Nel pacchetto famiglia inserito nella Manovra 2024, all’articolo 36 si introduce una importante novità (come misura fruibile in alternativa tra i due genitori) per il congedo parentale dei dipendenti con figli: si conferma la retribuzione maggiorata all’80% per il primo mese di congedo facoltativo concessa già lo scorso anno (ma confermata per il solo 2024) e si prevede un indennizzo maggiorato al 60% per il secondo mese, in entrambi i casi se utilizzati fino al sesto anno di vita del bambino.
Vediamo dunque in dettaglio i punti chiave sul nuovo congedo parentale dal 2024 in Italia.
Congedo parentale retribuito: cosa cambia nel 2024
In Italia, lo ricordiamo, ciascun genitore dipendente può assentarsi dal lavoro per un periodo di 6 mesi, anche frazionabile, entro i primi 12 anni di vita del figlio. Se la madre è l’unico genitore il congedo sale a 10 mesi, mentre per il padre il limite si estende fino a 7 mesi nel caso in cui si astenga dal lavoro per almeno 3 mesi continuativi (per complessivi 11 mesi tra genitori).
I dipendenti hanno diritto in tutto (fra entrambi i genitori) a 9 mesi di congedo retribuito, durante i quali si percepisce di norma il 30% dello stipendio medio entro i 12 anni di vita del figlio (o di ingresso in casa, per le adozioni e affidi).
Regole particolari per il 2023 e il 2024
- Per il 2023 era già stato previsto un mese di congedo parentale all’80% per i genitori che lo prendono per un figlio che non ha ancora sei anni. Quest’anno dunque, i dipendenti genitori hanno diritto a un mese indennizzato all’80% della retribuzione e a otto mesi indennizzati al 30%, mentre gli ultimi due mesi non sono indennizzati, tranne in casi particolari (il periodo totale di congedo parentale utilizzabile è rimasto immutato).
- Per il 2024 è ora previsto un ulteriore mese di congedo retribuito per i genitori con figli fino a 6 anni con indennità, che però è indennizzato al 60% (invece che 30%). Si confermano invece gli altri 4 mesi con indennità a 30% e il primo mese all’80%, introdotto lo scorso anno e confermato solo per il 2024.
NB: Per avere diritto al congedo parentale con indennizzo maggiorato, i genitori devono aver utilizzato completamente i congedi obbligatori di maternità e paternità.
Appare utile ricordare che dal 2023 è previsto un congedo obbligatorio di paternità di 10 giorni, retribuito al 100% dall’INPS e con divieto di licenziamento fino al primo anno di vita del figlio. Il congedo può essere richiesto dai lavoratori dipendenti, compresi i lavoratori domestici e gli agricoli a tempo determinato. Il periodo di astensione può essere preso nell’arco temporale che va dai due mesi prima del parto ai cinque mesi successivi alla nascita. Il congedo è fruibile anche durante il congedo di maternità della madre lavoratrice ed è compatibile con il congedo di paternità alternativo a quello della madre.
Quanto dura il congedo indennizzato
Di questi mesi cumulativi di congedo parentale spettanti (e fruibili anche a ore):
- 3 mesi di congedo retribuito spettano al padre,
- 3 mesi di congedo retribuito spettano alla madre,
- 3 mesi di congedo retribuito possono essere spartiti tra entrambi.
Se un genitore è solo spettano 9 mesi interi indennizzati al 30%.
Se il bambino è riconosciuto come disabile grave ai sensi della Legge 104, il genitore ha diritto a due anni di congedo straordinario, frazionabili anche a giorni, con una retribuzione pari al 100% dello stipendio dell’ultimo mese precedente alla richiesta di astensione dal lavoro.
Cos’è il congedo parentale
Il congedo parentale in Italia è un diritto previsto dalla legge che consente ai genitori di prendersi cura dei propri figli neonati o adottivi. È un importante strumento di conciliazione tra vita familiare e lavoro, progettato per permettere ai genitori di dedicare più tempo ai loro figli nei primi anni di vita.
Le regole principali riguardanti il congedo parentale sono stabilite dall’articolo 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151.
Ecco come funziona il congedo parentale:
- congedo per la madre: la madre lavoratrice può usufruire del congedo parentale per un periodo continuativo o frazionato, ma in totale non superiore a 6 mesi. Questo periodo può iniziare dopo il periodo di astensione obbligatoria per la maternità. Se la madre è l’unico genitore, il congedo può essere esteso fino a 10 mesi;
- congedo per il padre: il padre lavoratore ha diritto al congedo parentale dal momento della nascita del bambino, per un periodo continuativo o frazionato che non può superare i 6 mesi. Tuttavia, se il padre decide di astenersi dal lavoro per almeno 3 mesi consecutivi, il limite massimo del suo congedo viene esteso a 7 mesi;
- quando entrambi i genitori lavoratori fanno uso del congedo parentale con una pausa di almeno 3 mesi consecutivi tra i loro periodi, il limite totale dei congedi genitoriali è aumentato a 11 mesi.
I periodi di congedo parentale sono computati nell’anzianità di servizio, esclusi gli effetti relativi alle ferie e alla 13° mensilità.
=> Congedo parentale (anche a ore): regole e importi
Chi può fare domanda di congedo parentale
Il congedo parentale in Italia è un diritto riconosciuto sia alla madre che al padre lavoratori dipendenti, compresi quelli con contratto di apprendistato, ai soci lavoratori di cooperative, ai genitori operai agricoli a tempo determinato, ai genitori lavoratori stagionali a termine e ai genitori lavoratori dello spettacolo a tempo determinato.
