Il 2023 potrebbe essere finalmente l’anno della riforma pensioni. Il condizionale è d’obbligo, visti gli slittamenti che si avvicendano da anni su questo fronte, ma la ministra del Lavoro Marina Calderone ha effettivamente inserito la riforma nelle linee programmatiche del suo dicastero, illustrate in audizione al Senato.
I punti di partenza fondamentali riguardano gli obiettivi di Governo sulle pensioni e il metodo alla base della riforma, che parte dal tavolo con i sindacati. Vediamo tutto.
Riforma Pensioni: sicurezza e certezze
Sono quindi due gli elementi chiave su cui viene posto l’accento: solidarietà e sostenibilità. Calderone definisce così la ratio che la riforma delle pensioni dovrà avere. E’ necessario arrivare a una:
revisione del sistema pensionistico nel segno della solidarietà e della sostenibilità per le future generazioni.
Quindi, un sistema che garantisca sul lungo periodo la sostenibilità dei conti pubblici e l’adeguatezza dei trattamenti previdenziali. Il riferimento alle future generazioni indica la volontà di prevedere meccanismo che tutelino il diritto previdenziale anche a fronte di un mercato del lavoro che spesso comporta carriere discontinue, con il rischio di non maturare un trattamento adeguato.
Stop alle formule a tempo
Negli ultimi anni si sono susseguite forme sperimentali di flessibilità in uscita (APE, Quota 100-102-103, Opzione Donna, solo per citarne alcune), che sono anche prorogate in parte dalle Legge di Stabilità 2023, per evitare il cosiddetto scalone. Con la riforma, tutto questo deve cambiare. Un elemento su cui Calderone insiste è infatti la volontà del Governo di “chiudere la stagione delle forme di accesso a pensioni sperimentali“.
I tempi per partire subito non erano ancora maturi per questa attesa svolta: in mancanza di proroghe, infatti, dal prossimo primo gennaio sarebbe stato necessario maturare i requisiti pieni della riforma Fornero per andare in pensione, quindi 67 anni e 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e dieci mesi di versamenti contributivi per gli uomini e 41 e dieci mesi per le donne per la pensione anticipata.
Calderone ha esplicitamente dichiarato di voler evitare «pericolosi scaloni anagrafici». Come quello che si sarebbe verificato senza proroghe da gennaio 2023 rispetto agli attuali requisiti previsti da forme transitorie di flessibilità in uscita, che consentono di ritirarsi con 63 anni (APE), 64 anni (Quota 103), dai 58 o 59 anni (Opzione Donna).
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Incentivi al ricambio generazionale
La ministra cita infine la necessità di garantire un adeguato ricambio generazionale all’interno del mondo del lavoro, anche:
prevedendo forme sostenibili di compartecipazione fra oneri a carico del datore di lavoro e dello Stato con esodo dei lavoratori più vicini alla pensione e percorsi mirati di staffetta generazionale con doti attrattive di incentivi alle assunzioni che consentano un efficace rilancio dell’occupazione giovanile.
Un meccanismo simile è già stato inserito in Manovra 2023, prevedendo un incentivo a restare al lavoro per chi raggiunge il requisito della Quota 103: il lavoratore può chiedere di non versare più contributi previdenziali, avendo già maturato una pensione, prendendo quindi uno stipendio più alto.
La ministra parla invece di incentivo all’esodo e staffetta generazionale. Si tratta, evidentemente di un punto su cui il dibattito può considerarsi aperto. In generale, si può sottolineare che il sistema previdenziale negli ultimi anni risulta compresso proprio da una duplice esigenza:
- garantire il ricambio generazionale nel mondo del lavoro, con forme di occupazione stabili che meglio tutelino il diritto a pensione,
- spostare in avanti l’asticella del pensionamento per chi invece è più vicino alla pensione.
Pensioni di garanzia
Sulle pensioni dei giovani la ministra è stata chiara:
saranno verificate, a favore delle generazioni più giovani, forme di garanzia pensionistica nel caso di carriere contributive discontinue; si disegneranno forme di potenziamento della posizione pensionistica in modo da formare in modo consapevole una futura rendita adeguata al tenore di vita con oneri calcolati secondo i principi generali del nostro ordinamento pensionistico.
Prossimi step
E siamo al metodo: per la ministra Calderone, l’impegno del governo è quello di aprire anche sulle pensioni tavoli di confronto, per considerazioni più ampie, nel 2023. Tradotto: prosegue e si focalizza sulle pensioni l’interlocuzione con i sindacati. La prima riunione sulla riforma pensioni è prevista per il 19 gennaio.
Nelle scorse settimane si sono già svolti alcuni vertici fra esecutivo e le parti sociali sulla Legge di Bilancio, ed è anche stata decisa una roadmap per le riforme future.