Il salario minimo è tornato protagonista delle cronache politiche ed economiche con la nuova proposta di legge delle opposizioni, che a breve inizierà il suo iter parlamentare.
Governo e forze di maggioranza considerano questa legge sostanzialmente ridondante, essendo i diritti retributivi dei lavoratori già garantiti dai CCNL. Semmai, vede di buon occhio gli incentivi economici legati al welfare aziendale.
Vediamo dunque come si sta sviluppando il dibattito politico e cosa è previsto per legge in Italia e nel resto d’Europa in termini di salario minimo.
Salario minimo, la proposta dell’opposizione
La proposta PD, Movimento 5 Stelle, Azione, AVS e +Europa vede la riproposizione della soglia minima già suggerita in passato (9 euro lordi l’ora) per tutelare i lavoratori dei settori con minore potere contrattuale e senza il supporto strutturato delle organizzazioni sindacali. La proposta congiunta è tuttavia più articolata rispetto alla semplice garanzia di una retribuzione oraria minima, e prevede i seguenti punti chiave:
- al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore;
- a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali;
- la giusta retribuzione così definita non riguardi solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo;
- conformemente anche a quanto previsto nella direttiva sul salario minimo, sia istituita una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario;
- sia disciplinata e quindi garantita l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso;
- sia riconosciuta per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati;
- sia riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, e un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più “oneroso”.
Qual è il salario minimo in Italia e nel resto d’Europa
In Italia, il salario minimo è demandato alla contrattazione collettiva, essendo previsto dal CCNL (Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro) obbligatori per tutte le assunzioni.
Uno scenario normativo che pone il nostro Paese in regola con gli standard minimi europei previsti in materia di salario minimo, e che per questo vede il Governo contrario ad una legge sul salario minimo, dal momento che finirebbe in molti casi per imporre un salario persino più basso di quello garantito dai contratti.
Il nodo degli adeguamenti contrattuali
A conferma che in Italia, pur senza una specifica legge sul salario minimo, la contrattazione di primo livello già prevede retribuzioni tabellari (analogo al salario minimo) superiori alle direttive UE e comunque oltre i 9 euro l’ora proposti dalle opposizioni, c’è anche il commento di Confindustria. Come ha spiegato presidente Carlo Bonomi,
Tutti i contratti di Confindustria, anche nelle qualifiche più basse, sono superiori ai 9 euro lordi: è il segno evidente che la contrattazione tra noi e il sindacato è virtuosa, porta a maggiori benefici a lavoratori e imprese.
Vero è che l’adeguamento retributivo prevede un continuo braccio di ferro per i rinnovi contrattuali. Una legge sul salario minimo potrebbe invece prevedere un adeguamento automatico all’inflazione.
Ad oggi, per esempio, la differenza tra dinamica dell’inflazione e retribuzioni contrattuali risulta fortemente squilibrata. A fine primo trimestre 2023 risultava di sette punti superiore.
Quali sono i paesi europei che non hanno il salario minimo
Oltre all’Italia, ci sono altri paesi in Europa che hanno preferito demandare la garanzia di un salario minimo alla contrattazione collettiva invece che ad una legge nazionale. Ecco in tutto quali sono nella UE a 27 gli Stati Membri che hanno imboccato questa via:
- Austria,
- Cipro,
- Danimarca,
- Finlandia
- Italia
- Svezia.
Quali sono i paesi europei che hanno il salario minimo
Tutti gli altri 21 Stati membri UE hanno adottato una o più leggi sul salario minimo. Il salario minimo medio per questi paesi è di circa 1.306 euro al mese, con punte minime in Bulgaria e massime in Lussemburgo.