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Manovra: si media su Quota 100 e riforma pensioni

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 22 Ottobre 2021
Aggiornato 23 Ottobre 2021 19:23

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Prove di mediazione sulla riforma pensioni in Legge di Bilancio: la Lega propone la Quota 103, il Governo una transizione più lunga nel dopo Quota 100.

La fase transitoria del dopo Quota 100 potrebbe estendersi oltre i due anni inizialmente proposti (Quota 102 e Quota 104, per andare in pensione a 64 e 66 anni di età e 38 di contributi, rispettivamente nel 2022 e nel 2023): per la riforma delle pensioni da inserire nella Legge di Bilancio 2022, tra le nuove ipotesi sul tavolo di Governo per la trattativa sul tema, indiscrezioni di palazzo darebbero questa soluzione come una delle più accreditate per superare l’impasse creatosi con il veto politico posto dalla Lega di Matteo Salvini alla proposta avanzata dal Ministro dell’Economia, Daniele Franco.

Certo è che il Governo ha deciso di prendere le distanze da Quota 100 e dalle sue incongruenze, che nella Quota 102 e 104 finiscono per inasprirsi ulteriormente (diverso trattamento a parità di requisito). Lo ha fatto capire lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi, a margine del Consiglio Europeo di Bruxelles:

ho sempre detto che non condividevo Quota 100, ha una durata triennale e non verrà rinnovata. Quello che occorre fare è assicurare una gradualità nel passaggio a quello che era la normalità.

Al momento, nel Dpb sono «previsti interventi in materia pensionistica, per assicurare un graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario». In base alle tabelle allegate, per la riforma pensioni sono previsti 601 milioni nel 2022, 451 milioni nel 2023, 507 milioni nel 2024 (poco più di 1,5 miliardi nel prossimo triennio). Ma il braccio di ferro politico potrebbe portare l’Esecutivo a reperire un ulteriore miliardo per il prossimo triennio.

Muovendosi in questo perimetro economico (che deve contenere anche altre eventuali soluzioni, da APE Sociale estesa a nuovi lavori gravosi a proroga Opzione Donna), si mira ad ammorbidire la rigidità imposta da una formula che, così come avanzata, consentirebbe a pochissimi lavoratori di uscire dal mondo del lavoro, come espressamente sottolineato dai sindacati.

Il problema è che in tempi sono strettissimi: la Legge di Bilancio deve essere approvata la settimana prossima ed è necessario non soltanto far tornare i conti ma anche trovare la quadra politica che renda la Manovra un progetto economico sostenibile e condiviso nella maggioranza.

La Lega ha anche avanzato una suo proposta intermedia: la Quota 103, cioè la possibilità di andare in pensione con 65 anni di età e 38 anni di contributi. L’ipotesi allungherebbe la fase di transizione al 2024, prima di un ritorno alla Fornero (pensione a 67 anni). Oppure una diversa applicazione della Quota 102 con deroghe per rendere più flessibile l’uscita per alcune categorie di lavoratori o fasce di reddito.

La nuova formulazione della mini-riforma pensioni si associerebbe ad una proroga dell’APE Sociale senza però allargamenti a nuovi beneficiari. E senza particolari speranze neppure per l’Opzione Donna. Nessuna, sicuramente, per l’ardita proposta del presidente INPS (APE Contributiva). Non resta che valutarne, a questo punto, l’impatto economico.

Diversamente, lo scalone nel dopo Quota 100 resterebbe: la Quota 102 come proposta dal Ministro Franco, con 64 anni e 38 di contributi non annulla lo scalone: un lavoratore nato nel 1960, con Quota 100 sarebbe uscito nel 2022 mentre così resterebbe al lavoro altri quattro anni e uscirebbe con gli stessi requisiti contributivi per la pensione anticipata standard (42 anni e 10 mesi).