Tratto dallo speciale:

Pensione donna: quali opzioni per autonome, dipendenti o senza contributi

di Noemi Ricci

3 Novembre 2021 11:20

logo PMI+ logo PMI+
Pensione per donne, ecco tutte le opzioni per autonome, dipendenti o senza contributi: requisiti standard, agevolazioni e formule per lavoratrici o meno.

Le donne che hanno raggiunto determinate soglie di età hanno diverse strade per lasciare il mondo del lavoro, come ad esempio l’Opzione Donna come alternativa alla pensione di vecchiaia e anticipata, ma non soltanto.

=> Scopri online quando potrai andare in pensione

Vediamo dunque tutte le opzioni disponibili per le lavoratrici donne che aspirano alla pensione, con particolare focus sulle prestazioni previdenziali pensate appositamente per autonome e dipendenti, del pubblico e del privato.

Pensione di vecchiaia donne

Un tempo per le donne erano previsti requisiti ridotti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, rispetto ai colleghi uomini. Oggi, per effetto dell’equiparazione introdotta dalla Legge Fornero (DL 201/2011), alle donne vengono richiesti gli stessi requisiti che servono agli uomini, con alcune fattispecie particolari:

  • 67 anni di età e 20 anni di contributi;
  • 66 anni e 7 mesi di età per addette a mansioni gravose;
  • 15 anni di contributi per le cosiddette “quindicenni” che possono ancora accedere alla deroga Amato;
  • 5 anni di contributi per chi ha compiuto i 71 anni e rientra interamente nel regime contributivo.

Questi requisiti rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2022, mentre dal 2023, è previsto un innalzamento dei requisiti anagrafici, per effetto degli adeguamenti alle aspettative di vita. A chi rientra nel sistema misto (con meno di 18 anni versati successivamente al 1995) viene anche richiesto di aver maturato alla data di richiesta del pensionamento un assegno previdenziale pari almeno a 1,5 volte l’assegno sociale.

Agevolazioni per le donne

A differenza degli uomini, tuttavia, per le pensioni di vecchiaia delle donne sono previste delle agevolazioni: le mamme lavoratrici che hanno l’assegno calcolato con il sistema contributivo possono contare su uno sconto sull’età pensionabile pari a 4 mesi per ogni figlio, con un massimo di 12 mesi (3 figli).

Pensione anticipata donne

Diversamente, le regole ordinarie per andare in pensione anticipata non sono unificate per uomini e donne e prevedono per le lavoratrici il raggiungimento di 41 anni e 10 mesi di contributi (contri i 42 anni e 10 mesi degli uomini), e questo indipendentemente dall’età anagrafica. Come per gli uomini ci sono anche altre opzioni di pensione anticipata per le donne con:

  • 41 anni di contributi per le precoci;
  • 36 o 30 anni di contributi per l’APe sociale con 63 anni di età;
  • 38 anni di contributi e almeno 62 di età per Quota 100 (fino a dicembre 2021, mentre nel 2022 serviranno 64 anni per accedere alla Quota 102).

=> Pensione anticipata 2021: tutte le opzioni in vigore

Agevolazioni per le donne

Alle mamme che accedono all’APe Sociale i requisiti contributivi vengono ridotti di 12 mesi per ogni figlio, con un limite massimo di 2 anni, ovvero 2 figli.

Opzione Donna

Alle sole donne lavoratrici, del pubblico e del privato, autonome e dipendente, viene riservata la possibilità di andare in pensione con Opzione Donna. Una possibilità che è stata prorogata per il 2022, ma con alcune modifiche in termini di requisiti richiesti. L’Opzione Donna è accessibile alle donne che hanno maturato:

  • 58 anni (dipendenti) o 59 anni (autonome) entro il 2020;
  • 60 anni (dipendenti) o 61 anni (autonome) entro il 2021;
  • in entrambi i casi, servono anche 35 anni di contributi versati entro la stessa data.

Chi matura i requisiti entro i termini stabiliti mantiene il diritto di esercitare l’Opzione Donna anche successivamente. Ricordiamo che l’opzione consente di andare in pensione anticipata a patto di accettare il ricalcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo puro (ottenendo quindi un importo inferiore) e che sono previste delle finestre mobili di accesso alla pensione pari a 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.

Pensione di vecchiaia donne non lavoratrici

Le donne che non lavorano possono versare autonomamente i contributi necessari a ricevere la cosiddetta pensione casalinghe (prestazione che in realtà è accessibile anche agli uomini, a patto di essere iscritti al Fondo di garanzia INPS). Gli iscritti al Fondo INPS possono accedere, al raggiungimento di almeno 5 anni di contributi, a:

  • una pensione di inabilità riservata a coloro che abbiano una invalidità accertata a qualsiasi attività lavorativa;
  • una pensione di vecchiaia al compimento di almeno 57 anni d’età, ovvero 65 anni di età nei casi in cui i versamenti non risultino sufficienti a maturare un assegno previdenziale pari almeno all’importo dell’assegno sociale maggiorato del 20%.

=> Pensione donne casalinghe con e senza contributi: le opzioni

Pensioni di vecchiaia donne senza contributi

Esiste anche delle possibilità di pensione per le donne non lavoratrici o che pur lavorando non riescono a produrre un elevato numero di contributi. Si tratta della pensione sociale di 460,28 euro al mese per 13 mensilità riservata a coloro che hanno un reddito al di sotto di determinate soglie, ovvero:

  • senza reddito (donne non coniugate);
  • con reddito non superiore a 5.983,64 euro annui (donne coniugate).

Alle donne coniugate con redditi compresi fra 5.983,64 e 11.967,28 euro e non coniugate con reddito fino a 5.983,64 euro annui la pensione sociale spetta in misura ridotta.