In scadenza l’esonero contributivo in busta paga, previsto assieme alla riforma delle aliquote IRPEF nella Legge di Bilancio per il solo anno corrente, poi rafforzato dal DL Aiuti bis per il secondo semestre 2022.
Si tratta di un sgravio che riguarda esclusivamente i lavoratori dipendenti con imponibile fino a 2.692 euro lordi al mese e che si applica dunque per il solo 2022, comportando fino a fine anno un aumento dello stipendio netto, che però da gennaio 2023 non sarà più conteggiato, ritornando alle regole ordinarie per calcolare il netto in busta paga:
Vediamo come funziona oggi e cosa cambia.
Esonero contributivo 2022 al capolinea
La decontribuzione iniziale dello 0,8% stabilita dalla Manovra, a vantaggio di tutti i dipendenti del pubblico e del privato con stipendio lordo fino a 2.692 euro mensili, viene riportata nel cedolino paga come Esonero IVS L.234/2021 e corrisponde ad una riduzione della trattenuta INPS per i periodi di paga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.
Con il DL 115/2022 (Aiuti-bis), tale riduzione della quota contributiva a carico dei lavoratori è stata poi innalzata al 2% per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima mensilità se erogata integralmente in tale periodo oppure limitatamente ai suoi ratei se erogati in tali periodi di paga.
Esonero INPS: a chi spetta nel 2022
La misura ha previsto un esonero, in via eccezionale, per il solo 2022, di una quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore dipendente a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per 13 mensilità, non eccedesse l’importo di 2.692 euro, maggiorato del rateo di 13esima per la competenza di dicembre.
L’importo maggiorato in busta paga è stato finora proporzionale al reddito imponibile. Con la sua decadenza, si stima una riduzione dello stipendio fino a circa 50 euro.