Sul lungo periodo bisogna arrivare a un «rafforzamento del sistema previdenziale, con particolare riguardo alle pensioni future». Nel frattempo si ragiona di pensione anticipata con formule di flessibilità in uscita da prorogare, eventualmente, nel 2024.
Fondamentalmente è stato confermato un andamento già emerso: la riforma pensioni non si riuscirà a fare nemmeno nel 2023 e se ne riparlerà nel 2024. Per questo motivo si affronta prioritariamente il tema della flessibilità in uscita.
Dell’impostazione dei lavori sui temi della previdenza si è parlato nel corso del vertice fra Governo e sindacati del 31 maggio che ha aperto una stagione di confronto sui temi fondamentali per l’economia e le parti sociali.
Riforma Pensioni: le novità per il 2024
«Il primo tavolo sarà sugli anticipi pensionistici» ha annunciato la premier ai sindacati. Significa parlare di Quota 103, Opzione Donna, APE social.
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Quota 1o3 da prorogare con modifiche
La Quota 103 è attualmente in vigore per il solo 2023, prevede la pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Bisogna decidere se prorogarla anche nel 2024 così com’è o rivisitarla, introducendo di fatto un nuovo strumento di flessibilità in uscita (dopo al progressione degli ultimi cinque anni, con l’avvicendamento delle Quota 100, 102 e infine 103).
Opzione Donna al restyling
Le altre due forme di flessibilità in uscita attualmente previste, sempre solo fino alla fine del 2023, sono l’Opzione Donna e l’APE Sociale.
Sul primo fronte, la manovra di quest’anno ha impresso una stretta sui requisiti, è aperto il dibattito sull’ipotesi di tornare alle regole precedenti, caldeggiata per esempio dai sindacati. Attualmente l’Opzione Donna richiede 60 anni di età e 35 anni di contributi entro la fine del 2022 (un anno di età in meno per ogni figlio, fino a un massimo sconto di due anni). E, in più, l’appartenenza a una delle seguenti tipologie: lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa, caregiver da almeno sei mesi, riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%.
Le ipotesi di maggior flessibilità chiedono di eliminare questi ultimi requisiti, tornando ai soli paletti di età anagrafica e contribuzione.
APE Sociale a un bivio
Infine l’APE Sociale è forse la misura meno controversa, viene prorogata così com’è da quale anno, consente di andare in pensione a 63 anni e 30 o 36 anni di contributi ai lavoratori appartenenti a una delle quattro categorie ammesse: caregiver, riduzione capacità lavorativa pari almeno al 74%, disoccupati involontari che abbiano terminato di percepire il sussidio, addetti a mansioni gravose. Nei primi tre casi il requisito contributivo è pari a 30 anni, per i lavori gravosi sale a 36 anni.
Riforma Pensioni in Legge di Bilancio 2024
Questi dunque i temi sul tavolo tecnico che farà partire i lavori sulle pensioni. L’orizzonte temporale di questo dibattito sembra essere la prossima Legge di Stabilità. Successivamente, si parità con il discorso più complessivo sull’intero sistema previdenziale. Obiettivi: «garantire la tenuta del sistema ed evitare il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni».