Ripartito il tavolo tra Governo e Sindacati sulla riforma pensioni, con l’obiettivo di arrivare a una revisione del sistema previdenziale che introduca nuove forme di flessibilità in uscita. Il vertice odierno di Palazzo Chigi, alla presenza del premier Mario Draghi, ha visto la convocazione dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Paolo Bombardieri. Durante l’incontro l’Esecutivo ha ascoltato le proposte, dichiarandosi disponibile ad aprire una discussione costante sull’argomento pensioni, con incontri periodici a partire da dicembre.
Oggi registriamo una disponibilità al confronto: non abbiamo certezza dei risultati, ma la disponibilità è una cosa non scontata.
E’ quanto dichiarato da Landini a fine vertice. L’orizzonte temporale di attuazione della riforma è dunque ampio e ancora non definito. Il punto è che nella Manovra non ci sono le risorse per affrontare una riforma strutturale, pertanto si tratterà di procedere per step e definire assieme una revisione del sistema previdenziale i cui effetti non si vedranno però nel breve periodo, se non in minima parte.
Le proroghe in Manovra 2022
La riforma pensioni è necessaria almeno nel medio periodo, perché nella Legge di Bilancio 2022 ci sono soltanto misure temporanee e proroghe annuali che riducono il cosiddetto scalone determinato dalla scadenza della Quota 100, senza tuttavia risolvere in maniera strutturale la mancanza di strumenti di flessibilità permanenti. Nel Ddl ci sono:
- Quota 102 per un anno (64 anni di età e 38 di contributi, senza penalizzazioni sul calcolo dell’assegno),
- Opzione Donna per un altro anno (35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età, per dipendenti e autonome, al 31 dicembre 2021)
- APE sociale per un altro anno e con platea allargata per alcune categorie di aventi diritto (disoccupati di lunga durata e mansioni gravose).
Le proposte di riforma pensioni
I Sindacati partono dalla piattaforma unitaria, che prevede misure di flessibilità in uscita o a partire dai 62 anni di età o ancora con 41 anni di contributi. Le ipotesi di lavoro di cui si parla in sede di anticipazioni sono diverse. La cosiddetta Opzione Tutti, che prevede la possibilità di ritirarsi a partire da 62-63 anni, ma con ricalcolo interamente contributivo dell’assegno previdenziale. Ricalibrature della Quota 102, che al momento è inserita in Manovra limitatamente al 2022. Altre possibili modulazioni vedono una flessibilità in uscita con un assegno modulato in due tempi, sulla linea della proposta INPS (pensione a 62 anni un anticipo della quota contributiva maturata e successivamente l’assegno pieno al raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia).
Per una riforma vera e propria servono però nuove risorse. La volontà di reperirle c’è.
Il Governo si è impegnato ad aprire un tavolo di confronto per la revisione della legge Fornero sulle pensioni, ha dichiarato Sbarra. Draghi porterà questa proposta nel prossimo consiglio dei ministri per informare il Governo nella sua collegialità.
Nel frattempo è partito l’iter parlamentare della Legge di Bilancio, che va approvata entro fine anno, con misure ponte pensate per consentire alle parti si trovare un accordo ampio sulla riforma pensioni. Non si esclude che i lavori del tavolo negoziale possano servire anche a formulare eventuali correttivi alla Manovra stessa, da inserire nel corso del passaggio in Parlamento, anche se i tempi sono ormai molto stretti.
Si avvierà un confronto con i ministri Orlando e Franco per capire se e dove ci sono spazi e risorse per intervenire intanto in Manovra rispetto alle nostre richieste e rivendicazioni circa gli interventi immediati, come gli esodati, le pensioni per i giovani, l’APE Sociale e Opzione Donna.
Lo ha dichiarato Bombardieri a margine dell’incontro, che come si vede ha toccato moltissimi punti critici.