I lavoratori caregiver in Italia rappresentano il 38% del totale degli occupati, sono impegnati una media di 14 ore settimanali nella cura del proprio caro spesso senza alcun supporto esterno e affrontano una spesa media annuale pari a 10mila euro per sostenere le cure.
Secondo la survey “Care 4 caregivers” realizzata da Jointly e BCG, in Italia più di un lavoratore su tre si occupa di un familiare non autosufficiente, tuttavia solo un caregiver su quattro (25%) usufruisce di servizi pubblici (prevalentemente beneficiando dell’indennità prevista dalla Legge 104), mentre una percentuale pari al 33% si rivolge a strutture o professionisti privati.
Tenendo conto della crescita dell’aspettativa di vita in Italia, i tempi sono decisamente maturi per favorire nuove forme di welfare aziendale che vadano incontro alle esigenze dei caregivers nel settore pubblico e privato. Oltre ai costi monetizzabili è necessario considerare infatti anche le conseguenze in termini di carico mentale e mancanza di tempo, tanto da influire negativamente anche sull’attività lavorativa.
Il welfare privato può anche essere a “basso costo” per l’azienda, limitandosi a fornire servizi e soluzioni utili a supportare i lavoratori caregiver anche dal punto di vista logistico e amministrativo e creando partnership sul territorio con gli enti pubblici per far fronte alle carenze del servizio sanitario nazionale.
I vantaggi che il welfare aziendale potrebbe in questo modo generare per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei caregiver familiari sarebbero notevoli.
Ad esempio sportelli di orientamento sui servizi e sulle procedure burocratiche da attivare, ma anche la segnalazione di strutture specializzate e lo sviluppo di piattaforme di networking per la condivisione di esperienze tra familiari.
Anche alla luce del DdL 506 (il cosiddetto “DdL Anziani”) e del disegno di Legge delega per la semplificazione dei procedimenti amministrativi approvato a maggio per la semplificazione regolatoria e la riduzione degli oneri amministrativi a carico dei familiari che assistono congiunti con disabilità e anziani non autosufficienti.