Lavorare con un contratto collettivo di lavoro scaduto è la normalità per la maggioranza dei dipendenti in Italia. Una realtà messa in evidenza dal CNEL attraverso i dati dell’Archivio Nazionale dei contratti, che mostrano una forte crisi della contrattazione collettiva.
Tra marzo 2021 e marzo 2022, tra l’altro, il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto ha subito un incremento da 22,6 a 30,8 mesi.
Il numero di CCNL vigenti che risultano rinnovati alla data del 3 febbraio è pari a 319, esclusi i settori “agricoltura” e “lavoro domestico”. Questi contratti collettivi si applicano a 5.259.320 occupati, mentre il numero di contratti scaduti e ancora applicati alla medesima data risultava pari a 516, comprendendo 7.732.312 occupati. Tirando le somme, la percentuale di CCNL non rinnovati è del 62%.
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Prendendo in considerazione anche i dati ISTAT relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso, inoltre, alla fine di marzo 2022 ammontavano a 39 i contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica, relativi al 44,6% dei dipendenti.
Nel corso del primo trimestre 2022 sono stati recepiti cinque contratti: scuola privata religiosa, cemento, calce e gesso, edilizia, mobilità – attività ferroviarie e RAI.