Gender Gap: verso la certificazione per le imprese

di Teresa Barone

29 Settembre 2022 12:00

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Intesa Unioncamere-Pari Opportunità per la certificazione delle imprese contro il Gender Gap, sfruttando i fondi del PNRR: i servizi a disposizione.

Al via l’accordo di collaborazione tra Unioncamere e il Dipartimento delle Pari Opportunità per la certificazione delle imprese contro il Gender Gap, intesa che rientra sia nella “Strategia nazionale per le pari opportunità 2021-2026” sia nelle iniziative previste dal PNRR.

Entro il 2026, almeno mille aziende italiane di micro, piccole e medie dimensioni dovranno superare i test e ottenere la certificazione, e per 450 imprese c’è anche la copertura dei costi.

Secondo l’accordo, le imprese potranno ottenere la certificazione superando i test che documentano l’eliminazione di ogni barriera legata alla differenza di genere sui luoghi di lavoro, contando sul supporto di Unioncamere e del sistema camerale.

Unioncamere ha l’incarico di organizzare i servizi per l’introduzione del sistema di certificazione della parità di genere, gestendo anche l’erogazione dei pagamenti per i costi di certificazione e l’attivazione di servizi di accompagnamento e assistenza tecnico-consulenziale sfruttando le risorse stanziate dal PNRR.

Per lo scopo, si appoggerà al  mondo associativo, agli sportelli UNICAdesk e alla rete dei Comitati per l’imprenditorialità femminile delle Camere di Commercio.

Per quanto riguarda le linee guida del sistema di certificazione della parità di genere (Uni/PdR 125:2022), i pilastri fondamentali prevedono:

  • rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza;
  • adozione di politiche e misure per favorire l’occupazione femminile – specialmente a favore delle giovani donne e dell’occupazione qualificata – e l’imprenditoria femminile, anche con incentivi per l’accesso al credito alle agevolazioni fiscali;
  • adozione di misure che favoriscano l’effettiva parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro (pari opportunità nell’accesso, nel reddito, nelle opportunità di carriera e di formazione, piena attuazione del congedo di paternità);
  • promozione di politiche di welfare a sostegno del “lavoro silenzioso”, vale a dire chi si dedica alla cura della famiglia.