La proroga di Opzione Donna potrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio, visto che è sfumata la tanto attesa Riforma delle Pensioni, tra inflazione che brucia le risorse dello Stato, elezioni anticipate che hanno scompaginato l’agenda politica del Governo e nuove priorità come il caro energia.
Molte lavoratrici già in possesso dei requisiti richiesti dalla vigente normativa si chiedono se sia necessario esercitare l’opzione entro il 31 dicembre per non rischiare di perdere questo treno qualora a sorpresa Opzione Donna non venisse invece prorogata, oppure se è anche possibile rimandare il momento di accesso a questa forma di pensione anticipata agevolata così da aumentare il montante contributivo.
Chiariamo subito che per la presentazione della domanda di Opzione Donna, non sono previsti limiti temporali dal momento che, una volta maturato, il diritto di cristallizza.
Vediamo quindi cosa dice la legge e quali sono le possibilità all’orizzonte per le donne che hanno maturato entro il 31 dicembre scorso i requisiti per la pensione con Opzione Donna.
Opzione Donna: cristallizzazione del diritto
Così come avviene per altre opzioni, ad esempio Quota 100-102, anche per Opzione Donna vale la cristallizzazione del diritto alla pensione.
Questo significa che le lavoratrici che hanno raggiunto i 35 anni di contributi versati e compiuto i 58 anni di età se dipendenti e 59 anni di età se autonome entro il 31 dicembre 2021 possono presentare domanda di accesso alla pensione anticipata con Opzione Donna anche nei prossimi anni.
Non è quindi necessario esercitare l’Opzione Donna entro il 31 dicembre 2022: anche se la misura non dovesse più essere prorogata – per quanto le anticipazioni ministeriali vadano in direzione di una conferma di proroga – per gli anni successivi si potrà comunque sfruttare questa possibilità di pensionamento anticipato, accettando il ricalcolo contributivo dell’assegno previdenziale, a patto che il requisito sia stato perfezionato entro il limite stabilito.
Ipotesi di proroga
Anche se il momento è economicamente assai difficile, quella dell’Opzione Donna resta una delle formule di flessibilità in uscita meno costose per le casse dello Stato, perchè impone alle lavoratrici un taglio dell’assegno dovuto al ricalcolo contributivo (fin oltre il 20%).
La domanda di accesso a Opzione Donna può essere inoltrata in qualsiasi momento successivo all’apertura della finestra mobile: quelle per Opzione Donna sono di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome. Anche questo paletto rende la misura più sostenibile per il sistema previdenziale.
Prime decorrenze utili
Chi decide di non attendere e di esercitare il diritto appena raggiunti i requisiti minimi, ricordiamo che l’ultima possibilità di uscita è quella per le lavoratrici autonome le nate a dicembre del 1962, per le quali la prima decorrenza utile è fissata per luglio 2023, mentre per le lavoratrici dipendenti nate a dicembre del 1963 la prima decorrenza per uscire dal mondo del lavoro con Opzione Donna è fissata al prossimo gennaio 2023.
Se si stabilisse davvero una nuova proroga annuale in Legge di Bilancio, come auspicato, allora sarebbero ammesse all’Opzione Domma anche le dipendenti del 1964 e le autonome del 1962.