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Riforma pensioni: nuove anticipazioni sul tavolo di trattativa

di Barbara Weisz

26 Gennaio 2022 15:44

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Riforma pensioni: proposta la pensione di garanzia per i giovani ed il cumulo gratuito per Opzione Donna, il 7 febbraio si fa il punto con il Governo.

Il prossimo incontro “politico” sulla riforma delle pensioni 2022, al quale parteciperanno prevedibilmente Sindacati e Ministro del Lavoro, è quello del 7 febbraio, ma nel frattempo si stanno riunendo i tavoli tecnici, dai quali emergono nuove proposte e indicazioni, in primis per la tutela previdenziale dei giovani con carriere discontinue e per le donne, ad esempio con la richiesta di consentire il cumulo dei contributi per l’Opzione Donna per accelerare l’uscita anticipata. Vediamo tutto.

Riforma pensioni: calendario incontri

Nel vertice del 12 gennaio è stato deciso di procedere attraverso tavoli tecnici. Il primo si è riunito il 20 gennaio per discutere di pensione di garanzia per i giovani e impatto della riforma previdenziale sulle donne.

  • Il 27 gennaio si discute di previdenza complementare.
  • Il 3 febbraio si parla di flessibilità in uscita.
  • Il 7 febbraio è previsto il punto sulle riunioni tecniche per capire in che modo si configura l’intera riforma pensioni.

=> Riforma pensioni, riparte il negoziato: calendario e misure

Pensione giovani e donne

Le sigle confederali Cgil, Cisl e Uil mirano ad assicurare pensioni dignitose a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, e comunque ai giovani e ai lavoratori con carriere discontinue e con basse retribuzioni. Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, spiega che si tratta di prevedere una «pensione contributiva di garanzia».

Ignazio Ganga, della Cisl, sottolinea «l’importanza di prevedere un meccanismo di integrazione dell’assegno pensionistico per le persone che, pur avendo versato vari anni di contributi, riceveranno una pensione di importo molto basso a causa di lavori precari e non adeguatamente retribuiti»: «è necessario tenere in considerazione i periodi di disoccupazione involontaria non indennizzata, e quindi non coperta da contribuzione figurativa e i periodi di formazione che dimostrino l’attivismo del lavoratore a collocarsi nel mercato del lavoro. Accanto a questo, bisogna riconoscere a fini pensionistici il lavoro di cura». Sul fronte Uil, il segretario confederale Domenico Proietti, a sua volta parla di «proposte concrete che sostengano il futuro pensionistico di lavoratori e lavoratrici valorizzando la loro anzianità contributiva, i periodi impegnati nel lavoro di cura della famiglia e di familiari con disabilità, i periodi di formazione e di studio e quelli di disoccupazione involontaria non coperti da altri strumenti per i quali bisogna prevedere un versamento figurativo. Un meccanismo, quindi, che integri il reddito pensionistico ma che sappia valorizzare la permanenza nel mercato del lavoro».

Ci sono poi proposte specifiche sulle pensioni delle donne. La Cisl e la Uil chiedono un meccanismo di valorizzazione della maternità, con una riduzione del requisito pensionistico di 12 mesi per ogni figlio, senza impatto negativo sul calcolo della prestazione. Ganga riferisce di una proposta della Cisl sull’Opzione Donna. «La Cisl ha chiesto di confermarla nel futuro, riconoscendo anche il cumulo gratuito dei contributi versati in diverse gestioni che, invece, oggi per questa pensione non è ammesso».

La flessibilità in uscita

Questo è il nodo forse più complesso da sciogliere in vista della riforma pensioni, e forse non a caso è quello al centro dell’ultimo tavolo tecnico del 3 febbraio. Si tratta di prevedere nuovi meccanismi che consentano l’uscita dal mondo del lavoro con requisiti meno severi rispetto a quelli previsti attualmente per la pensione (di vecchiaia a 67 anni o anticipata con 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne).

Per evitare lo scalone 2022 con la fine della Quota 100, la Legge di Bilancio ha introdotto, per un solo anno, la Quota 102, che consente di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi. Il dibattito si concentra su diverse ipotesi:

  • proseguire sulla strada delle quote,
  • prevedere nuove possibilità di uscita anticipata con un taglio della pensioni parametrato agli anni di anticipo,
  • uscita a 64 anni prendendo la sola parte contributiva, con quella retributiva pagata a 67 anni.

I sindacati chiedono anche l’eliminazione del meccanismo sugli scatti delle aspettative di vita.

Previdenza complementare

Su questo punto non ci sono indicazioni specifiche sulle proposte, se non l’obiettivo, condiviso sostanzialmente da tutte le parti, di rilanciare la previdenza complementare, che in Italia continua a non decollare.