In Legge di Bilancio 2022, tra le formule agevolate per la pensione anticipata, c’è spazio anche per il prepensionamento con il contratti di espansione, già potenziato dalla Manovra dello scorso anno e dal Decreto Sostegni bis, ora prorogato con una estensione della platea dei beneficiari, che per il 2022-2023 annettono anche imprese con un organico di almeno 50 dipendenti.
Contratto di espansione in Manovra 2022
La Manovra 2022, all’art. 1, c. 215, proroga la sperimentazione del contratto di espansione fino al 2023 per imprese private con organico aziendale non inferiore a 50 unità lavorative.
Per gli anni 2022 e 2023 il limite minimo di unità lavorative in organico non può essere inferiore a cinquanta, anche calcolate complessivamente nelle ipotesi di aggregazione stabile di imprese con un’unica finalità produttiva o di servizi.
Tale soglia dimensionale vale sia per accedere al prepensionamento quinquennale (di cui al comma 5-bis dell’art. 41 del Dlgs 148/2015), sia per la CIGS fino a 18 mesi (di cui al comma 7 dell’art. 41 del Dlgs 148/2015). Per la pensione anticipata 5 anni prima sono stanziati ulteriori 80,4 milioni di euro per l’anno 2022, 219,6 milioni per il 2023, 264,2 milioni per il 2024, 173,6 milioni per il 2025 e 48,4 milioni per il 2026.
La misura rientra nel più vasto quadro della Riforma degli Ammortizzatori Sociali, che prevede anche altre formule di sostegno ai lavoratori, come il contratto di solidarietà e l’accordo di transizione occupazionale, soluzioni che tuttavia non prevedono anche lo scivolo pensione aziendale, che di fatto resta dunque una delle strade percorribili per la pensione anticipata accanto alle altre novità introdotte in tema più strettamente pensionistico, ossia la Quota 102 (a 64 anni), la proroga annuale dell’Opzione Donna e quella dell’APE Sociale (a 63 anni).
Scivolo pensione: come funziona
Con il contratto di espansione sono previsti accordi per lo scivolo pensionistico con staffetta (un’assunzione ogni tre uscite anticipate) e la riduzione dell’orario di lavoro. I contratti di espansione sono stati introdotti dal Decreto Crescita 2019, solo per le grandi aziende. Poi la Legge di Stabilità li ha estesi alle medie imprese con almeno 250 dipendenti e quindi il Decreto Sostegni Bis è nuovamente intervenuto per estenderli anche alle aziende con un organico di almeno 100 unità, infine la Legge di Bilancio 2022 li ha ammessi anche nelle PMI con almeno 50 addetti.
Pensione anticipata 5 anni prima
Il vantaggio del contratto di espansione è di consentire alle aziende di mandare in pensione, su base volontaria, i lavoratori fino a 60 mesi prima rispetto ai requisiti ordinariamente richiesti per la pensione di vecchiaia o anticipata. Quindi i lavoratori possono mettersi a riposo:
- a 62 anni, invece dei 67 previsti per la pensione di vecchiaia, a patto di aver maturato il requisito contributivo di 20 anni di versamenti;
- 37 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 36 anni e 10 mesi per le donne, contro gli attuali 42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi rispettivamente previsti per la pensione anticipata, più tre mesi di finestra.
=> In pensione con il contratto di espansione: anticipi e scadenze
Pensione con scivolo: gli importi spettanti
Il lavoratore che accede al prepensionamento percepisce, fino alla maturazione della pensione, un’indennità pari all’assegno maturato al momento delle dimissioni. L’indennità mensile è corrisposta dall’INPS per 13 mensilità, per il periodo intercorrente tra la data di risoluzione del rapporto di lavoro e la data di raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata. L’indennità è assoggettata alla tassazione ordinaria.
L’importo, certificato dall’INPS, è commisurato al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, secondo le norme previste dalle singole Gestioni. Per il calcolo della quota contributiva si tiene conto del coefficiente di trasformazione relativo all’età del lavoratore alla data di decorrenza dell’indennità. In caso di perfezionamento del diritto a pensione in due o più forme previdenziali, l’importo dell’indennità sarà pari al più elevato degli importi mensili dei trattamenti pensionistici maturati alla data di risoluzione del rapporto di lavoro.
Questa formula comporta dei compromessi in termini di taglio dell’assegno previdenziale e/o di costi da sostenere. Secondo i calcoli dei sindacati, andando in pensione con lo scivolo previsto dai contratti di espansione si rischia un taglio dell’assegno previdenziale fino ad un quarto del suo importo, con una perdita economica che può arrivare a 80mila euro.
I costi per i lavoratori
Per quanto riguarda la convenienza per i lavoratori prepensionati, è da tenere in conto una perdita economica per via della mancata maturazione del TFR negli ultimi anni di lavoro e per il mancato versamento dei contributi previdenziali negli stessi anni, arrivando così a maturare un assegno previdenziale di importo più basso rispetto a quello che avrebbero maturato se fossero rimasti al lavoro fino alla maturazione dei requisiti ordinari.
