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Pensioni: da Opzione Uomo a Quota 41 con soglia di età

di Barbara Weisz

19 Ottobre 2022 08:32

Pensioni: Opzione Uomo con ricalcolo contributivo (come Opzione Donna) taglierebbe troppo l'assegno, rispunta la Quota 41 ma con un requisito di età.

Il sindacato CGIL ha bocciato la proposta Opzione Uomo come nuova formula di pensione anticipata, perchè taglia eccessivamente l’assegno previdenziale a causa del ricalcolo contributivo: la conferma della forte penalizzazione viene dal presidente INPS sui dati emersi con l’Opzione Donna, strada scelta in questi anni solo dal 25% della platea potenziale a causa delle eccessive riduzioni di assegno.

Da qui, la proposta alternativa dalle forze del Centrodestra: in pensione con 41 anni di contributi, con una soglia di età. Vediamo tutto.

Riforma Pensioni: la proposta Opzione Uomo

L’ipotesi valutata dal futuro Governo Meloni è quella di introdurre un’Opzione Uomo che consentirebbe anche agli uomini di andare in pensione con le stesse regole dell’Opzione Donna: 58/59 anni di età e 35 anni di contributi maturati entro una certa data, con applicazione del ricalcolo contributivo per quantificare l’assegno.

Al momento questa possibilità è concessa solo alle lavoratrici che raggiungono i requisiti entro il 31 dicembre 2021; in vista ci potrebbe essere una proroga di un anno nella prossima Legge di Bilancio, sempre che nel frattempo non si riesca ad approvare una vera e propria riforma pensionistica che affronti strutturalmente il tema della flessibilità in uscita.

Sistemi di calcolo pensione a confronto

  • L’Opzione Uomo funzionerebbe come l’Opzione Donna, comportando cioè il ricalcolo contributivo dell’assegno, indipendentemente dal fatto che ci siano o meno versamenti precedenti al 1996. Questo ricalcolo comporta una penalizzazione, soprattutto per i lavoratori con un maggior numero di contributi versati entro il 1995, che perdono la quota di versamenti valorizzati con il metodo retributivo (più vantaggioso).
  • La pensione anticipata Fornero (con 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini ed un anno in meno per le donne), invece, prevede per chi ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995 il calcolo misto (retributivo fino alla data indicata, e contributivo successivamente), e per chi ha almeno 18 anni di versamenti sempre al 31 dicembre 1995 il calcolo interamente retributivo (con l’eccezione dei versamenti successivi al 2012, sempre valorizzati con il contributivo).

Con l’Opzione Uomo l’assegno si ridurrebbe per due motivi: oltre al ricalcolo contributivo si subirebbe una riduzione dell’assegno con tagli fino al 30% della pensione che si sarebbe maturata uscendo sette anni dopo (a causa del montante accumulato di molto inferiore), dimezzando in pratica l’ultimo stipendio.

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Perchè il ricalcolo contributivo riduce la pensione

Per il leader della CGIL è necessario affrontare la complessità del sistema pensionistico e la scelta di ragionare sulla flessibilità in uscita legata al calcolo.  Il segretario generale Maurizio Landini sintetizza così il suo parere sull’Opzione Uomo:

mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile.

La piattaforma unitaria di CGIL, CISL e UIL presentata al tavolo con il Governo Draghi, pur mettendo l’accento sul gap esistente fra le pensioni degli uomini e quelle delle donne, proponeva comunque la proroga dell’Opzione Donna. Che tuttavia, come emerso dai dati INPS, è una scelta fatta troppo a malincuore: un quarto di lavoratrici sono uscite dal mondo del lavoro con una pensione più bassa di quella che avrebbero preso aspettando la maturazione del requisito pieno.

Quota 41 con requisito anagrafico: la proposta

Il secondo tema al centro del dibattito – in vista della Legge di Bilancio e della Riforma Pensioni da inserire al suo interno (come da prassi negli ultimi anni, oggi più che mai, che difficilmente conterrà una vera e propria revisione strutturale del sistema previdenziale) – ma anche solo di una ripresa del tavolo negoziale, è la Quota 41, o meglio la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi. Questa è un’ipotesi tradizionalmente cara alla Lega e che piace anche ai sindacati.

Il problema è l’impatto sui conti pubblici, per di più in un momento in cui bisogna affrontare le emergenze economiche determinate dalla guerra in Ucraina. La quadra potrebbe essere trovata con l’introduzione di una soglia di età: pensione con 41 anni di contributi senza ricalcolo contributivo, ma solo dopo aver maturato un determinato requisito di età, ancora da stabilire. Il punto è non finire per replicare il sistema delle quote: a quel punto tanto varrebbe tenersi Quota 102.