C’è un punto su cui le parti sociali sono d’accordo: la richiesta al Governo di introdurre l’obbligo di vaccino. In attesa delle decisioni della politica su questo fronte, Confindustria spinge per il Green Pass in ufficio, azienda e in tutti gli ambienti di lavoro, mentre i sindacati esprimono disponibilità ma chiedono una serie di garanzie, in particolare sul divieto di licenziamento per i no vax e sulla gratuita dei tamponi per i lavoratori. Un punto sul quale si è già raggiunto l’accordo con Confapi, prevedendone il costo a carico degli enti bilaterali.
Tamponi gratuiti
«Molti lavoratori delle piccole e medie industrie private sono vaccinati» puntualizza Maurizio Casasco, presidente Confapi, sottolineando a sua volta che verranno previste ore di formazione specifiche all’interno delle imprese, con il supporto dei medici competenti, per favorire conoscenze scientifiche e rispondere alle domande e perplessità di chi non ha ancora avviato il percorso vaccinale. L’accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confapi, ribadisce anche la disponibilità delle parti a sostenere un eventuale provvedimento del Governo sulla obbligatorietà della vaccinazione, e prevede campagne di sensibilizzazione e formazione nei luoghi di lavoro, anche con l’ausilio di esperti del mondo scientifico.
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Green Pass sul lavoro: posizioni e richieste
Anche il vertice con Confindustria è stato proficuo, con prove di dialogo sull’introduzione del Green Pass obbligatorio in azienda. Al momento previsto per legge soltanto per il personale sanitario e per quello scolastico, mentre il Governo sta pensando di estenderlo a nuove categorie a contatto con il pubblico e dunque a maggior rischio di contagio Covid: personale di bar e ristoranti e in generale delle attività per le quali è prevista la Certificazione Verde, Trasporti, Pubblica Amministrazione.
Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, sintetizza gli esiti del vertice parlando di «comune convergenza sulla richiesta al Governo ed al Parlamento di assumersi la responsabilità nell’adottare un provvedimento legislativo che sancisca l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini», e dichiara «disponibilità, qualora il Governo adottasse una norma legislativa sull’obbligo del green pass, a discutere nel merito per evitare che i costi dei tamponi ricadano sui lavoratori in ragione dell’emergenza sanitaria».
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è pragmatico: ««noi da sempre siamo stati per l’obbligo vaccinale – sottolinea -, ma non possiamo non renderci conto che al momento la politica non sembra trovare una sintesi e quindi abbiamo necessità di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro». Mettendo, ad esempio, l’obbligo di green pass. «Siamo per l’adozione del green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro e su questo si è aperta una discussione». Anche dalle imprese arriva la stessa richiesta al Governo presentata dai sindacati: no a sostenere il costo dei tamponi.
Le parti sociali sono dunque unite nel chiedere all’Esecutivo, a fronte di un obbligo di Green Pass in azienda, che il costo dei tamponi sia a carico dello Stato. «Sappiamo che giovedì c’è la cabina di regia del governo – spiega Bonomi, riferendosi all’appuntamento in agenda per il 9 settembre -, laddove si dovesse decidere, come noi auspichiamo, l’obbligo del Green Pass all’interno dei luoghi di lavoro e le parti sociali trovassero un accordo su questo, credo che il Governo potrebbe pensare di fare un’operazione di utilità sociale e quindi di potersi far carico del costo dei tamponi, che sicuramente non può essere a carico delle imprese». Per riassumere: emerge la volontà delle parti sociali di trovare un accordo sul Green Pass in azienda, accompagnato da regole precise, in primis sul costo dei tamponi, ma anche sulla sensibilizzazione dei lavoratori.
Mara Carfagna, ministra per il Sud e la Coesione territoriale, sottolinea che «fra i lavoratori attivi le percentuali di vaccinati sono ancora insufficienti». Il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, riferisce che imprese e sindacati hanno convenuto «sulla necessità di fare una grande campagna di informazione e comunicazione, aprendo alle nostre assemblee la partecipazione di medici, virologici e di rappresentanti del mondo scientifico e sanitario per parlare con i lavoratori e convincerli sulla scelta importante della vaccinazione». I sindacati insistono anche sul no ai licenziamenti per i lavoratori senza green pass.
Il dibattito dunque prosegue ma l’accordo fra le parti è sempre più vicino, anche in vista delle decisioni dell’Esecutivo sull’estensione del Green Pass a nuovi ambiti operativi e lavorativi. Si attende adesso la riunione della cabina di regia di giovedì 9 settembre, da cui potrebbero scaturire già le prossime direttive. Intanto, il tavolo Governo Sindacati ha inaugurato la stagione negoziale su una serie di altri temi, oltre al Green Pass e ai vaccini: riforma ammortizzatori sociali, riforma pensioni e riforma del fisco.