva spettante al personale militare soggetto al sistema misto. Il sistema misto prevede il vecchio metodo retributivo per gli anni di servizio fino al 31.12.1995 e il metodo contributivo per gli anni successivi. La problematica riguarda solo il personale militare che al 31.12.1995 avesse maturato almeno 15, ma meno di 18 anni di servizio utile.
L’art. 54 del D.P.R. n. 1092/73 prevedeva l’applicazione dell’aliquota del 2,44% per il calcolo della pensione dovuta al militare che abbia maturato almeno 15 anni e non più di 20 anni di servizio utile, aumentata di 1,80 per cento ogni anno di servizio utile oltre il ventesimo. L’INPDAP, nel 2009, aveva precisato che il computo dell’aliquota di pensione spettante al personale militare è disciplinato dall’art.54 del Testo unico. Tuttavia, l’INPS ha ritenuto che la quota di pensione retributiva spettante al personale militare vada calcolata in modo diverso.
Nel 2021 La Corte dei Conti ha stabilito che il coefficiente di rendimento del 2,44% si applica anche ai militari e alle figure equiparate con meno di 15 anni di contributi al 31.12.1995, chiudendo il lungo contenzioso legale sull’applicazione dell’articolo 54 del DPR 1092/1973.
In sostanza:
- il personale militare e le figure equiparate che cessano dal servizio con un’anzianità contributiva pari o superiore a 20 anni godono di un’aliquota di rendimento del 2,44% per ogni anno di anzianità contributiva maturata al 31.12.1995;
- il personale che cessa per raggiungimento del limite di età senza aver raggiunto l’anzianità contributiva minima richiesta gode di una quota di rendimento del 2,20%.
Le novità sulle pensioni dei militari 2024
Un emendamento alla Manovra 2024, presentato dal Governo in Commissione Bilancio al Senato, oltre a prevedere un incremento degli stipendi dei militari nel 2024 fino a 194 euro lordi mensili, ha anche disposto un calcolo più favorevole delle pensioni per il personale delle Forze dell’Ordine.
La novità si applica a coloro che andranno (o sono già andati) in pensione dal primo gennaio 2022 e si concretizza in un calcolo più favorevole del montante contributivo accumulato, grazie a un aumento del coefficiente di trasformazione.
Di conseguenza le pensioni dei militari, dal 2024, saranno più alte. Questo per compensare il fatto che il personale delle Forze dell’Ordine si ritira prima di altre categorie di lavoratori, versando di conseguenza meno contributi previdenziali nel corso della carriera.