Ispettorato contro lavoro nero e infortuni: cambiano i controlli

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 16 Agosto 2021
Aggiornato 2 Novembre 2021 09:46

Ispezioni basate su intelligence, controlli mirati nelle aziende, incrocio banche dati, struttura decentralizzata: l'INL contro sommerso e infortuni.

L’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) sarà la roccaforte contro l’escalation degli incidenti sul lavoro ed il sommerso, statisticamente legato a doppio nodo alla recrudescenza degli infortuni. Tra nuove task force e campagne ispettive mirate a livello regionale (ad esempio con il progetto di vigilanza A.L.T. Caporalato!), è partita la lotta al caporalato e alle violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. E per rendere le ispezioni più efficaci e selettive, sono in arrivo presso l’INL 2.000 nuovi ispettori, di cui almeno 800 entro fine 2021. Non solo: si punta sull’ “interoperabilità delle banche dati con gli altri enti di vigilanza (INPS e INAIL) e con le ASL, nonché su una struttura ispettiva tanto centralizzata quanto territoriale.

=> Raddoppio sanzioni lavoro nero: chiarimenti INL

Nel primo semestre dell’anno, si sono verificati ben 538 infortuni mortali (dati INAIL), ed il settore dove incorrono più incidenti è quello dell’edilizia, dove si registrano anche le maggiori irregolarità contrattuali. Irregolarità e lavoro nero si segnalano però soprattutto nelle zone a più alta attività produttiva, nel Centro e nel Nord, soprattutto tra le PMI. Dunque, non solo Agricoltura e Costruzioni ma anche Logistica e Delivery, nel Manifatturiero, Alberghiero e Ristorazione.

Il lavoro nero in Italia genera un business di 77,8 miliardi di euro di valore aggiunto, secondo le elaborazioni dell’Ufficio
studi della CGIA. La situazione più critica si registra in Calabria: a fronte di 135.900 lavoratori irregolari, il tasso di irregolarità è del 22% per un’incidenza economica del 9,8%. Male anche Puglia (7,1%), Sicilia (7,8%) e Campania (8,5%). Di contro, anche se la Lombardia presenta oltre 504mila occupati in nero (10,4%), è la regione con il tasso più basso di valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare sul totale regionale (3,6%). Seguono Veneto, provincia di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Piemonte ed Emilia Romagna (PIL tra il 3,7 ed il 4% del fatturato).