Anche i genitori lavoratori iscritti alla gestione separata e le madri lavoratrici autonome che hanno effettuato il versamento dei contributi possono usufruire del congedo parentale per un massimo di 3 mesi entro il primo anno di vita del bambino. I genitori liberi professionisti possono richiedere il congedo parentale se hanno almeno 3 mensilità di contribuzione piena nei 12 mesi precedenti e si astengono dall’attività lavorativa.
Il congedo parentale 2023 permette loro di astenersi dal lavoro per un periodo complessivo di 10 mesi, da distribuire tra i due genitori, nei primi 12 anni di vita del loro bambino.
È importante notare che il congedo parentale spetta al genitore richiedente, anche se l’altro genitore non ha diritto a usufruirne. Inoltre, se il rapporto di lavoro di un genitore termina durante il periodo di congedo, il diritto al congedo stesso cessa dalla data di interruzione del lavoro.
Anche i genitori che adottano o prendono in affido un bambino hanno il diritto di usufruire del congedo parentale. Questo tipo di congedo può essere richiesto dai genitori adottivi o affidatari, indipendentemente dall’età del minore, entro 12 anni dal momento in cui il bambino entra a far parte della famiglia, ma non oltre il raggiungimento della maggiore età.
Chi non può fare domanda di congedo parentale
In generale, il congedo parentale in Italia è pensato per sostenere i genitori lavoratori nella cura dei loro figli nei primi anni di vita.
Tuttavia, ci sono alcune situazioni in cui un genitore potrebbe non essere idoneo a fare domanda di congedo parentale o potrebbe non averne diritto. Alcuni possibili casi in cui non si può fare domanda di congedo parentale includono:
- genitori non lavoratori dipendenti: il congedo parentale è specificamente concepito per i genitori che sono impiegati e lavorano come dipendenti. Se un genitore non è un lavoratore dipendente, potrebbe non avere diritto al congedo parentale;
- genitori non residenti in Italia: il diritto al congedo parentale in Italia è solitamente riservato ai genitori che risiedono e lavorano nel Paese. Chiunque non sia un residente o un lavoratore in Italia potrebbe non avere accesso a questo beneficio;
- lavoratori autonomi e non iscritti alla gestione separata: i genitori che sono lavoratori autonomi ma non sono iscritti alla gestione separata della previdenza sociale potrebbero non avere diritto al congedo parentale.
- genitori lavoratori iscritti alla gestione separata (lavoratori a progetto e categorie assimilate come i collaboratori coordinati e continuativi presso la P.A. e i titolari di assegno di ricerca) che risultano anche iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie;
- lavoratori pensionati;
- dipendenti senza figli: il congedo parentale è specificamente destinato a permettere ai genitori di prendersi cura dei loro figli nei primi anni di vita. Quindi, se un individuo non ha figli, non ha diritto al congedo parentale;
- genitori di figli oltre i 12 anni: il congedo parentale in Italia è limitato ai primi 12 anni di vita del bambino. Quindi, se il figlio ha superato questo limite di età, i genitori non possono richiedere il congedo parentale;
- genitori adottivi o affidatari di figli oltre i 18 anni: in caso di adozione o affido, i 12 mesi di limite del congedo parentale, nel 2023, si intendono dal momento in cui il bambino entra a far parte della famiglia, ma solo fino al raggiungimento della maggiore età;
- altre restrizioni specifiche: potrebbero esserci alcune restrizioni o limitazioni legate a casi particolari che potrebbero impedire a un genitore di usufruire del congedo parentale, ad esempio, in situazioni in cui il bambino è già affidato a un’altra persona o in caso di adozioni o figli nati da maternità surrogata, dove le regole possono variare.
Congedo parentale Scuola
Sottolineiamo inoltre che alcuni CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro) prevedono che il 1° mese di congedo parentale sia retribuito al 100%. È questo il caso del CCNL del comparto Scuola. I docenti hanno infatti diritto a 5 mesi di astensione obbligatoria e poi ai mesi di congedo parentale. Durante il primo mese di congedo parentale scuola, la retribuzione è al 100%.
Il diritto al congedo parentale nel 2023 si applica sia ai docenti a tempo indeterminato che a quelli a tempo determinato. Tuttavia, esistono alcune considerazioni importanti per i docenti che intendono richiedere il congedo parentale 2023 scuola.
Presa di servizio: per richiedere il congedo parentale, è necessario prendere servizio. In altre parole, il rapporto di lavoro deve essere avviato prima di poter presentare la richiesta di congedo. Questo vale sia per le supplenze che per le assunzioni a tempo indeterminato.
Una domanda comune è se è necessario presentarsi fisicamente a scuola il primo giorno di servizio per poter richiedere il congedo parentale. La risposta è sì. La richiesta di congedo parentale scuola nel 2023 può essere presentata solo dopo la presa di servizio. La domanda deve essere inviata con un preavviso di 15 giorni (o 48 ore in casi eccezionali) prima della data di inizio del congedo. Tuttavia, alcune scuole potrebbero richiedere solo un preavviso di 5 giorni, in conformità con il D.lgs. n. 80/2015.
C’è però un’eccezione a questa regola. Se un docente è in congedo di maternità e ottiene una supplenza durante questo periodo, può presentare la richiesta di congedo parentale senza dover prendere servizio nuovamente.
Ricordiamo che, dopo aver usufruito del congedo parentale scuola, se il bambino si ammala, i docenti hanno diritto a:
- 30 giorni all’anno di astensione retribuita al 100% fino ai 3 anni del bambino;
- 5 giorni all’anno dai 3 agli 8 anni del bambino, ma questi giorni non sono retribuiti.
Durante questi periodi, il genitore continua a maturare ferie e anzianità di servizio. Tuttavia, se il bambino si ammala oltre i 30 giorni all’anno, il genitore ha il diritto di assentarsi dal lavoro, ma non è retribuito e non accumula ferie, ma solo anzianità di servizio.