Semplificare i contratti a termine rendendoli più efficaci, consentendo di accedere a nuove opportunità in tempi brevi dopo la chiusura di un rapporto di lavoro: questo è l’obiettivo del Governo, secondo quanto affermato dal Ministro del Lavoro Marina Calderone.
Intervenuta nel corso del 6° Forum dei commercialisti ed esperti contabili, Calderone ha sottolineato la necessità di introdurre meno vincoli che riguardano i contratti a tempo determinato, rivedendone le causali e valorizzando quelle legate alla contrattazione collettiva, di più facile applicazione. Per contrattazione collettiva si intendono i contratti nazionali, territoriali o aziendali.
Credo che si parta da un assunto sbagliato, quello di considerare la flessibilità come precarietà.
Le causali che motivano le specifiche esigenze per la stipula di contratti a termine di durata superiore ai 12 mesi (ma non eccedente i 24 mesi), sono di norma demandate alla contrattazione collettiva di cui all’art. 51 del DLgs. n. 81/2015 (“contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e i contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria”).
Per il Ministro la flessibilità, come tale, è necessaria perché consente a imprese e lavoratori di uniformarsi alle situazioni di mercato.
E poi ci sono norme flessibili che vengono male utilizzate.
A essere considerate eccessivamente stringenti, in particolare, sono le norme introdotte con il Decreto Dignità che associano il contratto a termine con una forma di lavoro precario.
Non lo è – ha puntualizzato il Ministro -, laddove c’è la possibilità di utilizzarlo in modo sapiente per costruire delle carriere che necessariamente saranno caratterizzate da una serie di lavori diversi ma che fanno anche crescere professionalmente.
La disciplina attuale dei contratti di lavoro a termine, contenuta nel Dlgs 81/201, è stata oggetto di numerose riforme, ultima delle quali entrata in vigore con il Decreto Legge 87/2018 (Decreto Dignità). Limitando fortemente la flessibilità prevista dal precedente Jobs Act, il Decreto Dignità ha ridotto la durata complessiva del contratto a termine da 36 a 24 mesi e previsto l’obbligo di indicazione della causale per i contratti di durata superiore a 12 mesi, o ancora in tutti i casi di rinnovo.