Prosegue il calendario del confronto Governo sindacati sulla riforma pensioni dopo la ripresa del negoziato del 26 giugno scorso e, nello specifico, si procede per tavoli tecnici.
In programma, nel mese di luglio sono previste due riunioni sul tema delle pensioni dei giovani e su quello della flessibilità in uscita. In settembre, invece, si affronta il nodo dell’Opzione Donna.
Riforma Pensioni 2024: focus sui giovani
Il primo appuntamento è fissato per martedì 11 luglio e riguarda le pensioni di garanzia per i giovani in vista della Riforma Pensioni vera e propria, che prevedibilmente slitta almeno al 2024.
L’obiettivo è quello di assicurare un futuro previdenziale alle nuove generazioni, con carriere discontinue.
La proposta dei sindacati è quella di una pensione contributiva di garanzia, comunque rapportata ai versamenti, che eventualmente preveda anche il ricorso alla fiscalità generale.
Pensioni in Legge di Bilancio 2024: focus sui giovani
Martedì 18 luglio, invece, con il nodo della flessibilità in uscita si iniziano a valutare le misure da inserire nella prossima Legge di Bilancio 2024.
Si parla di una possibile Quota 41 con ricalcolo contributivo della pensione né si esclude l’ipotesi di una proroga della Quota 103 con le attuali regole (62 anni di età e 41 anni di contributi), che resta al momento l’ipotesi più gettonata.
Sull’APE Sociale sembra probabile una nuova proroga a tempo, anche se non mancano le richieste di rendere strutturale questa formula di accompagnamento alla pensione, oggi garantita dallo Stato per alcune fasce più deboli della popolazione con un certo numero di contributi.
Opzione Donna 2024: se ne discute il 5 settembre
L’Opzione Donna dovrebbe essere al centro della riunione del 5 settembre, dopo la pausa estiva. La misura tuttavia ha già il destino segnato e, semmai, sarà riproposta ma a condizioni ancora più restrittive.
Secondo le anticipazioni de Il Sole 24 Ore, sarebbero due le ipotesi in corso di valutazione: lasciare il requisito di età a 60 anni, ma eliminando lo sconto di un anno per ogni figlio (fino a un massimo di 58 anni) oppure alzare l’eta a 61 o 62 anni. In tutti i casi, non sembra in discussione il requisito contributivo dei 35 anni.
In entrambe le ipotesi, par di capire, verrebbero previsti anche altri paletti, che sostanzialmente limiterebbero la platea delle aventi diritto a precise categorie di lavoratrici. Attualmente l’accesso all’Opzione Donna è previsto per caregiver, lavoratrici con invalidità pari o superiore al 74%, e licenziate o dipendenti da aziende in crisi. Non è chiaro in che modo queste categorie verrebbero rimodulate.
A settembre dovrebbero anche essere terminati i lavori dell’Osservatorio sulle pensioni istituito presso il Ministero del Lavoro, in relazione all’andamento dei sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale, che potrebbero fornire ulteriori elementi di valutazione delle ipotesi allo studio e delle misure da inserire in Manovra 2024 e in Riforma Pensioni.