I lavoratori in smart working possono utilizzare i permessi mensili per assistere parenti disabili previsti dalla Legge 104, anche in modalità oraria. Lo chiarisce una nota (la n. 7152/2021 del 26 aprile) dell’Ispettorato del Lavoro, che sostanzialmente rappresenta una sorta di interpretazione autentica. Si tratta dei tre giorni di permesso retribuito previsti dall’articolo 33 legge 104/1992 per i lavoratori dipendenti che assistono un parente fino al terzo grado in condizione di gravità.
L’INL sottolinea la difficile compatibilità della fruizione oraria con il lavoro agile (atteso che per sua definizione non prevede vincoli di orario). Ma questo non esclude la fruibilità frazionata dei permessi Legge 104, «dove il lavoratore ritenga, secondo le proprie valutazioni, che le proprie esigenze personali per le quali si fruisce del permesso non siano compatibili con la propria organizzazione in modalità agile». Se invece l’esigenza personale può essere soddisfatta durante la modulazione organizzativa agile dell’attività lavorativa, non sarà necessario ricorrere allo strumento del permesso orario.
In pratica, lo smart working, che in effetti svincola il lavoratore da rigidi criteri di orario, non è in contraddizione con la fruizione dei permessi della Legge 104, neppure in modalità frazionata. Anzi, rappresenta uno strumento ulteriore di flessibilità vita lavoro, che può consentire perfino di non utilizzare i permessi riuscendo a organizzarsi comunque.
Come scrive l’Ispettorato del Lavoro, la ratio è «la tutela della flessibilità di cui gode il lavoratore durante il lavoro agile, cui è connaturata l’autorganizzazione e dunque la conciliazione vita-lavoro. Ove detta conciliazione non risulti possibile potrà perciò esercitarsi il diritto alla fruizione frazionata del permesso».