Non è chiarissimo al momento il destino del Reddito di Cittadinanza. L’unica indicazione, programmi elettorali a parte, è quella fornita dalla Premier: l’esecutivo vuole mantenere il RdC per i soggetti fragili ma non per coloro che sono in grado di lavorare.
C’è quindi l’evidente volontà di una riforma dello strumento (se non l’abolizione), la cui prima mossa è la mancata proroga dei contratti dei Navigator, scaduti lo scorso 31 ottobre. I dettagli su come procedere adesso, però, ancora non si conoscono. Né è chiaro se il Reddito di Cittadinanza troverà posto in Legge di Bilancio 2023.
Di certo si va verso una stretta delle regole attuali, per renderlo più efficace sul fronte occupazionale. Il Governo potrebbe anche rimettere completamente mano alla materia, abolendo l’attuale sussidio e sostituendolo con altri strumenti di welfare. Al momento sono tutte speculazioni, ma non mancano le ipotesi intorno alle quali dibattito politico si sta sviluppando.
Le indicazioni Meloni sul RdC
Partiamo dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni nel discorso programmatico alle Camere:
vogliamo mantenere e, laddove possibile, migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico.A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato, ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo, perché, per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia.
Come si vede, c’è una volontà di riforma ma non l’indicazione di strumenti precisi. Nel frattempo, si possono fare considerazioni sull’impatto che l’esclusione dei potenziali lavoratori avrebbe sull’attuale impianto del RdC.
Secondo alcune indiscrezioni, il Reddito di Cittadinanza sarà limitato alla sola componente di sussidio contro la povertà (erogabile direttamente dai Comuni) mentre le altre componenti potrebbero essere smantellate, in favore di nuove e differenti politiche attive per il lavoro.
Cosa può cambiare per gli attuali beneficiari
Secondo gli ultimi dati ANPAL di giugno 2022, erano 660mila i percettori di Reddito di Cittadinanza avviati alle politiche per il lavoro, su una platea di 919mila beneficiari. Significa che il 72% viene avviato a un percorso di inserimento o re-inserimento lavorativo. In teoria, è questa la platea che sarebbe esclusa dal sussidio economico.
Significherebbe risparmiare 4-5 miliardi rispetto ai circa 9 miliardi attualmente spesi ogni anno per il RdC.
La volontà è chiaramente quella di rendere lo strumento assistenziale, eliminando il sostegno al reddito finalizzato al reinserimento lavorativo. Ma questo non significa necessariamente escludere tutti coloro che sono stati avviati al lavoro. Si tratta, in molti casi, di persone non facilmente occupabili.
Secondo l’ANPAL, solo il 27,2% di questa platea si caratterizza come vicina al mercato del lavoro, mentre è superiore al 73% la percentuale di coloro che non lavorano da più di tre anni. E’ anche basso il livello medio di titolo di studio: più del 70% dei beneficiari ha la licenza media. Bisognerebbe capire se questa platea sarebbe inserita in percorso di formazione o inserimento al lavoro anche senza l’indennità economica.
Sempre i dati Anpal indicano che ci sono altri 172mila percettori di RdC già occupati, ma che hanno diritto a una integrazione dello stipendio. Anche questa platea è a rischio.
L’ipotesi doppio binario
Non si esclude dunque che si vada verso una sorta di sdoppiamento, con il Reddito di Cittadinanza come sussidio assistenziale ed una nuova prestazione di accompagnamento al lavoro.
La complessità della materia è tale per cui non è facile prevederne l’inserimento nella Legge di Bilancio 2023.
Una cosa è certa: i vecchi Navigator non sono stai riconfermati. Il ministero del Lavoro ha fatto sapere che questi contratti non sono prorogabili e che un eventuale utilizzo alternativo di questi operatori richiederebbe una norma, che al momento non è allo studio.