Il Reddito di Cittadinanza sarà confermato nel 2022 come strumento di welfare, ma con una serie di correttivi volti a potenziare il suo collegamento con il mondo del lavoro: questo l’orientamento del Governo Draghi in base alle anticipazioni di stampa, a fronte di un dibattito ampio fra le forze politiche, che vede anche ipotesi di eliminazione del sussidio, ad oggi troppo slegato di suoi originari obiettivi di reinserimento lavorativo.
Sembra possibile un coordinamento con le prossime riforme, in primis quella sugli ammortizzatori sociali, con modiche al meccanismo attualmente previsto per accedere al RdC, da inserire in Legge di Bilancio 2022. Un maggior supporto alle politiche di reinserimento lavorativo è previsto dallo stesso PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano finanziato dall’Europa, che prevede misure coordinate con il Reddito di Cittadinanza.
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In preparazione potrebbero esserci anche altre modifiche, dall’allargamento a nuove platee a una rimodulazione dell’assegno. Fra le ipotesi:
- riduzione da 10 a 5 anni per il requisito minimo di residenza in Italia;
- modifica della scala di equivalenza con un riequilibrio dei valori per single e famiglie numerose (penalizzate dall’attuale calcolo);
- più controlli anti-furbetti;
- maggiore coordinamento con politiche attive.
Su quest’ultimo fronte, si inseriscono una serie di nuovi strumenti finanziati nell’ambito del Recovery Plan, come il programma GOL. Obiettivo: reinserimento di 3mila lavoratori entro il 2025, con una corsia preferenziale per le fasce deboli (75% categorie svantaggiate): donne, giovani, disabili, over 55. La platea dei beneficiari del programma è formata da persone che percepiscono strumenti di sostegno, fra cui il RdC ma anche NASpI e DisColl o cassa integrazione, oltre ai disoccupati senza sussidi.