Secondo alcuni calcoli, andando in pensione 5 anni prima, si subisce un taglio immediato, nel passaggio dallo stipendio all’assegno di prepensionamento mensile in contratto di espansione, del -22% e del -10/-15% quando si prenderà la pensione, nel paragone tra l’assegno maturato con il prepensionamento e quello che il lavoratore avrebbe percepito rimanendo al lavoro fino all’ultimo. Considerando 82 anni di vita media, per un soggetto che ha un reddito di 35.000 euro con 62 anni di età e 35 di contributi, gli esperti della Cgil stimano una perdita media di circa -80mila euro netti (-122.566 euro lordi) per i prepensionati con il contratto di espansione.
Nel dettaglio, questo importo tiene conto:
- della differenza tra assegno mensile in contratto di espansione e stipendio (1.786 euro di assegno mensile lordo, contro i 2.692 euro dello stipendio), proiettati nel quinquennio di scivolo (58.890 euro lorde, 35.815 euro nette);
- della mancata maturazione del TFR , in questi 5 anni (12.092 euro lorde, 8.949 euro nette);
- del mancato versamento dei contributi previdenziali nel periodo di accompagnamento alla pensione (nel quinquennio pari a 57.745 euro).
La differenza del trattamento pensionistico, per tutta la durata della pensione, sarà di:
- 1.951 euro lorde in caso di scivolo;
- 2.199 euro in caso di proseguimento dell’attività lavorativa.
In caso di pensionamento anticipato la perdita è minore. Per un soggetto che ha sempre 35.000 euro di reddito, ma 61anni di età e 37anni e 10 mesi di contribuzione:
- l’assegno mensile in contratto di espansione sarà pari a 1.786 euro lorde contro lo stipendio di euro 2.692;
- sul quinquennio si arriva a 58.890 euro lorde, 35.815 euro nette a cui si aggiunge la mancata percezione del TFR.
La differenza sarà quindi di 42.619 euro lorde. Ciò perché per questa uscita è previsto il versamento della contribuzione correlata per i periodi di scivolo.
Impegni e costi per l’azienda
Il costo complessivo sostenuto dal datore di lavoro per lo scivolo pensionistico, è pari alla pensione maturata al momento dell’uscita. Nel caso in cui la pensione più vicina sia quella anticipata, l’azienda versa anche i contributi utili alla maturazione del diritto (c.d. contribuzione correlata).
=> Contratti di espansione: la pensione anticipata conviene?
Per accedere ai contratti di espansione l’azienda deve stipulare un accordo con le organizzazioni sindacali aziendali che le consente di attivare una serie di strumenti, tra cui lo scivolo pensione e la cassa integrazione con la riqualificazione dei dipendenti, nell’ambito di un piano di digitalizzazione, che comporta una riorganizzazione aziendale finalizzata alla crescita.
L’azienda si impegna quindi ad assumere nuove professionalità con contratti a tempo indeterminato (assunzioni anch’esse agevolate) e a formare e riqualificare le risorse interne. L’azienda ha la possibilità di finanziare i corsi di riqualificazione dei dipendenti che non vanno in pensione anticipata con una riduzione oraria in cassa integrazione pari al massimo al 30% della durata del percorso di formazione. In questo modo l’azienda può giovare di una riorganizzazione e un rinnovamento interno, oltre che di un ricambio generazionale attraverso lo scivolo per i lavoratori prossimi alla pensione (massimo 5 anni) che risultino iscritti al FPLD o alle forme sostitutive o esclusive dell’AGO gestite dall’INPS assunti a tempo indeterminato e che abbiano risolto consensualmente il rapporto di lavoro entro il 30 novembre 2021.
Incentivi per i datori di lavoro
Le grandi imprese, con più di 1000 lavoratori, che attuano piani di ristrutturazione del proprio organico lavorativo usufruendo dei programmi europei accedono a un beneficio per un valore pari alla NASpI maturata dai dipendenti esodati per un massimo pari a 36 mesi. Per le imprese con almeno 100 dipendenti si scende a 24 mesi, comprensivi della riduzione dal 4° mese.
In caso di accompagnamento a pensione anticipata, il versamento a carico del datore di lavoro per i contributi previdenziali è ridotto, per l’intero periodo di spettanza teorica della NASpI, di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa connessa. La riduzione dei versamenti sarà maggiore nel solo caso dei datori di lavoro con più di 1.000 unità lavorative (anche in gruppo) che si impegnino a effettuare assunzioni a tempo indeterminato o in apprendistato in proporzione 1 su 3 rispetto alle uscite, potendo accedere ad uno sconto per ulteriori 12 mesi di NASpI per un importo calcolato sulla base dell’ultima mensilità di spettanza teorica della prestazione.