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Maternità e lavoro: disparità di genere già in fase di colloquio

di Teresa Barone

Pubblicato 15 Maggio 2023
Aggiornato 15:56

Per tutelare l’occupazione femminile e ridurre il gap di genere serve rendere neutrale il processo di selezione per evitare pregiudizi sulla genitorialità.

La disparità di genere in ambito occupazionale inizia già in fase di colloquio, tanto che il primo step da compiere per favorire il lavoro femminile è impostare una selezione gender-bias free soprattutto nei settori caratterizzati da un maggiore gap, come Logistica, ICT e Mechanics.

Gi Group Holding e Fondazione Gi Group hanno approfondito il tema della maternità nel mondo del lavoro rendendo noti gli esiti della survey “Women4: superare le disparità di genere per un futuro del lavoro sostenibile”.

Selezioni: vietato chiedere dei figli

Per il 60% degli intervistati, le domande rivolte a uomini e donne in fase di colloquio sono diverse e i quesiti riservati alle candidate riguardano soprattutto le prospettive di genitorialità, sebbene questo tipo di domande sia vietato dall’ordinamento nazionale.

Fra le barriere all’occupazione delle donne la maternità (effettiva o desiderata) – commenta Rossella Riccò, Responsabile Centro Studi ODM Consulting – emerge come una delle criticità principali. Questa viene ancora oggi vista da molte imprese come un costoaggiunto” ed è accompagnata dal timore di una “minor produttività” o di abbandono dell’attività lavorativa da parte delle neomamme.

Come rendere i colloqui neutrali

Lo studio propone alcune misure da mettere in atto per superare il divario di genere e rendere la realtà lavorativa più inclusiva ed equa, anche durante i processi di selezione:

  • formare i recruiter sull’impatto dei preconcetti di genere e sulle tecniche che possono ridurne l’effetto;
  • adottare processi di recruitment improntati su criteri misurabili, trasparenti ed equi;
  • creare job description e annunci senza includere pronomi, ma utilizzando espressioni come “il/la candidato/a ideale” e specificando sempre che ci si rivolge ad entrambi i sessi;
  • pubblicare gli annunci sulle piattaforme online o i canali digitali condividendoli con associazioni o gruppi locali di donne;
  • stabilire quote di genere sia per le short-list delle candidature sia per la selezione di nuove figure;
  • analizzare l’influenza degli pregiudizi di genere nella programmazione dei sistemi IA e nelle Learning Machine applicate allo screening dei CV;
  • svolgere la fase di selezione dei CV per la creazione delle short-list dei candidati con modalità blind, rimuovendo tutti gli indicatori personali (nome, genere, età, esperienza di lavoro, background educativo);
  • utilizzare un elenco di domande standardizzate uguali per tutti i candidati e le candidate;
  • stipulare accordi con le APL e i Centri per l’Impiego (CPI) impegnati in progetti di reinserimento al lavoro di donne disoccupate o inoccupate;
  • stipulare accordi di partenariato per l’attivazione di tirocini o stage formativi con scuole, Università, enti di formazione del territorio compresa la partecipazione ai career day.