Nel breve periodo intensificazione dei controlli sui percettori del reddito di cittadinanza, nel corso del 2023 una riforma complessiva dello strumento con due obiettivi: da una parte aumentare il sostegno per le fasce più fragili della popolazione, dall’altra stimolare l’inclusione lavorativa.
Sono strategie delineate dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, in sede di presentazione delle linee guida del suo dicastero davanti alla commissione Lavoro del Senato. L’intervento si è soffermato su diversi punti, fra cui anche la riforma delle pensioni, il potenziamento delle politiche attive grazie al PNRR ( puntando su apprendistato e sistema duale) e le azioni mirate a tutela e sostegno di giovani e donne.
Tutto questo si inserisce e si coordina con una revisione degli ammortizzatori sociali volta anche a favorire il rilancio della produttività industriale. Vediamo in particolare cosa si prevede in ambito RdC.
Riforma del Reddito di Cittadinanza
La Legge di Bilancio 2023 ha previsto una ridimensionamento del RdC che, a partire dal primo gennaio, durerà 8 mesi a fronte degli attuali 18 mesi, introducendo anche ulteriori vincoli, come ad esempio l’obbligo di seguire corsi di riqualificazione professionale per almeno sei mesi. Il tutto, in attesa di una più organica riforma dello strumento, ora delineata dalla ministra.
L’obiettivo, a più riprese già esplicitato dal Governo Meloni, è quello di rendere il Reddito di Cittadinanza più efficace nel reinserimento lavorativo.
Nel 2023 dovrà dunque essere istituito uno strumento a sostegno della povertà e insieme uno per l’inclusione lavorativa. L’azione passerà dal coinvolgimento stretto delle istituzioni territoriali, anche ampliando il campo dei soggetti qualificati che operino nel campo dell’intermediazione. Spiega la ministra:
si valuterà la possibilità di intervenire anche attraverso un parallelo intervento di riforma che vada ad istituire un nuovo reddito di inclusione attiva, da vedere al tempo stesso come misura di sostegno al reddito e di inclusione sociale per la parte più in difficoltà e fragile della popolazione.
L’esecutivo punta a innovare «il sistema dei servizi assistenziali portando queste misure contro la povertà assoluta nell’alveo dell’inclusione e promozione sociale».
Il nuovo strumento di inclusione attiva, ossia il nuovo RdC, dovrà riguardare i nuclei in condizione di povertà, anche ampliando la platea intervenendo sulle soglie attualmente definite dai criteri ISEE e dalle ulteriori condizioni patrimoniali previste.
Quindi, par di capire, il Governo da una parte vuole rafforzare gli strumenti di reinserimento lavorativo, dall’altra vuole ampliare la platea degli aventi diritto agli strumenti di welfare, sostanzialmente intervenendo sui criteri di reddito, a fronte del restringimento della categoria degli ammessi, già prevista in Manovra.
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La riforma è prevista nel 2023 e nel frattempo il Reddito di Cittadinanza continua ad essere in vigore, pur con le limitazioni previste dalla Legge di Bilancio. Calderone insiste sulla necessità di rafforzare i controlli, peraltro inserendosi in una linea già intrapresa dall’INPS. Il Ministero, in sinergia con l’Istituto di previdenza, «proseguirà ad effettuare campagne di verifica analitiche sui beneficiari del Reddito di Cittadinanza, in particolare sui soggetti di età inferiore a 26 anni».
A questo proposito, è stato presentato un emendamento alla Manovra in base al quale i giovani che non hanno terminato la scuola dell’obbligo devono iscriversi a un nuovo corso per terminare il percorso di studi. L’iter parlamentare della Legge di Bilancio 2023 è ancora in corso, con il voto sugli emendamenti che termina entro il 20 novembre, giorno in cui è previsto l’inizio della discussione in aula a Montecitorio.