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Pensioni: l’aumento di fine anno cambia da gennaio, ecco come si calcola

di Barbara Weisz

Pubblicato 4 Novembre 2022
Aggiornato 22 Novembre 2022 16:49

Aumenti pensioni di novembre in base agli scaglioni di perequazione: sopra i 35mila si prende lo 0,15% in più ma a gennaio si prenderà di più.

Il cedolino pensione di novembre è stato più ricco per tutti i pensionati, incamerando lo 0,2% di adeguamento all’inflazione reale, ma per 11,5 milioni l’aumento è stato ancora più robusto: sono gli aventi diritto anche all’anticipo del 2% sulla perequazione 2023, avendo un reddito fino a 35mila euro all’anno.

Tutti gli altri prenderanno le spettanze in materia di rivalutazione solo dal prossimo gennaio, quando scatterà al rivalutazione per tutti. Di contro, chi ha avuto l’anticipo adesso avrà un aumento limitato nel 2023, nel senso che bisognerà scorporare l’anticipazione.

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Vediamo come si applicano gli aumenti, così da leggere correttamente il cedolino di questi ultimi mesi dell’anno (in particolare quello di novembre, dove c’è anche l’aumento dello 0,2 per cento), e a capire cosa succederà poi da gennaio. Con un’avvertenza: la Legge di Bilancio 2023 potrebbe contenere altre novità in tema di perequazione delle pensioni, anche se non sono previste.

Il calcolo della perequazione

Per calcolare sia lo 0,2% di recupero dell’inflazione 2021 (alla base delle pensioni 2022), sia il 2% di anticipo sull’inflazione 2022 (che impatta sulle pensioni 2023), bisogna partire dalla regola di base sulla perequazione delle pensioni, stabilita dall’articolo 34, comma 1, della legge 448/1998 (negli anni precedenti al 2022 sono stati applicati indici diversi, la manovra del 2020 ha stabilito il ritorno a questo meccanismo dal 2022).

Gli scaglioni di perequazione

  • 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo INPS (2mila 97,36 euro);
  • 90%  tra quattro e cinque volte il minimo INPS (da 2mila 97,36 a 2mila 621,70 euro);
  • 75% sopra cinque volte il minimo (sopra 2mila 621,70 euro).

Queste percentuali di perequazione vanno applicate agli indici relativi all’andamento dell’inflazione. Quindi, sia allo 0,2% di recupero dell’inflazione reale 2021, sia al 2% di anticipo su quella del 2022, che verrà calcolata per le pensioni 2023.

Il cedolino di novembre

Gli aumenti presenti nel cedolino di novembre sono i seguenti (calcolando tutte le agevolazioni):

  • le pensioni pari al massimo di 2mila 97,36 euro hanno avuto un aumento del 2,2% (spetta una rivalutazione piena);
  • le pensioni da quattro a cinque volte il minimo hanno avuto un aumento dell’1,98% (perchè il loro indice di perequazione è pari al 90%);
  • le pensioni sopra cinque volte il minimo e fino a 35mila euro annui hanno avuto un aumento dell’1,65%;
  • le pensioni sopra i 35mila euro hanno avuto un aumento dello 0,15% (perchè hanno diritto solo all’adeguamento 2022 e non anche all’anticipo 2023).

Attenzione: in novembre sono state versati anche gli arretrati sull’adeguamento all’inflazione relativo alle mensilità da gennaio a ottobre 2022. Quindi, oltre all’aumento rispetto alla pensione di novembre dello scorso anno, che è sopra quantificato, c’è anche lo 0,2% in più sulle pensioni dei primi dieci mesi dell’anno.

L’importo dipende sempre dagli scaglioni di reddito, quindi fra quattro e cinque volte il minimo hanno un aumento dello 0,18% al mese e le pensioni di importo superiore  un aumento dello 0,15% al mese.

L’INPS riporta con precisione l’aumento annuale per le diverse fasce di reddito, dovuto al solo adeguamento dello 0,2% che, come detto, è stato anticipato a novembre.

Il cedolino pensione di dicembre

Il cedolino di dicembre torna a dimagrire per tutti, perchè non incamera più gli arretrati, ma solo le due rivalutazioni sopra descritte: il 2% e lo 0,2%. Calcolati in base alle diverse fasce di reddito. Quindi, gli aumenti del cedolino di dicembre vanno dal 2,2 per cento previsto per chi ha reddito da pensione fino a 4 volte il minimo, allo 0,15% di coloro che hanno pensioni più alte di 35mila euro annui.

Le pensioni da gennaio 2023

In gennaio scatterà l’adeguamento definitivo, depurato delle componenti che sono già state versato nell’ultimo trimestre del 2022. Qui i calcoli sono più difficili, perchè bisogna incamerare quando già versato e fare la differenza. Comunque, il meccanismo è sempre lo stesso: a ogni fascia di reddito di applicano le percentuali di perequazione spettanti, parametrate a quello che sarà il definitivo indice di perequazione previsto per il 2023.

Il calcolo da effettuare sarà il seguente:

  1. In base alla propria pensione si applica l’indice di perequazione al 100, 90 o 75%, come sopra esposto.
  2. In base allo scaglione di appartenenza, si calcola la perequazione spettante dal primo gennaio 2023. Esempio: con una pensione di 2mila euro al mese (entro 4 volte il minimo, con rivalutazione piena) l’aumento 2023 sarà esattamente quello previsto dall’indice che sarà comunicato dall’INPS.
  3. Si sottrae la percentuale di aumento già ricevuta da ottobre a dicembr. Tutti i pensionati sotto i 35mila euro, nelle ultime tre mensilità del 202, hanno però già preso un anticipo pari al 2% di questa rivalutazione. Quindi, dovranno sottrarre quanto già incassato dalla cifra totale di aumento spettante nel 2023.

Attenzione: il calcolo sopra esposto riguarda solo coloro che hanno pensioni fino a 35mila euro. Sopra questa cifra, non ci sono stati anticipi e di conseguenza i pensionati prenderanno, dal primo gennaio 2023, l’intera rivalutazione spettante in base alla propria fascia di reddito.