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Calcolo pensione per i commercianti: tutte le opzioni

di Noemi Ricci

5 Aprile 2023 13:18

Scopri come viene calcolata la pensione dei commercianti a partire da contributi versati, età anagrafica e anni di contribuzione effettivi.

Il calcolo della pensione per i commercianti è un processo complesso che dipende da diversi fattori, e la prestazione maturata non deve confondersi con il trattamento IndCom che è invece uno strumento di accompagnamento alla pensione vera e propria.

Vediamo di seguito i criteri utilizzati per determinare il diritto e l’importo della pensione per chi è iscritto alla Gestione Commercianti INPS e le opzioni in termini di età pensionabile e contributi minimi necessari.

Quanti contributi servono per la pensione dei commercianti?

L’età pensionabile per i commercianti, per la pensione di vecchiaia, è di 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi, ma esistono delle opzioni per il pensionamento anticipato.

Al fine di salvaguardare le posizioni dei lavoratori che hanno maturato i requisiti necessari per accedere alla pensione prima del 1993 (anno della riforma Amato), è stabilito che per tali soggetti continuino ad applicarsi i precedenti requisiti minimi di 15 anni di contributi. Questa disposizione riguarda i lavoratori che hanno raggiunto i 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992 e coloro che, sempre alla stessa data, risultano ammessi alla prosecuzione volontaria. In quest’ultimo caso non è  richiesto che l’assicurato abbia effettuato versamenti pregressi alla predetta data.

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La pensione di vecchiaia contributiva può essere richiesta sia da uomini che da donne all’età di 71 anni, a patto che siano stati versati almeno 5 anni di contributi effettivi, volontari e da riscatto (non valgono i contributi figurativi). A differenza dei lavoratori dipendenti, ai lavoratori autonomi non è richiesta la cessione dell’attività o la rimozione dagli eventuali elenchi professionali. Per avere diritto alla pensione, l’importo del trattamento deve essere pari o superiore a 1,5 volte l’ammontare annuo dell’assegno sociale INPS. Nel 2023, il limite per l’assegno sociale INPS è pari a 503,27 euro mensili, quindi il limite per la pensione di vecchiaia contributiva sarà pari a 754,90 euro mensili (1,5 volte l’assegno sociale).

I commercianti uomini possono accedere alla pensione anticipata con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne possono farlo con almeno 41 anni e 10 mesi di contributi.

Inoltre, esiste l’Opzione Donna per il pensionamento anticipato, una modalità che consente alle commercianti di accedere alla pensione anticipata a partire dai 58-60 anni di età e con un minimo di 35 anni di contribuzione. Altre opzioni percorribili per l’uscita anticipata sono: Quota 103 e APe sociale e la pensione precoci.

Perché i commercianti prendono poco di pensione?

La pensione degli artigiani e dei commercianti risulta spesso bassa a causa delle aliquote contributive, che di norma sono inferiori rispetto a quelle dei dipendenti. Inoltre, chi lavora in proprio o in piccole attività ha difficoltà a versare contributi sufficienti per garantirsi una pensione adeguata, rappresentando un onere economico significativo.

Quanto versano di contributi i commercianti?

Il sistema pensionistico dei commercianti si finanzia tramite il versamento di contributi, i quali sono proporzionati al reddito d’impresa dichiarato ai fini fiscali. La base imponibile su cui si calcolano i contributi è costituita dalla somma di tutti i redditi di impresa dichiarati ai fini fiscali prodotti nel corso dell’anno cui i contributi si riferiscono, purché rispettino un importo minimo e massimo stabilito per legge.

Il limite minimo di reddito per il calcolo dei contributi previdenziali dei commercianti dipende dalla retribuzione minima stabilita annualmente per i dipendenti del settore. Nel 2023, il reddito minimo è pari a 17.504 euro e il contributo minimo corrisponde a 4.284,98 euro (24,48% di 17.504 euro più 7,44 euro destinati al fondo maternità), che viene ridotto a 4.161,14 euro per i collaboratori con meno di 21 anni.

La legge prevede inoltre un limite massimo di reddito d’impresa al di sopra del quale non si applica il versamento di contributi previdenziali. Tale limite è stabilito in base al “tetto” di retribuzione pensionabile previsto per i lavoratori dipendenti, maggiorato di 2/3. Nel 2023, il massimale di reddito annuo è pari a 86.983 euro, derivante dalla prima fascia del “tetto” di retribuzione pensionabile (52.190 euro) aumentata di due terzi.

Reddito Aliquota
Titolari e collaboratori over 21 fino a € 52.190
Titolari e collaboratori over 21 oltre € 52.190
24,48%
25,48%
Titolari e collaboratori under 21 fino a € 52.190
Titolari e collaboratori under 21 oltre € 52.190
23,73%
24,73%

Come si calcola la pensione commercianti?

Per quanto riguarda il calcolo della pensione di vecchiaia per i commercianti, l’importo dipende dal reddito minimo su cui si calcolano i contributi e dal periodo di contribuzione. Tale minimale è stabilito annualmente dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il periodo di contribuzione minimo richiesto per accedere alla pensione è invece sempre di 20 anni.

Per effettuare il calcolo della pensione di vecchiaia per i commercianti, è necessario conoscere l’età contributiva al 31 dicembre 1995.

  • coloro che hanno accumulato almeno 18 anni di contributi, si utilizza un criterio misto, retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per l’attività successiva al 1° gennaio 2012.
  • coloro che hanno meno di 18 anni di contributi utilizzano un criterio misto, retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995 e contributivo per i periodi di attività successivi.
  • per coloro che si sono iscritti dall’1 gennaio 1996 e non hanno alcuna anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, si applica solo il criterio contributivo legato al valore dei contributi versati nel corso degli anni.

