Un emendamento al DL Aiuti approvato alla Camera permette alle imprese private di proporre offerte di lavoro ai titolari di Reddito di Cittadinanza, anche senza passare dai Centri per l’Impiego. In questo modo, anche quella privata rientrerà nel computo delle offerte congrue di lavoro dopo le quali, al terzo rifiuto, scatta la revoca del sussidio.
RdC condizionato da offerte anche private
L’estensione ai datori di lavoro privati del meccanismo alla base del RdC rende da un lato più probabile l’occasione di impiego ma dall’altra aumenta le ipotesi per le quali può scattare la decadenza dal beneficio.
Quando è considerata congrua l’offerta di lavoro privata?
Quella che rispecchia sia le competenze sia le esperienze pregresse indicate nel Patto per il Lavoro. In caso di rifiuto dell’offerta, il datore di lavoro proponente lo comunicherà al CpI di riferimento e, se si tratta di un terzo rifiuto, scatterà lo stop al Reddito di Cittadinanza, o comunque si conteggerà nel novero dei rifiuti.
Da quando è valida l’offerta di lavoro RdC dai privati?
La nuova regola entrerà in vigore in due tempi: prima serve la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti convertito in legge, prevista per metà luglio; poi entro 60 giorni sarà emanato un decreto ministeriale attuativo con le istruzioni per la comunicazione e la verifica del rifiuto dell’offerta di lavoro da privati.
Come si conteggiano le proposte di lavoro RdC?
Ecco come funziona la valutazione della congruità in base alla legge: la prima offerta è congrua se a tempo indeterminato e con sede di lavoro localizzata a meno di 80 chilometri dalla residenza o raggiungibile entro 100 minuti con mezzi del trasporto pubblico; dalla seconda offerta in poi, bisogna accettare un lavoro proposto in tutta Italia.
=> Calcolo Reddito di Cittadinanza
Quale importo di RdC si perde se si rifiuta un’offerta?
Al primo rifiuto, il Reddito di Cittadinanza viene ridotto di 5 euro al mese; dal secondo rifiuto scatta l’obbligo di accettare la terza offerta altrimenti subentra la revoca.