Mentre la Manovra 2022 introduce paletti alla normativa sul Reddito di Cittadinanza, il Comitato di valutazione del RdC propone invece una serie di correttivi che tendono a potenziarlo. Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, e la presidente del Comitato, professoressa Chiara Saraceno, hanno presentato alla stampa il Rapporto, proponendo una sorta di riforma dello strumento di welfare, articolata in dieci punti. L’obiettivo è correggere alcune criticità (cittadini stranieri, nuclei familiari numerosi, penalizzazioni per chi trova lavoro). In pratica, sintetizza Saraceno, il report cerca di «valutare cosa avrebbe potuto funzionare meglio».
Le criticità
Il report non si sofferma sul contesto ma sulla formulazione della misura, accorpando le criticità in cinque gruppi:
- Criteri di accesso
- Difformità per famiglie
- Equità fra beneficiari
- Valutazione del patrimonio rispetto al reddito
- Patti per il lavoro e di inclusione sociale.
Accesso
Sul fronte dei criteri di accesso, viene proposto di allargare la platea dei cittadini stranieri aventi diritto, riducendo a cinque anni, dagli attuali dieci, il periodo minimo di residenza. La modifica costerebbe circa 300 milioni in più all’anno e consentirebbe di raggiungere 68mila persone in più.
Difformità familiare
Ci sono una serie di punti critici relativi alla scala di equivalenza, che si rapporta alla soglia di 6mila euro. Attualmente è pari a 1, a cui si aggiungono 0,4 punti per ogni ulteriore componente di età maggiore di anni 18 e 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1 (che salgono a 2,2 in presenza di disabili). Viene proposto di correggere il coefficiente da applicare ai minorenni, ritenendo iniquo la differenza rispetto ai componenti maggiorenni. «Chiunque abbia un figlio adolescente ha sicuramente qualche dubbio sul fatto che mangi meno di un adulto o richieda una spesa più bassa», sottolinea Saraceno. In generale, viene proposto di alzare il tetto massimo della scala di equivalenza a 2,8, e di rapportarla a una soglia più bassa (da 6000 a 5400 euro), per i single.
Equità abitativa
Una maggior equità nel valutare i costi per l’affitto. Attualmente la quota per chi vive in affitto può aggiungere 280 euro al RdC (che si aggiungono ai 500 legati al reddito, portando l’assegno massimo a 780 euro al mese). Anche qui, la proposta è quella di un’ulteriore modulazione che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare.
Patrimonio
Proposta l’abolizione dell’obbligo di spesa entro il mese dell’intera somma e del tetto di prelievo contante a 100 euro, misure che non consentono di calibrare le spese in base alle esigenze, e di basano su «una visione dei beneficiari come potenzialmente incapaci o irresponsabili solo perché poveri». Proposte regole diverse per considerare il patrimonio mobiliare, obbligo della dichiarazione di responsabilità al lavoro solo dopo che i beneficiari sono stati indirizzati ai centri per l’impiego, incentivi alle imprese anche per assunzioni part-time o a termine, il rafforzamento dei patti per l’inclusione e dei progetti di utilità collettiva.
Penalizzazioni nel lavoro
Un’altra criticità riguarda chi l’eccessiva penalizzazione per chi lavora, dell’attuale meccanismo che per ogni 100 euro di reddito da lavoro decurta di 80 euro l’assegno di welfare. Si pensa a consentire invece un cumulo parziale tra reddito da lavoro e sussidio, considerando il reddito da lavoro solo per il 60%.
Ci sono poi una serie di ipotesi per ridefinire l’offerta di lavoro congruo, introducendo per esempio i contratti anche di un solo mese, e con un orario fino al 60% di quello pieno (oggi la soglia è all’80%), ed eliminando invece rigidità relative alla distanza da casa (in particolare l’obbligo di accettare una seconda offerta in tutto il territorio nazionale, considerata eccessivamente punitiva a fronte, per esempio, di un contratto a tempo parziale con compensi modesti).
Le 10 proposte in sintesi
- Portare il periodo di residenza in Italia necessario per ricevere il Reddito di Cittadinanza a 5 anni.
- Ridurre la soglia di partenza per i nuclei di una persona da 6000 a 5400 euro.
- Equiparare, nella scala di equivalenza, i minorenni agli adulti, attribuendo a tutti, dal secondo componente la famiglia in su, il coefficiente 0,4.
- Portare il valore massimo della scala di equivalenza a 2,8 (2,9 in presenza di persone con disabilità).
- In caso di decadenza dal diritto al beneficio a causa di non ottemperanza agli obblighi da parte di un componente della
famiglia, la decadenza valga solo per questi, quindi per la sua quota, non per l’intero nucleo. - Differenziare il contributo per l’affitto in base alla dimensione del nucleo familiare, riducendolo per i nuclei di una sola persona e incrementandolo progressivamente al crescere del numero dei componenti.
- Nella determinazione del reddito ai fini del calcolo dell’importo del RDC considerare, per chi inizia a lavorare o è già occupato, il reddito da lavoro solo per il 60%, senza limiti di tempo, ma fino a quando viene raggiunto il reddito esente da imposizione fiscale (nel 2021, 8174 euro per i redditi da lavoro dipendente e 4800 per i lavoratori autonomi), considerando al 100% la parte eccedente tale soglia.
- considerare il patrimonio mobiliare come una delle tre fonti – insieme a reddito familiare e RdC – che, in quanto liquidabile, contribuisce a determinare la capacità di spesa (potere di acquisto) di una famiglia.
- Prevedere che una parte del patrimonio mobiliare non sia liquidabile in quanto costituisce un cuscinetto riserva per le
famiglie, per un ammontare di 4.000 euro (nel caso di famiglia con un solo componente). - Calcolare l’entità del RdC dovuto come la differenza tra la soglia di reddito complessivo che il RdC intende garantire e la somma del reddito disponibile e della quota di patrimonio liquidabile.