Niente proroga per Quota 100 e Opzione Donna dopo il 2021, riavvio immediato degli scatti legati alle aspettative di vita, al momento bloccati fino al 2026 (ma nel frattempo potrebbero intervenire nuovi meccanismi per singole formule pensionistiche agevolate): è quanto ritiene più opportuno l’OCSE in relazione alla prossima riforma pensioni. Tale valutazione è contenuta nell’Economic Outlook sull’Italia di settembre 2021. Dunque, l’Organizzazione per lo Sicurezza e la Cooperazione in Europa ritiene che le attuali misure di pensione anticipata agevolata siano troppo costose per entrare a regime, comportando un rischio sociale di povertà dei pensionati.
Nel frattempo, in Italia è aperto un tavolo tra Governo e parti sociali proprio sulla riforma pensioni, che va ultimata entro la fine dell’anno per affrontare lo scadere della Quota 100, entrando in vigore a inizio 2022. Il Ministro dell’Economia, Daniele Franco, in sede di presentazione del report, si è detto «fiducioso che l’Esecutivo troverà una soluzione equilibrata nella prossima Legge di Bilancio». Dunque, si conferma l’inserimento della riforma pensioni in Manovra 2022.
La Quota 100, come si legge anche nel report OCSE, se diventasse permanente farebbe schizzare la spesa pensionistica dell’11% entro il 2045. Ma il Governo è già intenzionato a non rinnovarla e pertanto il problema non si pone. Bisogna comunque individuare nuovi meccanismi di flessibilità in uscita che impediscano il cosiddetto scalone, per cui in mancanza di nuove misure da gennaio 2022 ci vorranno improvvisamente cinque anni in più per andare in pensione.
L’obiettivo è quella di prevedere una misura strutturale sostenibile per le finanze pubbliche che garantisca l’equità del sistema previdenziale. Diverse le ipotesi sul tavolo: Quota 41, opzioni contributive che riducono l’importo della pensione, Quota 102 (con 64 anni di età e 38 di contributi). Le indicazioni OCSE bocciano però anche quella che era considerata proprio una delle formule meno costose (visto che prevede una forte penalizzazione sull’assegno pensionistico), ossia la proroga dell’Opzione Donna, che quindi si fermerebbe alle lavoratrici che maturano il requisito entro fine 2021. Secondo l’OCSE, l’Opzione aumenta il rischio di povertà nella terza età.
In realtà, il dibattito in corso non esclude la proroga per questa misura, anzi: si considera addirittura l’ipotesi di renderla strutturale, consentendo alle donne di ritirarsi con 35 anni di contributi e cin 59 0 60 anni compiuti entro il 31 dicembre 2021, rispettivamente per lavoratrici dipendenti e autonome. L’opzione comporta il ricalcolo interamente contributivo della pensione, con una penalizzazione sui contributi versati prima della 1996, di cui si perde il calcolo retributivo. Resta aperta anche la discussione sull’APE Sociale, con ipotesi di proroga e ampliamento (per esempio, per i lavori gravosi).