Perché in Italia le donne percepiscono stipendi inferiori e pensioni più basse rispetto ai colleghi uomini? Su questo interrogativo si è focalizzato il seminario “Le scomode cifre dell’Italia delle donne” organizzato dal Consiglio Nazionale degli Attuari insieme a Noi Rete Donne, evento che ha permesso di fare luce sulla disparità economica che non accenna a diminuire.
In Italia il tasso di occupazione femminile si ferma al 55%, una percentuale che segna oltre 14 punti percentuali in meno rispetto alla media europea e oltre 18 punti rispetto alle economie più avanzate del vecchio continente, mentre la retribuzione media lorda settimanale femminile è pari a 468 euro a fronte dei 608 euro percepiti dagli uomini. Il 22,5% in meno.
Nel nostro Paese le donne sono impiegate soprattutto nei servizi pubblici, come Istruzione e Sanità, e nei servizi alla persona. Settori in cui si registrano redditi medi inferiori e maggiore precarietà lavorativa. Sebbene l’Italia vanti una normativa tra le più avanzate d’Europa, dunque, la popolazione femminile lavora di meno di quella maschile e, soprattutto, deve accontentarsi di retribuzioni e pensioni inferiori nonché di opportunità di carriera non equiparate.
Sul fronte pensionistico, invece, la pensione di vecchiaia media lorda mensile è pari a 1.970 euro per gli uomini e 1.321 euro per le donne. Il “differenziale di genere” è quindi pari al 32,9, vale a dire che gli uomini percepiscono il 32,9% in più rispetto alla media del totale delle pensioni di vecchiaia.
Un peso determinante nel minore accumulo di contributi per la pensione è dovuto alla scelta tra lavoro o famiglia, per la difficoltà di conciliare vita professionale e carichi familiari. Su 100 donne tra 25 e 49 anni di età, 73 hanno figli piccoli e di queste 27 non lavorano.
Da qui, anche il welfare appare sbilanciato tra i due sessi, come ha sottolineato l’ex Ministra Elsa Fornero: “quando pensi al welfare, pensi alle pensioni”, ma in realtà il welfare riguarda tutta la vita lavorativa: “lo dobbiamo vedere legato al concetto di vita intera”.
Allora, il compito del welfare dello Stato sociale è di cominciare a ridurre le disparità dall’inizio.