La settimana corta è il sogno di molti lavoratori italiani, che vorrebbero accedere a contratti aziendali più flessibili come sta accadendo in molti Paesi d’Europa. Lavorare quattro giorni a settimana, infatti, è un’opportunità che diverse realtà stanno sperimentando da tempo, e a metterla in pratica sono anche una strettissima rosa di aziende italiane.
A svelare le preferenze degli italiani è l’ultima edizione del Randstad Workmonitor, report basato sull’indagine effettuata in 34 Paesi del mondo. Il 29% del campione di dipendenti presi in considerazione in Italia, infatti, è favorevole alla settimana corta a prescindere dall’orario di lavoro stabilito.
Molto dipende, infatti, dalla tipologia di settimana corta applicabile. In alcune nazioni, come il Belgio ad esempio, chi lavora quattro giorni ottiene lo stesso stipendio previsto per i 5 giorni e per lo stesso numero di ore di lavoro distribuite diversamente, mentre in altri casi (come quello di Banca Intesa) la settimana corta di 4 giorni prevede 9 ore lavorative giornaliere a parità di retribuzione e su base volontaria.
Di certo, il Workmonitor rivela che molti italiani sono favorevoli alla possibilità della settimana corta, ma anche che il tema è divisivo, perché le preferenze di orario sono le più diverse – commenta Valentina Sangiorgi, Chief HR Officer di Randstad. –
In generale, una nuova modulazione dell’orario di lavoro può produrre benefici per lavoratori e aziende ma deve tenere in considerazione le esigenze di tutti: un giorno libero in più o una giornata corta, ad esempio per impegni familiari.