La rivalutazione del montante contributivo 2022 resta neutra, questo parametro non avrà dunque impatto sulle pensioni: l‘ISTAT ha infatti comunicato il valore del tasso annuo di capitalizzazione, in base al quale il coefficiente di rivalutazione è pari a 0,9. La perequazione viene effettuata annualmente sulla base della media del PIL degli ultimi cinque anni ed il coefficiente per calcolare le pensioni 2022 incamera il drastico calo del prodotto interno lordo causato dalla crisi Covid; questo, tuttavia, non avrà effetto sugli assegni previdenziali perchè quando gli indici sono negativi, per effetto di una clausola di salvaguardia (prevista dal dl 65/2005, articolo 5, comma 1) non si applicano fino a quando non è possibile recuperare con le prime rivalutazioni utili.
Il montante contributivo ogni anno viene aggiornato al tasso di capitalizzazione, ovvero l’andamento della crescita nominale del prodotto interno lordo degli ultimi cinque anni. Il valore 2021, sulla base del quale si calcola la pensione 2022, si riferisce alla media del PIL 2015-2020, quindi per la prima volta incamera l’impatto della pandemia Covid. E segna un calo, -0,000215. Il coefficiente sarebbe pari a 0,999785 e comporterebbe una svalutazione, ma in realtà si considererà convenzionalmente pari a 1 e sarà conteggiato solo nei prossimi anni, quando i coefficienti torneranno in crescita.
Rivalutazione pensioni e montante a confronto
Non stiamo parlando della rivalutazione delle pensioni in base all’andamento dei prezzi, che invece nel 2022 salirà vista la ripresa dell’inflazione. Questo è un altro tipo di rivalutazione, che riguarda il montante contributivo, ovvero la rivalutazione della cifra che il lavoratore ha accantonato negli anni di lavoro e sulla quale si calcola la pensione.
Come detto, il tasso di capitalizzazione non è la perequazione delle pensioni, cioè la rivalutazione che viene fatta ogni anno in base all’inflazione. La perequazione dipende dall’inflazione (e porta gli assegni previdenziali in linea con il costo della vita), e nel 2022 in realtà comporterà un rialzo delle pensioni. L’inflazione 2021 prevista dal Def è all’1,5%, più alta di quella che era stata programmata (0,5%) e in base a cui sono state calcolate le pensioni 2021. Non solo, nel 2022 è destinato a cambiare anche il calcolo della rivalutazione, venendo meno la norma sperimentale degli ultimi tre anni che ha limitato la rivalutazione dei trattamenti oltre quattro volte il minimo.
In conclusione, sulle pensioni 2022 sarà neutro l’impatto del tasso di capitalizzazione (coefficiente montante contributivo), mentre salirà l’indice di rivalutazione all’inflazione, e per gli assegni oltre quattro volte il minimo, a legislazione invariata, vengono incrementati anche i coefficienti di rivalutazione al costo della vita.