In base ai dati dell’ultimo Rapporto INPS sulla situazione del Paese per quanto riguarda occupazione, redditi da lavoro e trattamenti pensionistici, per questa ultima categoria coloro che non arrivano a 1000 euro al mese siano il 32% del totale, una platea di 5 milioni e 120mila persone.
Focalizzando sull’importo delle pensioni (potere d’acquisto in calo a parte), la percentuale dei pensionati con reddito inferiore a 12mila euro arriva al 40%, ma considerando solo gli importi delle prestazioni al lordo dell’imposta personale sul reddito.
Se i più giovani sono destinati in media tre anni a lavorare in più rispetto, alle donne non va meglio: percepiscono il 44% dei redditi pensionistici (che tradotto in cifre corrisponde a 137 miliardi di euro contro i 175 miliardi dei colleghi uomini) ma per un importo inferiore, rispetto alla controparte, del 37% considerando la media mensile.
Per quanto riguarda gli stipendi, il report mette in risalto come la pandemia abbia lasciato in eredità una situazione retributiva molto frastagliata, tanto che la distribuzione dei redditi all’interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, anche grazie alla messa in Cassa Integrazione di una massa enorme di lavoratori. Una quota crescente di lavoratori, infatti, percepisce un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del Reddito di Cittadinanza. L’1% dei lavoratori meglio retribuiti, invece, ha visto un ulteriore aumento della loro quota sulla massa retributiva complessiva.