Il tavolo di confronto tra i sindacati e le associazioni datoriali non ha prodotto un accordo sull’adeguamento retributivo per tutte le figure che rientrano nel CCNL domestico come colf, badanti e baby sitter. Pertanto sulle retribuzioni minime scatterà l’adeguamento all’80% dell’indice ISTAT già a partire da gennaio, generando un aumento del 9,2% e del 100% per le indennità di vitto alloggio.
Secondo quanto previsto dall’articolo 38 del CCNL domestico, infatti, in caso di mancato accordo tra le parti viene applicato l’adeguamento ISTAT in base all’inflazione, che sta mettendo a dura prova le finanze delle famiglie italiane.
La conseguenza potrebbe essere un aumento del lavoro nero come risposta alla difficoltà delle famiglie di adeguarsi ai minimi di legge. Il settore si trova già oggi al primo posto della classifica dei comparti segnati da un alto tasso di irregolarità: 52,3% contro una media nazionale del 12%.
La dilazione degli aumenti, come ha sottolineato Andrea Zini, vicepresidente della Fidaldo e presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, avrebbe reso maggiormente sostenibile il rincaro in un momento già critico per le famiglie.
Per colf e collaboratori familiari, gli aumenti vanno da 109 a 145 euro in più al mese.
Gli impatti maggiori si avranno per le figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, come nel caso delle badanti (livello Cs): la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l’aumento dei contributi, portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più.
Per le baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi (livello Bs), inoltre, lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, con quasi 115 euro in più a mese, facendo salire il costo totale annuo (comprensivo di contributi, TFR, ferie e tredicesima) di 1.743 euro.