Come si calcola la pensione lorda dei commercianti?

Per determinare l’importo della pensione lorda annua, è necessario eseguire una moltiplicazione tra il montante contributivo, cioè la somma dei contributi versati nel corso degli anni, il tasso annuo di capitalizzazione stabilito dall’ISTAT in base alla variazione del PIL degli ultimi cinque anni e il coefficiente di trasformazione, fissato dal Ministero del Lavoro e aggiornato ogni tre anni in base all’adeguamento dell’età pensionabile rispetto all’aspettativa di vita.

Il risultato di questa moltiplicazione rappresenta l’ammontare annuo della pensione lorda, che viene poi diviso per 13 mensilità per ottenere l’importo mensile.

A partire dal 1° gennaio 2023, i divisori e i coefficienti di trasformazione applicabili sono quelli stabiliti dal decreto interministeriale Lavoro-Economia del 1° dicembre 2022 per il periodo 2023-24.

Come si calcola la quota retributiva?

Il calcolo della quota retributiva per i commercianti si basa su due quote: la quota A e la quota B. La quota A si basa sulle retribuzioni delle ultime 520 settimane di lavoro autonomo, moltiplicate per il numero di settimane accumulate dall’inizio dell’attività lavorativa fino al 31 dicembre 1992. La quota B, invece, viene calcolata sulle retribuzioni delle ultime 780 settimane di lavoro autonomo, moltiplicate per il numero di settimane accumulate dal 1° gennaio 1993 fino alla data di inizio della pensione.

Per la quota di reddito annuo superiore al tetto pensionabile (52.190 euro nel 2023), l’aliquota di rendimento per la Quota A diminuisce progressivamente, passando dall’1,5% alla fascia che supera il 33%, all’1,25% per la fascia tra il 33% e il 66%, e all’1% per la restante fascia di reddito annuo pensionabile oltre il 66%.

Per la quota B, l’aliquota di rendimento viene stabilita in base alla fascia di reddito contributivo pensionabile e al numero di anni di contribuzione. Nel 2023, le aliquote di rendimento variano a seconda della fascia di reddito, partendo dal 2% per la fascia fino a 48.279,20 euro, fino al 0,90% per la fascia oltre i 91.730,48 euro.

Come si calcola la pensione commercianti con sistema misto?

Il calcolo della pensione per le Partite IVA con il sistema misto prevede l’applicazione di due criteri differenti a seconda dell’anzianità contributiva maturata entro il 31 dicembre 1995:

  • coloro che hanno accumulato almeno 18 anni di contributi fino alla data sopracitata, vedono applicato il sistema retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e il sistema contributivo per il periodo successivo al 1° gennaio 2012;
  • a coloro che hanno accumulato contributi prima del 1995, ma per un periodo inferiore ai 18 anni, si applica il sistema retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995 e il sistema contributivo per il periodo successivo al 1° gennaio 1996.

Come funziona l’indennizzo commercianti 2023?

L’indennizzo per la cessazione definitiva dell’attività commerciale (IndCom) è un beneficio riconosciuto ai titolari e ai loro collaboratori che esercitano un’attività commerciale con vendita al dettaglio, come ad esempio negozi, bar, ristoranti, agenti e rappresentanti di commercio, e che cessano definitivamente l’attività. Per poter accedere a questo indennizzo, è necessario che l’esercente abbia compiuto almeno 62 anni se uomo e 57 anni se donna, e che siano stati versati almeno 5 anni di contributi nella assicurazione obbligatoria dei commercianti, gestita dall’INPS.

L’indennizzo, che viene corrisposto dall’INPS, è pari al trattamento minimo di pensione, ovvero 572 euro per 13 mensilità nel 2023, che sale a 600 euro al mese per 13 mensilità per chi ha almeno 75 anni. Questo trattamento viene corrisposto fino al momento in cui si raggiunge il diritto alla pensione di vecchiaia, attualmente 67 anni di età. L’indennizzo non può essere richiesto da chi ha superato questa età.

L’esercente deve consegnare presso il Comune dove l’attività si svolge l’autorizzazione ad esercitarla e richiedere la cancellazione dal registro delle imprese presso la Camera di Commercio. Se i requisiti sono soddisfatti, la decorrenza dell’indennizzo è dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda.

L’iscritto che beneficia di questo indennizzo e che si rioccupa, sia come dipendente che come autonomo, è tenuto a darne comunicazione all’INPS entro 30 giorni, poiché il beneficio è incompatibile con qualsiasi attività lavorativa.

La domanda può essere presentata all’INPS in via telematica o tramite un ente di Patronato.

Come si calcola la pensione di reversibilità commercianti?

La pensione di reversibilità, ovvero il pagamento al coniuge o ai familiari del pensionato in caso di suo decesso, è pari a:

  • il 60% per il coniuge, ma questa percentuale sale all’80% se c’è un figlio a carico e al 100% in presenza di due o più figli;
  • se il superstite è un figlio, la quota di reversibilità è pari al 70%, che sale all’80% se i figli sono due o al 100% in presenza di almeno tre figli.
  • se come superstiti ci sono solo i genitori, fratelli o sorelle, questi hanno diritti a percentuali più basse. Un genitore, o un fratello o sorella, prenderà il 15%. Se ci sono entrambi i genitori, o almeno due fratelli o sorelle, la quota sale al 30%.

In caso di altro reddito del superstite, la pensione di reversibilità è compatibile, ma si subiscono decurtazioni, a seconda dell’entità del reddito.