La Legge di Bilancio per il 2022 (art. 1, comma 89 e seguenti) introduce un Fondo per l’uscita anticipata, su base convenzionale, dei lavoratori delle imprese in crisi. La nuova misura, è rivolta ai dipendenti di piccole e medie imprese (PMI) in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni.
Scivolo pensione PMI
Per l’attuazione di questo scivolo pensione è istituito nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo Economico un fondo da 150 milioni di euro per l’anno 2022 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024. Con decreto congiunto dei tre ministeri interessati (MiSE, MEF e Lavoro), da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di Bilancio (quindi, entro i primi di marzo 2022), saranno poi definiti i criteri, le modalità e le procedure di erogazione delle risorse stanziate.
Il prepensionamento avviene “su base convenzionale” senza prevedere modalità di accompagnamento alla pensione (eventuale accredito di contributi figurativi o assegno economico in stile APE Sociale). Per quanto concerne i requisiti della PMI in crisi, non vengono specificati criteri di identificazione, definizioni o dimensione, lasciando ipotizzare che si tratti di aziende fino a 50 lavoratori.
Pensioni in Legge di Bilancio 2022
La pensione anticipata a 62 anni per i dipendenti delle PMI in crisi, per il periodo 2022-2024, è dunque la quarta opzione fra quelle previste in materia pensionistica dalla Manovra Economica, che non contiene una riforma pensioni vera e propria ma una serie di strumenti ponte fino a quando non sarà definita la revisione del sistema previdenziale. Lo scivolo pensione per le PMI richiede alcuni mesi per l’attuazione, mentre le altre tre misure previste per il 2022 saranno immediatamente operative:
- introduzione della Quota 102 al posto della Quota 100 (resta tutto uguale tranne in requisito anagrafico, che aumenta di anni, richiedendo quindi per la pensione anticipata 64 anni e 38 di contributi);
- rinnovo per un altro anno dell’Opzione Donna, che sposta avanti di un anno la data entro la quale devono essere maturati i requisiti richiesti alle lavoratrici interessate (35 anni di contributi e 58/59 anni di età per dipendenti/autonome);
- proroga APE Sociale, che viene riproposta per un ulteriore anno annettendo nella platea dei beneficiari una nutrita nuova schiera di potenziali beneficiari, grazie all’ampliamento dei lavori gravosi ammessi alla relativa categoria (una delle quattro) di beneficiari, con una ulteriore agevolazione per operai edili e ceramisti (che possono uscire con 32 anni di contributi).